Sostenibilità
Equosolidale e biodiversità? Per noi un binomio inscindibile
Focus Fairtrade
di Redazione
Equosolidale significa anche salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità? Oppure il rispetto dei diritti dei lavoratori può anche esulare dal contesto in cui essi sono inseriti? Forse non tutti sanno che proprio sul binomio «rispetto del lavoro – rispetto dell’ambiente» si fonda la peculiarità della certificazione Fairtrade. È difficile pensare al benessere dei lavoratori del Sud del mondo prescindendo dalle condizioni ambientali in cui si trovano ad operare. Il trattamento dei prodotti nei campi con prodotti chimici spesso provoca malattie anche irreversibili tra i produttori; oppure la manipolazione con detergenti, durante il lavaggio della materie prime, causa irritazioni alla pelle e alla respirazione. Anche per questo motivo, gli standard ambientali Fairtrade prevedono l’impiego della lotta integrata in agricoltura e offrono incentivi ai produttori che vogliono passare al biologico.
Dall’ambiente dipende la stessa sopravvivenza dei produttori: senza un ambiente sano non sarebbe possibile lo sviluppo delle produzioni di qualità e non sarebbe garantita quella biodiversità necessaria alla diversificazione delle colture. L’introduzione agli standard generali Fairtrade, rivolta ai produttori, recita precisamente così: «È necessario proteggere l’ambiente nel quale lavorate e far sì che questo comportamento diventi uno stile di vita per le vostre aziende agricole e per la vostra organizzazione. La protezione dell’ambiente include quella delle risorse idriche naturali, delle foreste vergini ed altre importanti aree agricole, e la gestione dei problemi di erosione e di stoccaggio dei rifiuti». L’introduzione agli standard prevede che i produttori non debbano utilizzare prodotti Ogm e che si dotino di un sistema di controllo sull’impatto ambientale delle attività che vengono svolte, oltre ad approntare un piano per la diminuzione e il controllo dell’impatto che deve essere monitorato. Altri aspetti riguardano la gestione dei rifiuti (il censimento di quelli potenzialmente pericolosi, il loro stoccaggio ma anche il riciclaggio di quelli organici); il controllo sull’erosione dei terreni e l’introduzione di sistemi specifici per ridurlo; l’inserimento di buone pratiche per incrementare la fertilità del suolo. L’attenzione sull’uso di sementi no Ogm si estende anche alle coltivazioni limitrofe “non Fairtrade”: i produttori devono adottare sistemi di controllo e di protezione per evitare le possibili contaminazioni.
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