Sostenibilità

Equador: una donna contro l’oleodotto

Sul sito Selvas.org, Cristiano Morsolini intervista Ivonne Ramos che con Accion Ecoligica si sta battendo contro l'impianto che mette in pericolo un pezzo di foresta amazzonica

di Giampaolo Cerri

Un oleodotto in equador che minaccia 11 aree protette ed alcune tribù indigene: per questo Accion ecologica, gruppo storico dell’ambientalismo equadoregno, ha iniziato ormai da diversi mesi una campagna di mobilitazione e sensibilizzazione.
Oggi il sito Selvas.org mette in linea un’intervista alla leader del gruppo, che spiega come sia stato chiesto ad aziende italiane come l’Agip di abbandonare il progetto e alla Bnl di bloccare il relativo finanziamento.
Ecco alcuni stralci dell’intervista di Cristiano Morsolin a Ivonne Ramos.

Selvas.org: Perche? siete impegnati contro la costruzione dell?Oleodotto OCP ?
Ramos: Prima di tutto devo precisare che la nostra lotta si pone l?obbiettivo di evitare la costruzione dell?Oleodotto OCP perche? la sua presenza significherebbe ampliare le frontiere di sfruttamento del petrolio nell?Amazzonia, specialmente nelle 11 aree protette, come il parco Yasun, con una forte presenza indigena, dei popoli Shuar, Kichua, Cofan. La nostra radicale opposizione va inquadrata nel bisogno di iniziare una transizione verso un modello non dipendente dal petrolio per motivi ambientali locali e globali. Il petrolio e? stata la causa dei peggiori impatti ambientali del Paese, con effetti cosi? gravi che hanno provocato la reazione delle comunita? locali iniziando un processo di giudizio negli USA contro la multinazionale TEXACO per le conseguenze provocate durante 20 anni di sfruttamento del petrolio.

Selvas.org: Nel mese scorso hai viaggiato in Europa; perche? sei approdata anche in Italia?
Ramos:Dal 16 al 19 gennaio ho conosciuto il vostro Paese facendo tappa a Milano e Roma, per condurre una campagna di pressione rivolta a Eni-Agip del consorzio che sta costruendo l’oleodotto Ocp, Oleoducto Crudo Pesado, e nei confronti della Banca nazionale del Lavoro, che riveste il ruolo di managing agent, nel consorzio di 15 banche che finanziano il progetto di costruzione dell’ oleodotto?.

Selvas.org: Quando avete scoperto il coinvolgimento di Eni, Agip e Bnl nel progetto?
Ramos:?Agip da sempre, da dieci anni è presente in Ecuador con attività di estrazione e raffinazione del petrolio ed è oggi comunque nel consorzio di costruzione del prodotto. La Bnl ha firmato la partecipazione come soggetto finanziatore nel luglio 2001 ma la sua partecipazione è stata scoperta all?inizio di quest?anno dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale?.

Quali sono le richieste precise di “Accion ecologica”?
Ramos:“Alla Bnl chiediamo di sospendere il finanziamento del progetto e all’Agip di uscire dal consorzio di costruzione dell’oleodotto e di sospendere l’attività di costruzione del blocco 10, l’impianto di perforazione e ricerca nel territorio di Pastaza, zona indigena nell’Est amazzonico ecuadoregno?.

Selvas.org:Quali sono i effetti negativi accertati della costruzione dell’oleodotto?
Ramos:?Gli effetti più gravi sono quelli che verranno se verrà costruito. Ad oggi la sua presenza ha creato grande conflittualità tra le comunità locali perché la compagnia ha promesso molto e poi non ha rispettato gli impegni mettendo in conflitto gli interessi delle comunità rurali; nella regione Mindo, a Nord di Quito, dove gli attivisti di “Accion ecologica” sono tuttora legati agli alberi per impedire l’ingresso dei mezzi di deforestazione per avviare la perforazione. Dal punto di vista ambientale la presenza dei cantieri dell’oleodotto ha già prodotto l’alterazione della laguna di Papajacta, nel territorio di Quito, fonte di approvvigionamento idrico per le 700 mila persone della capitale. E infine temiamo che l’Ocp seguirà la sorte dell’oleodotto già esistente in Ecuador che in 30 anni si è rotto più di 50 volte provocando fuoriuscite inquinanti di petrolio grezzo per 17 milioni di galloni, provocando incendi e la morte di 30 persone?.

Selvas.org:Qual è il coninvolgimento della Banca Mondiale in questo progetto?
Ramos:?La banca tedesca Westlandes Deutsche Bank, capofila del progetto di finanziamento, per l’apertura del credito ha dichiarato che il progetto rispondeva a requisiti di sostenibilità della Banca Mondiale. Non è così: tra i documenti in possesso di Accion ecologica abbiamo anche una lettera della stessa banca Mondiale che non si assume nessuna responsabilità sul progetto?.

Selvas.org: Cosa pensa di questa faccenda la gente comune in Ecuador?
Ramos:?La popolazione guarda con diffidenza il progetto Ocp: sa che molti dei progetti che vengono dall’estero servono ad aumentare il livello di corruzione del Paese?.

Selvas.org: Quali i prossimi passi della campagna di pressione in Ecuador e all’estero?
Ramos:?All’estero vogliamo rafforzare alleanze tra associazioni e opinione pubblica per aumentare la pressione sulle banche finanziatrici. Se qualche banca si ritira si creeranno squilibri interni al consorzio di banche. In Germania ci sono più trenta associazioni coinvolte nella campagna di pressione con in testa “Greenpeace”. Crediamo nel successo dell’iniziativa perché il capitale della banca è in maggioranza pubblico. Dal punto di vista interno la mobilitazione è forte nella zona d?inizio dei cantieri nella regione del Mindo, c’è gente legata agli alberi?.

Selvas.org: Hai avuto l’appoggio di qualche parlamentare italiano?
Ramos:: Sì di Francesco Martone, senatore verde, che in agosto ha visitato la zona e sorvolato la foresta ecuadoregna dove si sta costruendo e ha recentemente presentato un?interrogazione parlamentare. La campagna di pressione in Italia è appoggiata da Cric, Amici della terra, Campagna per la riforma della banca mondiale, Legambiente, Comitato internazionale di sostegno per il popolo U’wa, Federazione dei Verdi, Terra Nuova, Attac e Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Carta, Rete di Lilliput. Recentemente si e? annunciata la nascita di un osservatorio sulle attivita? della multinazionale ENI-AGIP, non solo in Ecuador, ma anche in Nigeria e nella vostra Basilicata.
Approfitto di questa occasione per ringraziare gli amici e le amiche italiane,in particolare Isa Giunta del CRIC ? Centro Regionale Iniziative di Cooperazione, Jaroslava Colajacomo (che e? qui in Ecuador per documentare i disastri dell?AGIP e siamo felici della sua presenza) e Luca Manes della Campagna per la riforma della Banca Mondiale e Laura Radiconcini ? Amici della Terra per l?appoggio offertoci,che ci sostiene nel continuare la lotta.?

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