Volontariato

Eppure lo sportello si dà da fare

Inchiesta. L’etica in banca

di Ida Cappiello

L?unica azienda italiana che si qualifica con l?aggettivo ?etica? è una banca. Potrebbe sembrare una provocazione, quasi che tutte le altre non lo fossero: in realtà l?immagine delle aziende di credito presso l?opinione pubblica ha sempre scontato una percezione ambigua sotto il profilo etico. La consapevolezza che la banca sia uno strumento indispensabile di sviluppo della collettività convive da sempre con le accuse di parassitismo e cinica speculazione, incapace di creare valore reale.
Se a questo aggiungiamo i fatti di oggi, la sfiducia negli investimenti finanziari e la ?rivolta? dei risparmiatori contro la lievitazione dei costi dei servizi bancari (improvvisamente percepiti nella loro reale entità, perché non più nascosti dai rendimenti) si può davvero dire che l?immagine delle banche italiane è tutta da rifare, tanto che l?Associazione bancaria italiana è partita al contrattacco con il lancio, pochi giorni fa, di un progetto per la trasparenza intitolato ?Patti chiari?.
Eppure l?etica in banca non è affatto una sconosciuta: l?universo del credito è ricco di sperimentazioni che vanno avanti, creando cultura dei valori e affrontando gli inevitabili problemi. E&F è andata a cercarle, e in questo numero prova a raccontare i diversi aspetti della gestione nei quali si declina la responsabilità sociale di una banca attraverso la testimonianza di sei istituti: Banca Popolare di Milano per la governance, Unicredito per i fondi etici, Banca di Credito Cooperativo di Treviglio per il rapporto con il territorio, Banca di Credito Cooperativo di Castellana Grotte per lo sviluppo del credito nel Mezzogiorno, Banca Popolare di Bergamo per il disimpegno dalle armi, Banca Nazionale del Lavoro per la trasparenza.

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