Non profit
Eppure i soldi non sono il vero problema
Lallora presidente della Focsiv: è molto peggio di dieci anni fa.
Luca Jahier, oggi responsabile Europa delle Acli e consigliere del Comitato economico e sociale europeo, guarda da Bruxelles la nuova emergenza che sta assediando le ong. Dieci anni fa, in occasione della prima grande crisi, maturata sulle ceneri di Tangentopoli, era in prima linea come presidente di Focsiv. Ma oggi, dice, “sono molto più preoccupato. Anche se l?esposizione economica delle ong è minore”.
Vita: Perché è pessimista?
Luca Jahier: Dieci anni fa le ong avevano crediti per 120 miliardi di lire. Oggi ne hanno meno e per di più il valore del denaro non è quello di allora. Eppure la situazione è molto più grave, perché i margini di recupero sono molto assottigliati.
Vita: In che senso?
Jahier: Nel senso che le ong hanno già realizzato la loro rivoluzione. E sono molto più avanti del resto del Terzo settore. Hanno rinnovato in modo radicale il loro portafoglio clienti. E la loro capacità di autofinanziamento ha superato il 50%. Non ci sono condizioni che possano stimolare ulteriormente questo trend.
Vita: A che cosa si riferisce?
Jahier: Alla leva fiscale, certamente. Vita ha lanciato l?idea di un disegno di legge, il ?+ dai ? versi?, che cambierebbe la situazione. Ci avvicinerebbe a situazioni tipo quelle europee. Il bilancio di Amnesty in Inghilterra è fatto per l?80% di donazioni, mentre qui da noi se una ong riceve una casa come eredità deve mettersi le mani nei capelli, per i cavilli che è costretta ad affrontare.
Vita: E la riforma. è definitivamente passata agli archivi?
Jahier: Non ci crede più nessuno, mentre dieci anni fa aveva determinato un?attesa che aiutò a superare la crisi. Oggi leggo quel che dice Mantica e capisco che si vuole solo mettere una pietra sopra la cooperazione.
Vita: Il fund raising è l?alternativa?
Jahier: In parte sì. Ma è un elemento che dà ulteriore vantaggio alle grandi sigle, che hanno mentalità e strutture adatte. E questo va a scapito dell?humus valoriale. Perché vince una mentalità pragmatista capace di scovare risorse. Mentre la prima vittima della riduzione dei costi è la formazione, che è stata praticamente azzerata. E sa che cosa significa questo?
Vita: Che non nascono nuove leve?
Jahier: Peggio. Che s?indeboliscono le ragioni di chi sceglie di lavorare nella cooperazione. Per cui davanti a una crisi come quella che stiamo vivendo non si può neppure far leva sulla riserva morale che dieci anni ci aveva fatto trovare le risorse per uscire dalla crisi. E poi allora c?era almeno il nuovo fronte dell?Europa da esplorare. Ora anche lì è una foresta burocratica, e le domande si sono moltiplicate.
Vita: Quindi?
Jahier: Resisteranno i grandi che declinano cooperazione e marketing. Oppure chi ha la forza di far sostenere i propri progetti dalle grandi istituzioni internazionali. Ma conosco un solo caso, quello dell?Avsi con Banca mondiale in Brasile. Praticamente una bellissima eccezione.
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