Famiglia

Eppure ho visto un’Italia capace di vincere

Enrico Letta ha visitato 16 distretti industriali italiani. E tira le prime conclusioni: "Il sistema imprenditoriale è malato di sfiducia. Ma la ricetta c’è".

di Francesco Maggio

Non si è ancora concluso. Su 24 tappe ne sono state finora coperte 16. Ma il viaggio tra i principali distretti industriali italiani che Enrico Letta, responsabile economico della Margherita e direttore del centro studi Arel, sta percorrendo insieme a Pier Luigi Bersani, sta dando responsi tutt?altro che lusinghieri: “Il sistema imprenditoriale italiano è in una situazione malata”, afferma Letta, “c?è in giro un tasso di sfiducia molto accentuato e un timore diffuso per quanto riguarda la competizione globale che ormai viene soprattutto dalla Cina”. “Ma, allo stesso tempo”, aggiunge, “ci sono anche grandi opportunità da cogliere, soprattutto nei distretti innovativi, come per esempio quello di Siena che sta nascendo attorno all?università sul tema delle biotecnologie. O quello di Cesena attorno al concetto di benessere, di wellness. Non mortifichiamo queste potenzialità”. Vita: Già, ma come si fa? Undici anni fa Robert Putnam scrisse che il ?segreto? del successo dei distretti erano le organizzazioni non profit presenti sul territorio che spingevano a fare rete. E oggi? Enrico Letta: Oggi il vero problema è che si sta perdendo proprio la spinta associativa che è stata la grande forza dei distretti. è l?individualismo spinto dei nostri tempi che prevale mentre invece bisogna capire che è solo facendo massa che si può andare all?estero ed essere competitivi. Vita: Perché allora gli imprenditori non lo capiscono? Letta: Perché spesso la crescita dimensionale è vissuta più come una minaccia che come un?opportunità. Vita: Un?altra grande questione sul tappeto è lo scollamento tra finanza ed economia reale e l?assenza di trasparenza Letta: è stata l?enorme bolla speculativa del biennio 1999/2000 che ha causato questo scollamento. Si tratta di una grave distorsione cui bisogna al più presto porre rimedio. Anche se va sottolineato che il caso Parmalat non è figlio della bolla. Qui parliamo di falsificazione scientifica dei bilanci da 15 anni. La gravità della situazione del nostro Paese è che nessuno può chiamarsi fuori: non lo possono fare le banche, non lo possono fare i controllori, non i revisori. E nemmeno la politica che in questi anni ha fatto regole che, evidentemente, non si sono rivelate efficaci. Vita: Come si riparte? Letta: Ci vuole un grande patto istituzionale bipartisan per scrivere nuove regole: un nuovo sistema di authority; controlli più efficienti; sanzioni penali più forti che servano anche da deterrente; l?inserimento della tutela del risparmiatore, oggi inesistente. Solo così si ricrea un circuito virtuoso, altrimenti si rischia di rimanere impantanati. Vita: Ma come si risponde alla domanda sempre più diffusa di etica nella finanza? Letta: L?unica possibilità che c?è, a mio avviso, è quella di non affidarsi al buonismo, ai buoni propositi simili a quelli che sono contenuti nei tanti codici etici che le imprese si sono dati e che poi, puntualmente, non hanno rispettato. Bisogna inserire la trasparenza nell?ordinamento giuridico attraverso norme di legge. Più le cose sono trasparenti, più il consumatore ha la possibilità di scegliere, più gli imprenditori sono costretti a fare scelte eticamente di alto livello. Vita: Ma quando gli imprenditori capiranno che essere trasparenti è conveniente? Letta: Devono capirlo deducendolo dal fatto che il consumatore può scegliere un prodotto di un?impresa piuttosto che di un?altra. Se il consumatore non può scegliere, allora anche l?imprenditore è portato a ?sedersi?. Vita: La ricetta, quindi, è che esista più concorrenza? Letta: Già, concorrenza che purtroppo oggi in tanti settori non c?è e che costituisce un forte stimolo per l?imprenditore a essere più trasparente. Vita: Nel 2003 si è parlato molto di responsabilità sociale d?impresa. Che idea si è fatto in proposito? Letta: Che c?è un gran parlare di questo tema, un gran parlare che però conduce a poco se non introduciamo nel sistema regole chiare sulla trasparenza. Se guardiamo a quanto successo negli ultimi due anni e mezzo constatiamo che è saltato il patto che la maggioranza ha fatto con gli italiani. Un patto che era basato sull?equazione: meno regole, meno controlli, uguale più sviluppo. Col tempo si è però capito che è valido esattamente l?opposto e che sono invece migliori regole e migliori controlli a creare più sviluppo. Questo crea responsabilità sociale d?impresa.


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