Salute

Epilessia sintomatica, individuata una possibile terapia

Pubblicato sulla rivista Brain uno studio dell'istituto Mario Negri condotto in collaborazione con centri di ricerca nazionali e internazionali

di Redazione

Individuata una possibile terapia che interferisce con lo sviluppo dell’epilessia sintomatica. È stato pubblicato, infatti, sulla rivista scientifica Brain, uno studio condotto dal laboratorio di ricerca diretto da Annamaria Vezzani dell’Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, in collaborazione con i colleghi di altri centri di ricerca nazionali e internazionali Come si legge (qui il link all’articolo in inglese ) lo studio ha dimostrato che la combinazione di due farmaci anti-ossidanti usati nella pratica medica, la N-Acetilcisteina, un precursore del glutatione, e il sulforafano, una sostanza che si trova ad alte concentrazioni nei broccoli, se somministrata per un breve periodo negli animali esposti ad un fattore di rischio per lo sviluppo di epilessia, riduce drasticamente il numero e la progressione delle crisi epilettiche e risulta neuroprotettiva. Biomarcatori dello stress ossidativo si possono misurare nel sangue e sono predittivi della risposta terapeutica ai farmaci antiossidanti.

Dalla ricerca emerge che lo stress ossidativo, innescato nel cervello da un danno che induce epilessia rappresenta un meccanismo chiave per lo sviluppo e la progressione delle crisi epilettiche, la morte dei neuroni e il deficit di memoria. Lo studio ha dimostrato, in particolare, che lo stress ossidativo provoca la formazione di una molecola patologica nel cervello, cioè la forma ossidata di HMGB1, che è coinvolta nella generazione delle crisi. I farmaci utilizzati prevengono la generazione di questa molecola evidenziando quindi un nuovo meccanismo che contribuisce ai loro effetti terapeutici

«La terapia dell’epilessia si basa su farmaci che trattano i sintomi della malattia ma non bloccano i meccanismi che sono responsabili del suo sviluppo. Inoltre non esistono biomarcatori che possano predire la risposta terapeutica in pazienti alla prima diagnosi, una situazione che rappresenta una importante necessità clinica da risolvere», spiega Annamaria Vezzani.

La ricerca si è avvalsa del sostegno dello European Union’s Seventh Framework Programme (Epitarget) e di Citizen United for Research in Epilepsy (Cure)

In apertura foto di Chuttersnap/Unsplash

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