Formazione

Epatite C, denuncia di EpaC: ancora troppi contagi

L'associazione riferisce di 9 dializzati contagiati in una struttura ad Aprilia. E chiede alle istituzioni più rigore nelle politiche di prevenzione e fondi per i malati e la ricerca

di Benedetta Verrini

Abbiamo ricevuto in redazione e pubblichiamo la lettera-appello di EpaC Onlus, associazione che da anni si occupa del problema di decine di migliaia di persone affette dal virus dell’epatite C. EpaC ha scritto per segnalare la notizia di 9 pazienti contagiati di epatite presso una struttura di dialisi di Aprilia, in provincia di Latina. L’associazione chiede con forza alle istituzioni l’adozione di una rigorosa politica di prevenzione della malattia, oltre che un riparto dei fondi per la ricerca e il sostegno degli ammalati. Apprendiamo la terribile notizia di 9 pazienti contagiati di epatite C presso una struttura di dialisi di Aprilia, in provincia di Latina. Da molti anni l’Associazione EpaC Onlus segnala la necessità di porre in essere una serie di misure adeguate per bloccare la trasmissione del virus HCV in ambito nosocomiale, nei centri di estetica, parrucchieri, manicure, pedicure, tatoo centers, ecc. Lo abbiamo fatto anche attraverso apposite proposte di legge, giacenti dal 2002 presso la Commissione Affari Sociali. La diffusione del virus dell’epatite C è ancora molto alta, benchè l’Istituto Superiore di Sanità cerchi di minimizzare la realtà oggettiva attraverso i dati statistici in suo possesso. Purtroppo pochi sanno che il sistema di sorveglianza epidemiologico italiano sulle epatiti si basa sulle notifiche dei casi di Epatite acuta e che l’epatite di tipo “C” nove volte su dieci cronicizza in maniera silente, sfuggendo totalmente alla sorveglianza. Con tutta probabilità, anche i 9 casi di Aprilia non sarebbero mai stati individuati se non fosse per il fatto che i dializzati sono costantemente monitorati. L’intero settore dell’industria Estetica manca di regolamenti chiari e validi per tutto il territorio nazionale. Basti pensare che per i Parrucchieri, Estetisti e centri di Tatoo, ogni ASL e comune possono legiferare come meglio credono. La nostra Associazione continua a ricevere segnalazioni di contagi da Epatite C a seguito di interventi di chirurgia “minore” eseguiti anche negli ospedali e, cosa ancor più sconvolgente, ci raccontano di rafforzamenti nelle procedure di sterilizzazione degli strumenti solo quando si viene a conoscenza di curare un paziente infetto da epatite C. Segno evidente che non esistono ancora standard di adeguata sicurezza nelle procedure di routine di sterlizzazione. Restiamo amareggiati quando i rappresentanti del Ministero della Salute tergiversano sulle nostre richieste di inserire le malattie epatiche nel piano sanitario nazionale e sulle richieste di stanziamenti di fondi per campagne informative e di prevenzione, forti del fatto che si considera l’epatite C una malattia “al suo tramonto”. Non la pensano così i pazienti ammalati di epatite C, vecchi e nuovi, in cirrosi o in attesa di trapianto ed i loro familiari: soprattutto coloro che vedono morire i loro cari con atroci sofferenze (circa 10.000 ogni anno) quali può provocare una cirrosi epatica da HCV. Facciamo appello alle Istituzioni: non esistono solo le epidemie dei polli, mucche pazze, e quant’altro, e non esiste solo il global Fund sull’AIDS sul quale vengono versati centinaia di milioni di dollari. Vogliamo una migliore ripartizione dei fondi sulle malattie infettive, e che siano stanziati fondi per la informazione, prevenzione e ricerca sull’epatite C degli italiani. Ivan Gardini Presidente Associazione EpaC Onlus www.epac.it


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