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EOLICO. Sgarbi: «Le pale devastano la Sicilia»

di Redazione

“Ora in Sicilia, la situazione è molto peggiorata, e lo stato di emergenza paragonabile a quello di un dopo terremoto. Le grandi difficoltà che attraversa l’agricoltura impongono misure eccezionali di cui non può non essere consapevole il
ministro Zaia”. Lo scrive Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi (TP), in una lettera aperta al ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, Sgarbi sottolinea che a causa
dello Statuto speciale della Sicilia “non esistono direttive nè del ministro per i Beni culturali nè del ministro per l’Ambiente per impedire lo scempio delle pale eoliche in alcuni dei luoghi più belli del Meridione d’Italia e in particolare per la Sicilia nelle province di Catania, Trapani e Agrigento”.
“Ora – prosegue – la questione dell’energia pulita interferisce con l’agricoltura, con la natura e con il paesaggio. Per questo, nonostante la materia interdisciplinare, vista la disattenzione dei ministeri competenti, mi sembra necessario rivolgermi al ministro Zaia”. Secondo il sindaco di Salemi “gli interventi europei degli ultimi anni hanno creato forti ambiguità all’insegna di quella ‘diversificazione delle attività agricolè indicata nei Por. Così viste le difficoltà dei produttori di vino, arance e olio,
improvvisamente su terreni incontaminati da secoli si sono viste sorgere le immonde pale eoliche riunite nella beffarda denominazione di ‘parchì sui quali in molte occasioni, e con crescente preoccupazione, abbiamo denunciato la speculazione fino al coinvolgimento di una mafia non più contadina ma industriale”.
“Il gratificante riferimento alla energia pulita – spiega ancora Sgarbi – è sembrato un comodo alibi per ottenere quegli ingenti incentivi europei che hanno portato allo sconvolgimento del paesaggio di Sicilia. Nessuno infatti avrebbe investito in una attività più improduttiva di quella agricola (gran parte delle pale sono scandalosamente ferme, senza nessuna verifica o controllo) senza le sovrabbondanti risorse europee di gran lunga più cospicue dell’investimento privato”. “Così si sono arricchite, con sistemi mafiosi, aziende italiane e soprattutto europee. Ma – prosegue – così si è sconvolto il territorio e stravolta l’attività agricola. Il contadino preferisce affittare il suo terreno ai produttori di energia alternativa piuttosto che continuare a coltivarlo con viti, ulivi e aranci. E questo è il punto sul quale il ministero dell’Agricoltura deve intervenire, non con semplici incentivi, ma con l’esaltazione
delle coltivazioni siciliane”.

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