Come se non bastasse il sogno di veder rinascere il patrimonio minore dei borghi appeninici abbandonati, da quattro anni Daniele Kihlgren si è buttato in una nuova impresa: dar vita al primo stato dell’Africa subsahariana con copertura sanitaria garantita per tutti.
Attivo da anni in Africa, a titolo personale, su diversi progetti (ha finanziato un ospedale per partorienti nella Repubblica Democratica del Congo, poi un centro per ragazze vittime di violenza durante la guerra civile tra Hutu e Tutsi), «frequentando diversi Paesi africani, gli ospedali, i centri di accoglienza, ho preso coscienza di una cosa di cui si parla pochissimo, ma scandalosa: curare un malato di Hiv costa 600 dollari all’anno. E, intanto, ci sono tanti che muoiono perché non possono permettersi di pagare un dollaro e mezzo per avere la copertura sanitaria di base».
È questo il vero flagello del continente: la diffusione delle malattie endemiche, assolutamente curabili ma ad alta mortalità che richiedono interventi a basso costo.
Non basta il pensiero
Kihlgren ha concentrato la sua attenzione sul Rwanda, Stato che ha sviluppato un sistema di assicurazione sanitaria strutturato il cui costo è in parte a carico del beneficiario e dove si stima che coloro che, per indigenza estrema, non si possono permettere questa assicurazione sono tra il 3 e il 5% della popolazione. Con la sua associazione, la Sextantio onlus, Daniele ha stabilito un rapporto di collaborazione con la Caritas del Rwanda, che ha una presenza in tutte le diocesi, e attraverso le parrocchie ha effettuato un censimento della popolazione del Paese totalmente indigente e che resta dunque esclusa dalle prestazioni mediche di base. E via via ha cominciato a pagare la “tessera sanitaria” a tutte queste persone: 8mila il primo anno, poi 80mila, poi 120mila, fino ai 150mila “assicurati” del 2010.
«Siamo all’1,5% di quel 5%, e ora ho bisogno di aiuto, che altri donatori si uniscano alla mia associazione per questa battaglia», dice Daniele. Da statuto, tutte le spese generali dell’associazione vengono coperte da Kihlgren, e tutte le donazioni diventano altrettante coperture sanitarie. «È tutto molto lineare: quello che raccogliamo va su un conto aperto su Banca Etica, facciamo un bonifico alla Caritas centrale in Rwanda, che poi distribuisce i fondi alle singole parrocchie a seconda della quantità di nominativi che ci sono sulle liste degli indigenti».
Un responsabile dell’associazione, che opera sul posto, fa una verifica ex post, a campione, ed elenchi alla mano controlla che effettivamente chi era in lista abbia ricevuto la tessera sanitaria. «E, soprattutto», spiega Kilhgren, «abbiamo un doppio riscontro: sia degli enti pubblici territoriali, sia dei Centri sanitari locali; entrambi controfirmano il rilascio delle coperture sanitarie, il che ci dà un’ulteriore garanzia che i fondi stanziati vadano tutti a buon fine».
L’obiettivo? Ambizioso al limite dell’impossibile, come sempre quando Kihlgren porta avanti un progetto. «Se, come spero, tra due-tre anni arriveremo a dare copertura sanitaria a tutti gli indigenti del Rwanda, vorrei esportare questa esperienza nel vicino Burundi. Insomma, da qui a 10-15 anni vorrei mettere a punto un modello replicabile di “intervento sanitario di base” applicabile a diversi Paesi del Sud del mondo».
Per informazioni, e per aiutare il progetto:
associazionesextantio.org
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