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Entro il 23 gennaio i decreti attuativi del federalismo
Umberto Bossi detta le sue condizioni
di Redazione

L’approvazione dei decreti attuativi del federalismo deve avvenire entro una ‘finestra’ precisa che va dal 17 al 23 gennaio, a indicarla è Umberto Bossi, da Calalzo di Cadore (Belluno) il giorno dopo la oramai celebre ‘cena degli ossi’.
Per Bossi “se si vuole andare al voto bisogna fare le cose in quel periodo, perché c’è il problema che il federalismo deve passare. L’ultimo decreto attuativo deve passare nella Commissione Bicamerale e se non passa il decreto non possiamo portare il federalismo al Consiglio dei ministri. Ma io sono convinto che passa”. Spiegando i passi successivi, Bossi evidenzia che “il federalismo deve passare al Consiglio dei ministri, a Roma. Una volta che passa lì, poi le Regioni potranno approfittarne”.
Il leader della Lega ha aggiunto che “questo paese sta in piedi perché il Nord paga, paga e garantisce” Poi, in merito alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il Senatur osserva: “L’Italia è divisa in due. Chi sente che è una cosa positiva la festeggia, gli altri no”. Secondo Bossi, “l’Italia ha voluto un Savoia, che non era certamente un federalista. L’unico federalista era il buon Cavour, che l’hanno fatto fuori e il re non è andato neppure al funerale. Della banda intorno al re l’unico che si è salvato è Cavour, altri non ne vedo”. Parlando dal bellunese, Bossi parla anche del Veneto. “I veneti – ricorda – hanno fatto il referendum 5 anni dopo, nel 1866. Non c’è niente da festeggiare? Non sbagliano”.
Poi la mozione di sfiducia al ministro Bondi. “Con i numeri potremmo anche farcela, anche se qui si tratta di una cosa un po’ vergognosa: se Pompei, non sta in piedi, Bondi cosa c’entra col crollo?”. “Questa mozione non è rischiosa per il governo, per la maggioranza: di rischioso c’è solo che la Lega punti i piedi. Ma i piedi non li puntiamo, perché – dice Bossi – con Berlusconi siamo amici. L’importante è portare a casa il federalismo”.
A sottolineare la solidità del rapporto tra il Senatur e il premier anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. “Sta emergendo chiaramente – dice – quello che noi andiamo dicendo da giorni: l’asse Berlusconi-Bossi è solido e c’è anche un lavoro politico per acquisire il sostegno di altri parlamentari al governo. Ciò non esclude tra gennaio e febbraio che si debba fare una verifica per capire l’atteggiamento dell’Udc”.
Bossi conferma: “I numeri stanno crescendo”. Poi smentisce di aver parlato con Berlusconi: “Ci siamo solo fatti gli auguri” mentre “al telefono ci ha parlato solo Tremonti”. Dall’opposizione il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd) risponde a Bossi sull’approvazione del federalismo. “I tempi di discussione e di approvazione di un provvedimento – dice Chiti – sono fissati in piena autonomia dalle commissioni parlamentari”. “Bossi mette certamente sull’attenti la Lega. E’ più che probabile, a giudicare dai suoi diktat, che possa mettere sull’attenti Berlusconi e il governo. Per fortuna dell’Italia non può farlo con il Parlamento”, aggiunge.
Il federalismo, osserva Felice Belisario, capogruppo dell’Italia dei valori in Senato, ”è diventato ‘l’asso pigliatutto’ della Lega, che ha commissariato un Governo debole e incapace di approvare riforme nell’interesse generale”.
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