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Enti regionali e adozione europea: le proposte del coordinamento “Oltre l’adozione”

di AiBi

Enti regionali e adozione europea: le proposte del coordinamento ?Oltre l?adozione? Roma, 25 gennaio 2007 – Si è svolta oggi a Roma l?Assemblea generale degli enti autorizzati cui hanno partecipato i vertici della Commissione per le Adozioni internazionali (CAI). In un momento di grande difficoltà delle adozioni internazionali, gli enti del coordinamento ?Oltre l?adozione? hanno presentato un documento che riporta, oltre all?analisi complessiva del settore, anche proposte concrete per dare una svolta politica e strategica a questo importante strumento di protezione del minore: gli enti ?regionali? e l?adozione europea. Le adozioni internazionali in Italia, malgrado toni positivi espressi a fine anno dalla CAI, sono ancora troppo poche a fronte di migliaia di bambini abbandonati e migliaia di coppie disponibili ad accogliere un bambino come figlio e, infine, in relazione alle potenzialità dei 70 enti autorizzati. ?Occorre un cambio di rotta – dice Cinzia Bernicchi, portavoce di ?Oltre l?adozione? e attuare nuove strategie di approccio al Paese straniero. La CAI deve esercitare un controllo maggiore non solo riguardo al numero di mandati che può essere preso in carico da ciascun ente, ma anche al rispetto dei criteri stabiliti con le tabelle dei costi per l?Italia e l?estero?. Un primo cambiamento è stato ipotizzato da ?Oltre l?adozione? con la proposta di rendere ?regionale? l?operatività degli enti autorizzati: ad oggi infatti un ente con sede in una sola regione può seguire coppie che risiedono in tutta Italia, con evidenti difficoltà nel corso dell?accompagnamento prima e dopo l?adozione, a scapito della migliore accoglienza per ogni bambino abbandonato. ?Per garantire alle coppie un accompagnamento di qualità ? ha detto Bernicchi ? occorre far sì che gli enti autorizzati diventino realtà attive nelle singole regioni italiane: le famiglie devono rivolgersi a un ente che operi sul territorio, in convenzione con la Regione corrispondente, così da essere seguite e tutelate maggiormente soprattutto quando il minore entra in famiglia e fa il suo ingresso nella vita sociale?. A questo proposito gli enti di ?Oltre l?adozione? stanno predisponendo un calendario di incontri per poter presentare il documento nelle sedi competenti delle singole Regioni italiane. Nel corso dell?assemblea l?orizzonte si è anche allargato verso le nuove frontiere delle adozioni: l?adozione europea e l?istituto della kafala, il sistema di protezione vigente nei paesi islamici che non viene considerata adozione legittimante. ?Con l?ingresso di Romania e Bulgaria in Unione Europea si aprono grandi possibilità per l?istituto dell?adozione europea ? ha concluso Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini – Anche in Europa assistiamo a un paradosso: da un lato sono migliaia i bambini fuori dalla famiglia, migliaia i minori stranieri non accompagnati che hanno lasciato il loro paese e vivono soli e migliaia i bambini in istituto adottabili che però ogni anno non sono accolti in famiglia; dall?altro sono sempre di più le famiglie disponibili. Il bambino abbandonato è il primo cittadino europeo, deve essere ?patrimonio? dei paesi dell?Unione? Questo tipo di intervento, che richiede evidentemente politiche omogenee e uniformi in Europa di tutela dell?infanzia, prevede anche la realizzazione di una Banca dati europea che contenga i dati dei minori adottabili e delle coppie con decreto di idoneità pronte per accoglierli. ?Analogo paradosso vale per la kafala ? ha concluso Griffini – in Italia la comunità marocchina è tra le più numerose e a differenza di Spagna, Francia e Svizzera l?assenza di volontà politica impedisce a migliaia di bambini marocchini di essere accolti da famiglie di connazionali che vivono nel nostro paese?. Infine, come ribadito in altre occasioni, secondo ?Oltre l?adozione? la cooperazione allo sviluppo deve essere premessa indispensabile all?autorizzazione all?Ente da parte della CAI, per scoraggiare il proliferare di enti che di fatto operano come ?agenzie?, incaricate solo di smistare pratiche burocratiche, senza incidere effettivamente nel Paese straniero a beneficio dei bambini abbandonati ed in ottemperanza al principio della sussidiarietà dell?adozione internazionale.


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