Sostenibilità

Enti locali in campo

di Redazione

Le voci di protesta sul nucleare sono ormai un coro. Metà delle Regioni impugnerà dinanzi alla Corte Costituzionale le norme nazionali che hanno riaperto la porta all’energia atomica. Dopo Toscana, Piemonte, Calabria e Liguria ed Emilia Romagna, anche Campania, Lazio, Marche, Puglia, Umbria e Basilicata hanno deciso di presentare ricorso, sollecitate dalle associazioni ambientaliste., Le Regioni, in sostanza, contestano il ruolo marginale riconosciuto loro nella localizzazione dei siti. In particolare, puntano il dito contro l’articolo 25 che quale prevede che la costruzione e l’esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare e di impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento di impianti nucleari a fine vita siano considerati «attività di preminente interesse statale» e, come tali, soggette ad autorizzazione unica rilasciata con decreto del ministro dello Sviluppo economico, Ambiente e Infrastrutture. Le Regioni, invece, chiedono più voce in capitolo. L’intesa, questa la richiesta, va concordata con la Regione interessata all’impianto atomico. «Il governo deve tener conto di quanto sta succedendo nel Paese», è il commento di WWF Italia, Greenpeace e Legambiente, «e fare marcia indietro rispetto a una prospettiva, quella del nucleare, costosa e insicura, oltre che inutile rispetto ai problemi energetici italiani».

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