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Enquist, la vita oltre la bottiglia

di Redazione

Nato nel 1934 nel nord della Scandinavia, Per Olov Enquist è noto per i suoi romanzi storici, dalla Partenza dei musicanti al Libro di Blanche e Marie. Romanzi ai quali si aggiunge ora Un’altra vita (pp. 544, euro 19), edito da Iperborea. Un’autobiografia insolita e coraggiosa che è soprattutto il racconto della caduta dello scrittore nell’inferno dell’alcolismo e della sua risalita, attraverso la scrittura.

Ci mette qualche secondo a capire perché. Come sempre, si mette allora a pensare a qualcos’altro, è così che si sopravvive: ricorda una scena simile, nel film Philadelphia, o forse nel video di Bruce Springsteen della colonna sonora del film. Springsteen cammina in una strada lungo una fabbrica, in un paesaggio desolato, sì, forse una fabbrica dismessa, lentamente e senza guardarsi attorno; si ha l’impressione che i tre uomini seduti che lo guardano passare fossero suoi amici d’infanzia, ma sono rimasti lì mentre lui se n’è andato. Non l’hanno chiamato per fermarlo. Quelli che restano non chiamano volentieri quelli che se ne vanno. Come sarà stato restare? I tre uomini seduti davanti alla stazione dismessa di Skelleftea si dividevano una bottiglia di vino, sicuramente non la prima. Jurma aveva alzato la testa quando l’aveva visto, come in un moto di riconoscimento, ma poi aveva riabbassato gli occhi, forse per la vergogna o per una rabbia incontrollata. Faceva male. Era incredibile che non ci fosse lui seduto lì. Difficile da capire. Un caso, forse, o un miracolo?

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