Mondo

Enorme catastrofe, ma in Italia la solidarietà non scatta

Un quinto del Paese è distrutto e gli aiuti arrancano

di Emanuela Citterio

Venti milioni di sfollati, 1500 morti, 6 milioni di bambini dispersi, rimasti orfani o colpiti dalle epidemie, un quinto del territorio nazionale devastato. È il quadro scioccante dell’entità delle alluvioni in Pakistan reso noto dalle Nazioni Unite. «Si tratta» ha detto Ban Ki-moon, «del più grande disastro mai visto». Eppure l’attenzione mediatica, nei confronti di una catastrofe di queste dimensioni non è stata alta, almeno in Italia.

Nel nostro Paese, fa sapere il presidente dell’ong Cesvi Giangi Milesi, «non è scattata la consueta gara di solidarietà», «complici le ferie estive e la scarsa attenzione mediatica». In Gran Bretagna «le ong hanno già raccolto i dieci milioni di sterline» per portare aiuti a chi si trova nell’emergenza. Le attività di Cesvi, che in Pakistan ha scelto di intervenire nelle aree remote finora escluse dagli aiuti, sono state possibili solo grazie all’immediata risposta dei donatori privati e al sostegno dell’ong tedesca Welthungerhilfe.

I prossimi cinque giorni saranno cruciali. La autorità prevedono infatti che sul Paese, già martoriato dalle peggiori alluvioni degli ultimi ottant’anni, si abbatteranno nuove piogge. Allarmante è la situazione di 3 milioni e mezzo di bambini. Maurizio Giuliano, portavoce dell’Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari (Ocha) in Pakistan ha detto che sono esposti a «un rischio elevato di malattie mortali trasmesse dall’acqua, come la dissenteria, l’epatite A ed E e il tifo». Le inondazioni, ha proseguito «hanno devastato un’area quanto Svizzera, Austria e Belgio messi insieme».

«L’allarme relativo alle malattie provocate dall’utilizzo di acqua infetta è molto forte» conferma Diana Bassani, cooperante del Cesvi in Pakistan. L’ong italiana sta intervenendo per pianificare la distribuzione di cibo e acqua potabile alle popolazioni colpite del distretto di Nowshera. A breve distribuite inizierà anche la distribuzione di tende e rifugi temporanei. Per prevenire inoltre la diffusione di epidemie verranno costruite latrine nella zona della Shanga Valley. «La disperazione delle comunità colpite dall’alluvione continua ad aumentare» afferma Bassani. «L’acqua portata dalle forti piogge monsoniche sta ora scorrendo verso sud lungo il fiume Indus, inondando le regioni del Punjab e Sindh e costringendo le persone ad abbandonare le proprie abitazioni».

«La velocità con cui il quadro peggiora è paurosa» ha detto ieri Neva Khan, direttore di Oxfam in Pakistan. «I villaggi hanno un disperato bisogno di acqua pulita, latrine e forniture igieniche, ma le risorse attuali coprono solo una frazione di quanto richiesto». La comunità internazionale ha stanziato 460 milioni di dollari per la prima emergenza, «e non bastano» ha aggiunto Giuliano. Di questa somma sono arrivati a destinazione solo 125 milioni di dollari. Lo scorso anno il Congresso americano stanziò un miliardo di dollari per la lotta ai talebani in Pakistan.

È di oggi è la notizia di un prestito straordinario di 900 milioni di dollari concesso al Pakistan dalla Banca mondiale per affrontare l’emergenza. Per quanto riguarda gli aiuti, l’Arabia Saudita ha annunciato di aver raccolto 20,5 milioni di dollari che invierà al Pakistan. Il regno ha anche inviato in Pakistan 16 aerei per la consegna degli aiuti, come scrive il quoridiano Arab News. Gli Usa hanno già destinato 76 milioni di dollari di aiuti all’emergenza e hanno annunciato che ne saranno stanziati altri 100 milioni.

Il costo per la ricostruzione in Pakistan potrebbe superare i 10-15 miliardi di dollari ha detto a Reutrers l’Alto commissario del Pakistan in Gran Bretagna, Wajid Shamsul Hasan.


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