Welfare

Ennesimo suicidio. Siamo a quota 29

Questa volta si è tolto la vita Antonio Di Marco, in regime di alta sicurezza a Catania

di Lorenzo Alvaro

Ci risiamo. Quasi dovessimo aspettarcelo, puntuale, è arrivato l’ennesimo suicidio in carcere. Siamo a quota 29 nel 2010. Il detenuto, Antonio di Marco si è tolto la vita nel carcere di Catania con il gas.

«Dall’inizio dell’anno», si legge in una nota dell’osservatorio permanente sulle morti in carcere, «25 detenuti si sono tolti la vita impiccandosi e 4 con il gas della bomboletta da camping, mentre per altri 3 decessi causati da inalazione di gas le intenzioni suicide sono dubbie: probabilmente il detenuto ha utilizzato il butano come stupefacente, per cercare di “sballarsi” (abitudine piuttosto diffusa tra i tossicodipendenti in carcere), ma è subentrato un arresto cardiocircolatorio che lo ha ucciso».

«La personalità di Antonio di Marco e le modalità con le quali ha utilizzato il gas (coprendosi la testa con un lenzuolo) fanno propendere invece per una reale intenzione suicida. Nelle carceri di Catania negli ultimi 5 anni sono morti 7 detenuti, di cui 4 suicidi. Da inizio anno i suicidi certi sono 29 (3 casi sono dubbi), mentre il totale dei detenuti morti è di 90. Negli ultimi 10 anni i suicidi salgono a 586 e a 1.688 il totale dei morti», conclude la nota.

La cronaca

Di Marco detenuto del carcere catanese di Bicocca si è suicidato respirando il gas della bomboletta che alimentava un fornelletto da campeggio nella sua cella. 43 anni, piccolo boss di Bronte, era stato condannato per mafia, e aveva altri dieci anni di pena da scontare. La morte è stata scoperta all’alba dai compagni di cella, con i quali l’uomo aveva guardato ieri sera in tv la partita dalla nazionale.

Di Marco, cugino del boss Francesco Montagno Bozzone, l’uomo che Santo Mazzei aveva indicato come rappresentante della commissione provinciale di Cosa Nostra, era depresso dopo che la Procura di Catania aveva ordinato il sequestro dei suoi beni. Venerdì era stato visitato dallo psichiatra della struttura carceraria, ma il medico non aveva notato segni di peggioramento. Ex detenuto al 41 bis, da mesi era stato ammesso al circuito di alta sicurezza uno: in pratica avrebbe dovuto essere controllato a vista. Per commettere il suicidio, si è coperto con le lenzuola sulla sua branda. Era stato condannato e poi assolto per il tentato omicidio di Gabriele Belletto Grillo avvenuto a Bronte nel 2007. Successivamente era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Trash” perchè ritenuto uno dei capi del gruppo mafioso del clan di Montagno Bozzone per il quale avrebbe curato il traffico della droga, le estorsioni e la detenzione di armi.

 


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