Sono reduce da un intervento oculistico che per fortuna è andato bene. Sta di fatto che ieri sera, dopo l’ultima visita medica di controllo, ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa sull’ennesima emergenza alimentare nel Corno d’Africa. Un fenomeno aberrante, ingiustificabile, ma che rappresenta, ahimè, una “costante” in quella vastissima regione, anni luce distante dal nostro immaginario. Oltre alla siccità, peraltro, vi sono una lunga serie di fattori geopolitici quali ad esempio l’assenza di uno stato di diritto in Somalia, determinato da un´accesa conflittualità, per non parlare della mancanza di corridoi umanitari e dunque di sicurezza. A ciò si aggiungano le interferenze dalla vicina sponda yemenita di soggetti che perseguono interessi stranieri, in contrapposizione con un’agenda politica che tenga conto del bene comune del popolo somalo. Inoltre, la scarsità o addirittura l’assenza dei cosiddetti servizi primari in molti Paesi della regione – sia nell’ambito della sanità, come delle comunicazioni e della gestione delle acque – acuisce la sofferenza delle popolazioni autoctone. Sta di fatto che l’allarme lanciato dalle organizzazioni umanitarie non può essere inteso all’insegna dell’attimo fuggente, quasi fosse un modo per appagare le coscienze. Non possiamo continuare a passare da un’emergenza all’altra dimenticando che la vera sfida nelle relazioni “Nord – Sud” è il rilancio di una cooperazione che tenga conto non solo degli effetti, ma anche delle cause del sottosviluppo. Finché a dettare le regole del gioco non sarà la politica, soggetti come il Capital World Investors, indicato nel 2009 come il più potente controllore di titoli azionari sulle borse globali, faranno il bello e il cattivo tempo. Stiamo parlando di chi detiene anche la quota maggiore, oltre il 12% della azioni, delle due maggiori agenzie di rating, Moody’s e Standard & Poor’s che tanto stanno facendo per minare la credibilità degli Stati europei, acuendo peraltro la divaricazione tra ricchi e poveri a tutte le latitudini. Non basta perciò sfamare le bocche nel Sud del mondo, occorre anche riformare, in funzione anti speculativa, un’economia globalizzata protesa alla massimizzazione dei profitti a vantaggio di uno sparuto manipolo di nababbi. Per favore, non dimentichiamo poi che il Corno d’Africa galleggia sul petrolio e che la competizione per il controllo delle fonti energetiche sta generando disastri da quelle parti. Mi fermo qui perché se la fame si nutrisse di parole i poveri sarebbero già sazi. Occorrono dunque i fatti e non le chiacchiere…
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