Sostenibilità
Energia verde, la scommessa del gigante BP
Investiti 8 miliardi dollari nei prossimi 10 anni. Una strategia messa a punto con le associazioni ambientaliste. Che dicono: «Un piccolo passo importante»
di Redazione
British Petroleum mette le energie alternative al centro delle proprie strategie e accoglie le richieste delle associazioni ambientaliste, investendo 8 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni e avviandosi a diventare leader nella produzione globale di energia. «Coerentemente con la nostra strategia», ha dichiarato Lord Browne, ceo di Bp, «vogliamo aggiungere alla scelta delle fonti di energia quelle disponibili per un mondo preoccupato per l?ambiente, e siamo convinti che sia possibile farlo in un modo capace di generare anche robusti profitti».
Non un cambio di rotta dunque ma la convinzione che produrre energia rinnovabile su vasta scala sia un ottimo affare per azienda e azionisti, e convenga alla collettività e all?ambiente.
Quello dell?energia pulita è infatti un mercato che l?International Energy Agency stima a 600 miliardi di dollari al 2020: da solare, eolico, idrogeno e gas, il gruppo si aspetta entrate per 6,5 miliardi entro il 2015. Bp Alternativenergy, già pubblicamente sostenuto dal Commissario europeo per l?Energia, Andris Piebalgs, produrrà energia solare, eolica, a idrogeno, e a gas. Le attività di distribuzione e trading completeranno l?attività della società.
Quanto questa decisione sia strategica lo dimostra l?orizzonte dell?investimento, 10 anni, entro i quali Bp intende decuplicare il business e ridurre l?emissione di CO2 di 24milioni di tonnellate l?anno, il che equivale a togliere dalle strade del pianeta oltre sei miliardi di veicoli. Ma anche aumentare la produzione di energia solare, di 15 volte dagli attuali 110MW e quella eolica da 30MW a 450MW entro il 2008. Tutto ciò mantenendo la leadership nei settori in cui ha già un vantaggio competitivo. Le prime iniziative sono previste dal 2006: la costruzione della seconda centrale a idrogeno degli Usa, capace di catturare e stoccare gran parte della CO2 emessa; nel solare, il raddoppio della capacità produttiva e l?ingresso in Cina; nell?eolico l?ingresso nel mercato Usa, che genererà 2000MW.
Ma perché una società ad hoc e perché proprio adesso? La pressione verso l?impiego di energia a basso impatto e basso costo, non ha fatto che aumentare negli ultimi anni così come l?incertezza legata all?approvvigionamento di petrolio; se a ciò si aggiungono i danni causati da inquinamento atmosferico e cambiamento climatico si comprende come questo sia un momento decisivo. Circa la metà degli impianti necessari a soddisfare la domanda di energia dei prossimi vent?anni deve essere ancora costruita: adottare tecnologie pulite adesso significa poter cambiare le cose.
Bp ha deciso di percorrere la strada indicata da anni dalle associazioni ambientaliste: utilizzare al meglio il mix di tecnologie avanzate oggi disponibili, privilegiando fonti di energia a minor costo e impatto rispetto al petrolio, i cui costi di estrazione (per non parlare di quelli sociali) sono destinati a crescere, anche per effetto dei disastri ambientali prodotti dall?effetto serra.
Una decisione che forza il mercato, e costringe competitor e istituzioni a seguire. Tony Juniper, leader dell?associazione ambientalista Friends of the Earth, ha definito la decisione «un piccolo passo nella giusta direzione», ma ancora non sufficiente date le dimensioni di BP, e ha sottolineato il fatto che la produzione di petrolio, attività principale del gruppo, è una delle prime cause di cambiamento climatico. «È necessario», continua Juniper, «che anche le istituzioni facciano di più per sostenere questo tipo di iniziative» e che le imprese «si spingano ben oltre e più velocemente, se vogliamo evitare gli effetti del cambiamento climatico». di Silvia Scopelliti
I numeri di BP
Petrolio, il primo produttore
Bp è il primo produttore di petrolio e gas negli Stati Uniti e prima industria europea, oltre che una delle principali public company del mondo, con oltre 110mila dipendenti e una capitalizzazione di 160 milioni di dollari. Negli anni 90 Bp aveva formulato la propria responsabilità socio ambientale sul principio che occorre tener conto delle necessità dei territori in cui esso opera. Nel 2002, avvia la costruzione del primo impianto eolico in Olanda; l?anno dopo definisce la strategia per ridurre le emissioni fino al 2050 e aumenta il ricorso a fonti alternative. La costruzione del gasdotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, boicottato dalle ong, diventa intanto banco di prova della strategia non finanziaria dell?azienda.
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