Sostenibilità

Energia. La borsa s’illumina di verde

Le fonti alternative prendono piede anche nelle piazze finanziarie

di Christian Benna

Fare quattrini salvando il mondo. È il richiamo della finanza tradizionale che cambia pelle e si tinge di verde. Il colore delle foreste e dei boschi ma anche (e soprattutto) quello dei dollari in marcia al seguito della galoppante green-economy.

Petrolio alle stelle, l?allarme sui cambiamenti climatici, l?inquinamento che avvelena l?aria: il business plan del futuro è pronto. E gli uomini di affari oggi indossano la casacca degli ambientalisti.
Sono i numeri a dirlo, raccolti e messi nero su bianco nell?ultima indagine di settore dell?Unep, l?agenzia Onu per lo sviluppo sostenibile. Nel 2006 gli investimenti in ecobusiness hanno sfondato il tetto dei 100 miliardi di dollari, un aumento del 18% rispetto all?anno precendente e che vale il 18% sul totale della spesa energetica.

Tuttavia il pianeta continua a viaggiare sbuffando carbone e idrocarburi, mentre le fonti alternative non superano il 2% dei consumi. Il divario è netto eppure il trend è in piena inversione di rotta. Per rendersene conto basta tastare il polso dei mercati, ancora nel bel mezzo dell?euforia per i titoli verdi. Negli ultimi 16 mesi il Nex (WilderHill New Energy Global Innovation), l?indice che raggruppa 42 società produttrici di energia rinnovabile, è cresciuto del 64%. Una corsa da brivido (tanto da far gridare al rischio di bolla verde) corretta al ribasso solo dal crollo estivo delle Borse.

In testa alla classifica dei migliori rendimenti ci sono le imprese attive nel campo dei biocarburanti, galvanizzate da un risultato positivo dell?82,9%, seguite a breve distanza dalle aziende dell?eolico (+65%). Il rally ambientalista di Borsa ha escluso invece le società specializzate nell?idrogeno, cadute in ginocchio con un severo segno meno del 12,3%. Tecnologie interessanti, secondo gli esperti, ma ancora lontane da concrete applicazioni. E l?effervescenza della finanza dal pollice verde si riscontra anche dal numero di Ipo, le quotazioni sulle principali piazze d?affari del mondo. Nel 2006 ci sono stati 115 collocamenti in Borsa, per un valore di circa 8,5 miliardi.
E i fondi di investimento puntano le antenne sui titoli caldi del momento. Sono circa 180 i veicoli finanziari ?verdi? che hanno in portafoglio azioni di società produttrici di energia sostenibile. L?asset complessivo è ancora modesto e non supera i 18 miliardi di dollari.

Anche l?etica è rinnovabile
Ma la finanza etica che fa? Perde uno dei suoi cavalli di battaglia?
«Il comparto dei fondi socialmente responsabili non sta a guardare», dice Davide Dal Maso, a capo della visione Sri di Avanzi Research, «anzi, resta all?avanguardia. Per primo ha introdotto le tematiche ambientali e ancora oggi ne porta avanti le ragioni sociali contro quelle meramente speculative. La finanza tradizionale invece sposa l?ambiente perché ha un suo tornaconto economico. Ma intendiamoci, il fenomeno verde è un bene per tutti. Questa attenzione generale per il climate change potrà far da volano ai gestori di fondi etici». E nessun pericolo di scoppio della ?bolla verde?? «I titoli di questa società navigano a vele spiegate perché l?offerta di capitale è superiore alla capacità del mercato di assorbirla. Pochi investitori si concentrano su pochi titoli. Forse solo certe aziende, come quelle del solare, sono un po? gonfiate», commenta Dal Maso.

Belpaese in ritardo
L?albero della cuccagna però non abita a Piazza Affari. Se i listini tedeschi e americani attraggono la maggior parte degli investimenti della green-economy, gli indici azionari tricolore battono la fiacca. Solo una manciata di imprese ha imboccato il cammino della Borsa per crescere. «Il problema è strutturale», continua Dal Maso, «il nostro Paese è costruito su una miriade di piccole e medie imprese, anche nel campo dell?innovazione».
Peccato per l?occasione sfumata perché solo lo scorso anno il valore di alcuni titoli verdi è quasi triplicato: l?indice Impax ET50, che comprende le prime 50 eco-company, è infatti passato da 47,5 miliardi di dollari del 2005 a 120,1 miliardi di dollari a fine 2006.

La top ten della classifica continua a essere dominata dalle compagnie del settore eolico e solare ma la settima posizione della società irlandese Kingspan, produttrice di materiali isolanti, evidenziando il crescente interesse per il settore dell?efficienza energetica. Fra le dieci aziende al top ci sono due società tedesche, un gruppo spagnolo, uno francese e anche un?impresa cinese e una indiana ma nessuna italiana.

«Il 2006 è stato l?anno del comparto legato all?ambiente», ha commentato Bruce Jenkyn-Jones, direttore Impax Asset Management. «Le compagnie che operano nel settore delle fonti rinnovabili sono le principali dell?ET50, in particolare quelle che operano nel solare e nell?eolico che hanno rappresentato rispettivamente il 23 e il 24% degli stocks, contro il 10 e il 13% registrato nel 2005».


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