Cultura

Energia, iniziamo dalle lavatrici

L'editoriale di Riccardo Bonacina sul problema dell'elettricità.

di Riccardo Bonacina

“La cosiddetta decarbonizzazione dell?economia richiede uno sforzo straordinario di ricerca e innovazione, un vero e proprio shock tecnologico, per rendere economicamente conveniente l’utilizzo di nuove fonti energetiche pulite e sicure”. Lo ha detto il ministro dell?Ambiente, Altero Matteoli intervenuto alla nona Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici (COP9) promossa dal Segretariato della Convenzione Onu e appena conclusasi a Milano. Oltre dieci giorni in cui rappresentanti di 188 Stati si sono confrontati sulle politiche da perseguire, le strategie da adottare e gli accordi per ridurre il proprio impatto ambientale sul clima del Pianeta che, secondo le stime più prudenti e conservative, entrerà in una fase di crisi acuta nei prossimi cinquant?anni Perciò, siamo tentati di rispondere al ministro, che sì, di uno shock c?è davvero bisogno, ma di uno shock indirizzato alla coscienza e all?intelligenza di chi ci governa. Il blackout del 28 settembre scorso, infatti, dovrebbe pur insegnare qualcosa. Un blackout avvenuto in un momento in cui il fabbisogno di energia elettrica era di circa 22mila megawatt quando in Italia ce ne sono installati 76mila, e la potenza reale disponibile è di circa 50mila megawatt. La radice del problema non è quindi la mancanza di potenza ma la gestione della potenza esistente: solo le perdite di energia elettrica dovute alle condizioni della rete sono di circa 10mila megawatt. Sorprende come nel dibattito di questi mesi i politici si siano accapigliati intorno ad un problema inesistente: la necessità di aumentare la potenza installata. Un rapporto dell?ex Anpa della fine del 1999, commissionato e redatto dall’Ipsep, un istituto di ricerca statunitense tra i più prestigiosi al mondo, ha valutato per l?Italia un potenziale di risparmio energetico ottenibile sostituendo le apparecchiature elettriche attualmente in uso con quelle più efficienti già disponibili sul mercato, di 153 terawattora (un terawattora è pari a un milione di kilowattora). Solo questa misura consentirebbe di far fronte ai possibili blackout chiudendo centrali vecchie senza costruirne delle nuove. Ma quest?impegno, invece, non c?è. Anzi, mentre in tutta Europa gli elettrodomestici a basso consumo energetico (Categoria A+ e A++) costano meno grazie agli incentivi dei diversi governi, in Italia costano quasi il doppio. E proprio in questi giorni si sta licenziando l?ennesima Finanziaria in cui per gli elettrodomestici a basso consumo e per la tecnologia ?buona? non si prevede alcuna forma di incentivazione. Eppure, la generazione di elettricità è la maggiore fonte artificiale di emissione di CO2 del mondo, con emissioni pari al 37% del totale. Lavorare sull?efficienza dei sistemi energetici e sul risparmio è uno dei pilastri fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti previsti da Kyoto. Lavorare sull?efficienza e sul risparmio non richiede nessuna rivoluzione futuribile, significa porsi l?obiettivo di ottenere gli stessi servizi con minori consumi. Un obiettivo possibile, possibilissimo. Basterebbe poco, una piccola misura in Finanziaria, tanto per iniziare, altro che shock tecnologici!


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