Sostenibilità

Enea: solo 20 mln euro per rinnovabili su venture capital

La Spagna investe 100 mln in sinergie fra ricerca e impresa

di Redazione

Il Consiglio Europeo ha posto al 2020 il termine per conseguire l’obiettivo di una produzione energetica piu’ efficiente e sostenibile attraverso le fonti rinnovabili, ma nel primo semestre del 2006 l’Italia ha investito appena 20 milioni di euro per 18 progetti nel settore energia e utilities. Nello stesso periodo, invece, la Spagna ha investito 100 mln di euro e l’Irlanda 175 mln. A riferirlo e’ il “Global Trends in Sustainable Energy Investment 2007”, l’analisi redatta da Unep, Sefi, New Energy Finance e Ren21. Sempre secondo il rapporto, a livello globale, nell’energia sostenibile, ovvero per rinnovabili ed efficienza energetica, i flussi finanziari sono stati pari a 100 miliardi di dollari, di cui 30 per acquisizioni e fusioni fra imprese, e 70,9 mld di dollari di risorse nuove per la sostenibilita’, di cui 7,1 mld di dollari arrivati dal Venture Capital. Ed e’ proprio nel Ventur Capital che l’Enea, l’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente, vede la chiave per far superare all’Italia il gap di investimenti in energia sostenibile e la strada per vincere una sfida non solo ambientale ma anche di impresa e di mercato. E’ il “Venture Capital la chiave per finanziare lo sviluppo delle tecnologie innovative che servono all’Italia per conseguire gli obiettivi al 2020 e l’accelerazione si puo’ ottenere solo attivando una nuova sinergia tra ricerca, industria e finanza” afferma all’ADNKRONOS il presidente dell’Enea, Luigi Paganetto, che ha aperto oggi a Roma i lavori del workshop dal tema “Finanza, Venture Capital e tendenze globali dell’investimento in energia sostenibile: quali sviluppi per l’Italia?”.

“L’Enea, per la prima volta nel nostro Paese, -afferma ancora Paganetto- pone quindi la questione e si fa promotore e anello di congiunzione fra i diversi attori, perche’ solo insieme si vince la sfida di una produzione di energia piu’ pulita”. “Banca Mondiale e Banca Europea Investimenti -continua- sono gia’ attive, bisogna lavorare insieme”. “Per questo obiettivo -aggiunge Paganetto- l’Enea mette a disposizione le sue iniziative ed i suoi progetti gia’ pronti come il Solare termodinamico ed chiama a raccolta il mondo della Finanza a partecipare ai grandi investimenti ‘verdi’ che si stanno sviluppando nel Mediterraneo sul fronte delle rinnovabili”. “Sono convinto che il Ventur Capital, cioe’ l’apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l’avvio o la crescita di nuove attivita’, in questo caso nel settore energetico che e’ ad alto potenziale di sviluppo, sia la strada che il nostro Paese deve intraprendere” ribadisce Paganetto, ricordando l’avvio a Torino, a febbraio 2007, del primo Polo del Venture Capital Italiano. “Rappresenta -dice- un segnale importante di discontinuita’, ma bisogna trovare piu’ Venture Capitalist. Questo e’ il passo che deve scattare sul fronte energetico nel nostro Paese”.

L’industria italiana deve imprimere una forte accelerazione per lo sviluppo di tecnologie per le fonti rinnovabili per recuperare il ritardo accumulato rispetto agli altri Paesi europei” spiega Paolo Paesani, ricercatore di Economia Politica all’Universita’ degli studi di Tor Vergata di Roma, intervenuto al workshop dell’Enea, che aggiunge: “Un significativo cambiamento di passo sul fronte delle tecnologie innovative per le rinnovabili e’ necessario al Paese per essere in grado di conseguire gli obiettivi al 2020 fissati dal Consiglio Europeo in ambito energetico-ambientale, sia al sistema industriale italiano per poter competere sul mercato di questo settore, che si profila un promettente business”. Paesani, quindi, ricorda che “le energie rinnovabili richiedono l’adozione di tecnologie fortemente innovative rispetto a quelle tradizionali, per le quali e’ necessaria una nuova filosofia d’investimento, in grado di richiamare anche nuovi investitori e nuove forme di investimenti”. “L’incremento degli investimenti nel settore delle rinnovabili registrato negli ultimi anni -prosegue l’esperto- e’ frutto degli incentivi messi in atto dai Governi per ammortizzare i costi elevati, ma anche dell’apporto di finanziamenti da parte di soggetti privati, molti dei quali provenienti dai fondi di Venture Capital e Private Equity che investono in iniziative che non rappresentano ancora un business maturo”. “Nel 2006 gli investimenti in tecnologia ed equipaggiamento per la diffusione di energia sostenibile tramite Venture Capital e Private Equity -sottolinea ancora- hanno raggiunto, a livello globale, la cifra di 7,1 miliardi di dollari, con un aumento del 163% rispetto al 2005”. Inparticolare, nell’Unione Europea, l’ammontare di venture capital investito nel settore dell’energia pulita e’ stato pari a 1,5 miliardi di dollari nel 2006, con un incremento del 141% rispetto all’anno precedente. Nello stesso anno le aziende europee hanno attirato 1,8 milioni di Euro provenienti da Venture Capital e Private Equity contro gli 11 miliardi delle imprese statunitensi.

“In questo contesto, -dice Paesani- nazioni emergenti come Cina e India, entro tre-quattro anni, sono destinate a raggiungere il volume di capitali dell’Europa”. Ma come si inserisce l’Italia in questo scenario? “In Italia, nel 2005, -afferma Paesani- la produzione lorda da fonti rinnovabili ha fatto registrare una crescita sostenuta, attestandosi a 49.920 GWh, con una crescita del 18,6 % per l’energia eolica, del 18,8% per l’energia solare e del 21,6% per le biomasse e i rifiuti”. “Tuttavia -prosegue- per il nostro Paese la percentuale di importazione energetica resta elevatissima e supera ampliamente l’80%. Questo dato tende a coincidere con la percentuale di dipendenza tecnologica nel settore delle rinnovabili”. “L’utilizzo del Venture Capital, essenziale per favorire ogni forma di innovazione, in Italia -aggiunge- risulta pero’ ancora marginale ed e’ largamente superato dal Private Equity, concentrato soprattutto in aziende che operano in settori tradizionali”. “Il Venture Capital -conclude- e’ oggi la chiave per innescare lo sviluppo dell’energia sostenibile in Italia, dopo si potra’ passare ad altre fonti finanziarie come le banche, le azioni o le obbligazioni. La crisi di investimenti nel nostro Paese in questo settore e’ dovuta a ritorni non sicuri e ad un elevato rischio industriale, anche se la promessa di ritorni e’ davvero alta”.

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