Famiglia

Enea, mancano tutela del bambino e rispetto per la madre

Marina Raymondi e Paolo Limonta del Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, cha da più di 50 anni si occupa di adozioni, commentano la vicenda del piccolo Enea, lasciato in una Culla per la Vita a Milano

di Redazione

Tutela del bambino e rispetto per la donna: è questo che è mancato in queste ore nella vicenda del piccolo Enea. Il clamore mediatico attorno alla vicenda del piccolo ritrovato nella culla della Clinica Mangiagalli – dice il Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, cha da più di 50 anni si occupa di adozione – «è stato eccessivo e inopportuno. Se i criteri seguiti fossero stati quelli della suprema protezione bambino si sarebbe garantita protezione e privacy al neonato. Allo stesso modo, è mancato il rispetto per la donna, colpevolizzata e vittimizzata in maniera superficiale per quella che è certamente una dolorosissima scelta», scrive l’Ente in un comunicato.

«Riservatezza e rispetto non sono stati i cardini della comunicazione di questa vicenda, a partire dalla diffusione del nome del bambino e del contenuto della lettera della mamma, esponendo così al pubblico notizie riservate», osserva Marina Raymondi, esperta di adozione di Ciai. La vicenda inoltre è stata spesso rilanciata con uno stile comunicativo volto a contrapporre i genitori veri ai genitori finti, come se per un figlio il legame di sangue con il genitore fosse la cosa più importante, a discapito di stabilità, educazione, affettività, opportunità, riconoscimento, cura.

«Auguriamoci che nessuna mamma si debba trovare a fare questa scelta e per questo investiamo di più sui servizi di accompagnamento, non solo economico ma anche psicologico, a favore di ogni donna che aspetta un bambino», conclude Paolo Limonta, presidente del Ciai.

Foto di Martinus on Pexels

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