Di una cosa potete stare certi: se ieri notte molti uruguagi sono scesi in strada per festeggiare l’ampia vittoria alle presidenziali del 74enne oncologo Tabaré Vasquez, di sinistra, su Luis Lacalle Pou, di destra, stamane tutti torneranno al loro lavoro come nulla fosse. L’Uruguay è un piccolo paese – ha appena 3,3 milioni di abitanti e ci sono più mucche che persone – ma resta un modello proprio per questo suo modo di saper affrontare la vita. Anche per questo oggi la violenza in Uruguay è molta meno che nei paesi confinanti, nel centro di Montevideo sembra di stare in un paesone dove tutti si conoscono e, chiunque governi qui, è certo che non farà colpi di testa tanto che l’Uruguay è noto anche come «la Svizzera del Sudamerica».
No hubo sorpresas en la segunda vuelta electoral de hoy en Uruguay. Con mas del 53% de los votos el Tabaré Vasquez se consagró presidente y sucederá al Pepe Mujica el próximo año, en marzo. Oncólogo de 74 años, Tabaré había sido el primer candidato del Frente Amplio, una coalición de izquierda que agrupa varios partidos, que en el 2005 había acabado con el tradicional poder de los partidos Colorado y Nacional que desde siempre detuvieron el poder en el Uruguay.
Il compito di Tabaré non sarà facile perché succederà al 79enne José «Pepe» Mujica, presidente che ha incarnato alla perfezione la filosofia dell’«essere uruguagio» e che in molti già rimpiangono. Cerchiamo di capire il perché. Per continuare a leggere i motivi per cui sarà difficile per Tabaré far dimenticare “el Pepe” leggi qui il mio articolo di oggi su Vanity Fair
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