Mondo

Emmanuel e gli altri

L'Unar (Ufficio anti-discrininazione) l'anno scorso ha registrato 265 denunce da parte di stranieri. Avvengono soprattutto nella ricerca del lavoro e di una casa

di Daniela Verlicchi

Di Emmanuel ce ne sono tanti. Il ventiduenne di Parma che ha denunciato alcuni agenti della polizia municipale per un pestaggio a sfondo razzista è sulle pagine dei principali quotidiani italiani. Ma a segnalare discriminazioni sono in molti, soprattutto al contact centre dell’Unar (Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali). Nel 2007, 440 gli stranieri hanno segnalato discriminazioni all’Ufficio che fa parte del Ministero delle Pari opportunità. In 256 casi, secondo gli operatori del telefono anti-discriminazione, si tratta di denunce «pertinenti», cioè corrispondenti a casi di effettiva molestia o discriminazione. Ma solo il 2, 4% di queste finiscono sulla scrivania di un magistrato: non tutti denunciano e quelli che lo fanno, vengono rimandati ad esperti e funzionari dell’Unar e, solo in ultima analisi, ad un giudice.

Tra le vittime di discriminazione, ci sono soprattutto Nordafricani (sono il 22% del totale delle denunce) e africani (16,5%). Seguono gli immigrati dall’Europa dell’Est (18, 5%), e in particolare dalla Romania e infine gli asiatici (5, 8%). A telefonare sono soprattutto uomini (anche se la percentuale di donne è cresciuta negli anni fino a raggiungere, nel 2007, una cifra comparabile a quella degli uomini, 42, 6%), giovani (40 anni è l’età media) e sposati.

Le segnalazioni arrivano soprattutto dal Centro Italia (33, 5% del totale) e dal Nord Ovest (31, 8%). Scarsissimo, invece, il ricorso al servizio dal Sud e dalle isole (poco più del 7 %). Il 23, 8% delle discriminazioni avvengono in ambito lavorativo: poco più di un terzo di coloro che telefonano (32, 2%) denuncia differenti condizioni lavorative rispetto agli italiani, il 28, 8% segnala abusi da parte dei colleghi e il 22% difficoltà ad accedere al mercato del lavoro. Ma sono le discriminazioni sull’accesso alla casa, la vera emergenza che traspare dai dati 2007. La denuncia di episodi di questo genere è salita del 4 % in un anno (da 12, 4% sul totale nel 2006 al 16, 2 nel 2007): nel 57 % dei casi a discriminare sono i condomini, ma c’è una minoranza di casi (il 9, 5%) nei quali gli stranieri puntano il dito contro le istituzioni e contro le agenzie immobiliari (nel 7, 1%). Le discriminazioni, d’altra parte, avvengono anche nella vita pubblica (corrispondono al 12, 8 % delle denunce), nell’erogazione di servizi (10, 9%) e nei trasporti pubblici (6, 8%).

Secondo Medici senza frontiere, dei quasi 12mila lavoratori stagionali impiegati nel settore agricolo, il 40% vive in ruderi o in case abbandonate, il 35% in affitto e il 5% non ha una casa di cui disporre. Anche tra gli affittuari, le condizioni di vita non sono considerate accettabili: il 50% non ha acqua potabile, il 30% non ha l’elettricità e il 43 % non ha servizi igienici. Ma se è vero che quella degli stagionali è una condizione limite, l’affitto è un lusso per molti altri stranieri. Secondo l’associazioni di medici, infatti, nelle grandi città del Sud (Napoli e Palermo) il 40% dei proprietari di case ha un atteggiamento razzista nei confronti degli stranieri che si propongono come affittuari: in molti casi specificano nell’annuncio che «non gradiscono immigrati», in altri casi ritirano l’offerta, non appena si presenta uno straniero. E la percentuale sale al 60 % a Bari e al 62% a Catania.   

www.pariopportunita.gov.it

 


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