Welfare

Emilia Romagna: più di 3mila disabili assunti nel 2003

Un'indagine promuove l'efficacia dei corsi di formazione nella regione

di Sara De Carli

L’Emilia Romagna ha realizzato un’indagine per monitorare l’efficacia dei corsi di avviamento professionali per disabili. Nel 2003, a un anno dal corso di formazione frequentato tra il 2001 e il 2002, il 68% dei disabili allievi aveva un’occupazione, e ben il 44,4% l’aveva già trovata nel 2002, subito dopo la fine delle lezioni. Poiché il 28% già lavorava, il risultato netto del corso è pari ad oltre il 40% di occupati in più. L’indagine è stata effettuata su un campione rilevante di 200 portatori di handicap con disabilità sia gravi che lievi, sensoriali, fisiche, psichiatriche, intellettive e motorie. L’investimento che la Regione attiva annualmente per la formazione e per la transizione lavorativa dei disabili è pari a circa 20 milioni di euro. Nel 2003, 8.430.961 euro erano finanziati dal Fondo sociale europeo, mentre il resto era spartito tra il progetto Equal (3.637.818), il Fondo nazionale (3 milioni e 500 mila euro) e quello regionale (2 milioni 500 mila). A questi vanno aggiunti i 4.500 euro per ogni tutor o insegnante di sostegno previsti dall’obbligo formativo. Per quanto riguarda le assunzioni attraverso il collocamento mirato, nel corso del 2003 sono stati siglati 3.368 contratti di lavoro (erano 3.123 nel 2002 e 2.793 nel 2001). ”Si tratta di un numero importante – spiega l’assessore regionale al Lavoro Mariangela Bastico – per il quale abbiamo sentito il bisogno di fare una verifica”. È stato così valutato il grado di soddisfazione, l’efficacia occupazionale e i punti di maggiore difficoltà: i titoli di studio più alti, infatti, trovano più facilmente un impiego, mentre vi è una forte gradazione delle tipologie di disabilità, non vedenti e sordomuti vengono impiegati più dei disabili motori e di quelli psichici. Le donne sono il 43,1% e hanno mediamente un titolo di studio inferiore. I più giovani sono più scolarizzati. Altro dato interessante è rappresentato dall’aumento della percentuale di chi cerca attivamente un lavoro, dal 16% prima dell’inizio del corso al 25,7% al termine, e dalla riduzione della quota di allievi che sono totalmente inattivi, dal 22,6% prima dell’inizio del corso, al 16,9% al momento dell’intervista.


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