Politica

Emilia-Romagna, guerra agli alloggi sfitti

di Redazione

Si chiama «Nessun alloggio sfitto” la nuova iniziativa dell’Emilia Romagna per contenere il fenomeno del disagio abitativo. Il programma, licenziato dalla Giunta regionale nell’ambito del programma straordinario di edilizia residenziale pubblica, è finalizzato al recupero degli appartamenti pubblici vuoti. Immobili per la cui manutenzione straordinaria e adeguamento non c’erano risorse e che potranno contare ora su un investimento di 35 milioni di euro di risorse regionali. Somme alle quali si sono aggiunti di recente 12 milioni sbloccati dalla Conferenza unificata Stato-Regioni. Gli interventi, in accordo con Comuni e Province, saranno realizzati nei capoluoghi di provincia, nei comuni ad essi limitrofi che contino più di 10mila abitanti e nelle città ad elevata tensione abitativa. Beneficiari degli alloggi risistemati saranno, in via prioritaria, i soggetti sottoposti a procedure esecutive di sfratto. Secondo un censimento effettuato in Regione gli appartamenti da recuperare sono 1.832. Case già costruite, dunque, che abbisognano semplicemente di una bella risistemata. «Prosegue il nostro impegno sul tema casa», commenta l’assessore regionale alla Programmazione e Sviluppo territoriale, Gian Carlo Muzzarelli (nella foto), «in risposta al bisogno abitativo acuito e modificato a causa della crisi economica anche nel territorio emiliano romagnolo. Per assicurare la coesione sociale puntiamo a risolvere il disagio di chi non ha una abitazione, l’ha persa o non riesce a far fronte all’affitto. Il tema delle politiche abitative è strettamente collegato a temi delicati come il territorio e l’urbanistica, che richiedono regole e legalità». Un’iniziativa, quella messa in cantiere dall’Emilia Romagna, che ha quattro vantaggi immediati: rapidità di immissione nel circuito di assegnazione di alloggi di proprietà pubblica, minor costi rispetto alla realizzazione di strutture ex novo, contenimento di consumo di nuovo territorio e recupero di un ingente capitale che se abbandonato a se stesso subirebbe un processo di degrado.


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