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Emilia, 900 minori ancora in tendopoli

Lo denuncia l'ong Save the children nel nuovo rapporto a quattro mesi dal sisma. Molti di loro iniziano la scuola in strutture d'occasione

di Daniele Biella

Ben 3.471 persone, di cui 90o minori. Sono i numeri aggiornati di chi vive nei 22 campi ancora oggi presenti in Emilia a quattro mesi dal terremoto. E' quanto emerge dal nuovo rapporto di Save the children Italia, organizzazione presente sui luoghi del sisma nell'assistenza ai giovani terremotati da 0 a 17 anni nei quattro "spazi a misura di bambino" realizzati con il sostegno della Fondazione e dei Dipendenti Vodafone Italia nelle tendopoli di Finale Emilia, Novi di Modena, Concordia sulla Secchia e San Possidonio.

"I bambini stanno vivendo sentimenti contrastanti: il rientro a scuola per i bambini e gli adolescenti che hanno vissuto il terremoto è un momento delicato e cruciale, perché da una parte rappresenta un ritorno alla normalità e quindi di stabilizzazione, dall’altra potrebbe riproporre paure e timori legati all’evento sismico", spiega Valerio Neri Direttore Generale Save the Children Italia. "Non dimentichiamoci che molti bambini erano a scuola quando ci sono state le scosse più violente e che il terremoto è coinciso con la chiusura, brusca, dell’anno scolastico”. La fascia d’età più numerosa (37%) dei presenti è da 7 a 13 anni, a cui segue quella degli adolescenti (14-18). La provincia di Modena registra il più elevato numero di minori (767) nei campi. Per quanto riguarda le nazionalità, il 36% dei minori è italiano, il 64% di altra nazionalità con una presenza maggioritaria di bambini con genitori provenienti da Marocco, Tunisia ed Egitto e, in misura minore, dal Sud Est Asiatico (India, Pakistan e Sri Lanka).

“Inoltre il rientro a scuola non coinciderà automaticamente con il rientro a casa, per una parte di questi bambini e adolescenti che continueranno a stare nelle tendopoli o comunque in strutture alternative alle proprie abitazioni ancora danneggiate", prosegue Valerio Neri, "né la scuola sarà per molti quella di prima, bensì una struttura provvisoria, ubicata magari in un posto diverso e con una capienza inferiore tanto che ci saranno turnazioni degli alunni”.

Sono 165 gli edifici scolastici inagibili per un totale di oltre 17mila studenti di tutti gli ordini e i gradi scolastici che non torneranno nella propria scuola, ma troveranno posto in 28 edifici scolastici provvisori (ESP) e in 1.500 prefabbricati modulari scolastici (PMS). I primi saranno utilizzati in sostituzione di quegli edifici scolastici la cui ricostruzione richiederà fino a quattro, cinque anni. I secondi saranno presi in affitto e verranno impiegati per quelle scuole che si prevede torneranno agibili nel giro di 18-20 mesi. “Apprezziamo gli sforzi e la corsa contro il tempo che gli enti locali, in particolare la Regione, stanno facendo per garantire un rientro veloce e ordinato. Tuttavia non sarà un rientro e un inizio di anno scolastico come gli altri, perché anomalo e per molti versi difficile è il periodo che bambini e ragazzi si lasciano alle spalle. Per questo alla scuola e agli insegnanti sarà richiesta una speciale attenzione”, prosegue Valerio Neri.

 


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