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Emilia 2012: il terremoto, il soccorso, l’amicizia

Continua il nostro viaggio nelle vicende italiane degli ultimi 80 anni, attraverso le storie di volontari. Oggi ricordiamo il sisma che il 20 maggio di 12 anni fa colpì una vasta area della pianura padana, portando distruzione e morte. Fra i soccorritori che arrivarono nelle zone più colpite, anche una colonna di protezione civile delle Pubbliche assistenze, partita da Firenze. Ne faceva parte l'attuale presidente Anpas, Niccolò Mancini. Ascolta l'episodio n. 7

di Giampaolo Cerri

Alle 4.03 del 20 maggio 2012 per tanti emiliani la vita cambiò. Un sisma portò distruzione, vittime – per fortuna non molte, alla fine, 26 – e tanti, tantissimi sfollati.

Di quella vicenda si occupa l’episodio numero 7 di Storie di volontari, storie d’Italia, il podcast col quale stiamo ripercorrendo gli ultimi 80 anni del Paese attraverso le vicende di associazioni e di persone impegnate civicamente.

Niccolò Mancini guida oggi l’Associazione nazionale delle pubbliche assistenze – Anpas che, con le sue 940 pubbliche assistenze, gli oltre 100mila volontari e i 500mila soci, è una delle più grandi realtà sociali italiane, impegnata nella protezione civile, nei trasporti sanitari e in molte altre attività.

Niccolo Mancini, presidente Anpas

Mancini partì da Firenze, dove viveva e dove presiedeva una storica pubblica assistenza, la Fratellanza militare. Nel dialogo con chi scrive, editato e postprodotto da Luca Cereda, il ricordo delle sensazioni, delle fatiche e delle gioie di quella missione. E delle amicizie che sono rimaste, seppure a distanza, dopo tanti anni.

Gli altri episodi

Nell’episodio precedente la storia di Silvia Maraone, giovane attivista delle Acli, ai primi anni ’90 nei Balcani in guerra, in Slovenia, a prestare soccorso nel campo profughi di Novo Mesto che ospitavano i bosniaci in fuga. Un volontariato nato sulla scia di un impegno personale e familiare: l’accoglienza dei primi profughi in fuga da Mostar: si chiamavano Miro e Mira. Oggi Maraone si occupa ancora di Balcani, con l’ong Ipsia – Acli, a sostegno dei migranti che attraversano quei territori.

Giovani volontari, oggi big

La serie era iniziata con l’intervista di chi scrive a Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella sua giovanile esperienza di volontario – era il 4 novembre del 1966 – proprio nel capoluogo toscano alluvionato.

Era stata quindi la volta di Fulco Pratesi, che aveva raccontato, ancora a Cereda, gli inizi del Wwf in Italia, a fine anni 60: un impegno per la natura che ha coinciso anche con una “conversione” personale, visto che Pratesi racconta d’aver intrapreso l’impegno animalistico da giovane cacciatore.

Eroina e povertà, l’altra faccia della Milano da bere

Nella terza puntata, Franco Taverna, di Fondazione Exodus, aveva invece ricostruito i giorni tragici dell’eroina in Italia, ripercorrendo il suo impegno al fianco di don Antonio Mazzi, negli anni 70 e 80, sempre a Milano.

Con Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, Cereda aveva ripercorso la Milano dei primi anni ’80 – “da bere” nella definizione della prima Repubblica – dove però non mancavano i nuovi poveri e i senza fissa dimora, a cui si dedicava fratel Ettore Boschini.

Dopo Chernobyl scoprimmo le vittime

Nel quinto episodio, Angelo Gentili, dirigente di Legambiente, che organizzò le prime missioni in Ucraina dopo la catastrofe di Chernobyl, aveva ricordato il Progetto omonimo, che aveva mobilitato migliaia di famiglie italiane nell’accoglienza dei bambini bielorussi, russi e ucrainai, per lunghi periodi di cura.

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La foto in apertura, di LaPresse, mostra le distruzioni a Cavezzo (Modena)

Ascolta l’episodio n. 7.

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