Politica
Emersione lavoro irregolare e degli stranieri, si parte il 1 giugno
Il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali si appella agli organi di informazione affinchè si spieghino le nuove norme previste nell'articolo 110 bis che prevede che nei settori agricolo e domestico si potranno regolarizzare italiani e migranti impiegati in nero o assumere per la prima volta migranti che, privi di un permesso di soggiorno, finora non potevano firmare un contratto.
In tempi bui per il Paese, c’è una buona notizia da spiegare bene. Spinte da un’emergenza sanitaria ed economica senza precedenti, alla quale stiamo rispondendo con ogni mezzo, le norme sull’emersione di rapporti di lavoro contenute nel Decreto Rilancio vogliono tutelare la salute di tutti, garantire la dignità delle persone, aiutare aziende e famiglie a risollevarsi e ripartire come ho scritto proprio su Vita.
Nei settori agricolo e domestico si potranno regolarizzare italiani e migranti impiegati in nero o assumere per la prima volta migranti che, privi di un permesso di soggiorno, finora non potevano firmare un contratto. Altri migranti che in passato, prima di diventare irregolari, hanno lavorato in quei settori, potranno chiedere un permessotemporaneo per incontrare datori che hanno bisogno di loro e tornare a lavorare e a vivere alla luce del sole. Saranno esclusi trafficanti, sfruttatori e caporali. Non ci sarà posto per i criminali e per chi è un pericolo per le nostre comunità. Si stanno definendo nel dettaglio in queste ore procedure il più possibile semplici, veloci e sicure per presentare le domande, la cui partenza è già fissata al 1 giugno.
Abbiamo sintetizzato in qualche riga una macchina complessa, ma quanti, ad oggi, hanno avuto accesso almeno a queste poche informazioni?
Anziché essere oggetto di spiegazioni o approfondimenti sulle sue modalità e implicazioni (salute, lavoro, economia, coesione sociale…), l’emersione è stata finora regina solo delle cronache politiche. Il perché, il cosa e il come sono finiti ai margini, mentre i riflettori si accendevano su confronti e scontri o davano nuova visibilità a chi grida “clandestini” senza saper offrire soluzioni a una condizione che ci chiama tutti in causa. L’uscita da un sommerso sempre ingiusto e oggi ancora più pericoloso, si è persa nel tema immenso e sempre troppo divisivo del governo delle migrazioni, dimenticando gli interventi simili del passato, nati in condizioni molto meno emergenziali, appoggiati da governi di ogni colore.
Mi rivolgo, quindi, agli organi di informazione, perché non lascino che questa occasione si bruci solo in dichiarazioni, rivendicazioni e accuse. Spieghino a tutti da cosa è nata, cos’è, come si fa, quanto saranno importanti i numeri che potrà generare per il bene del Paese. L’emersione tenderà la mano a quanti, con la schiena piegata nei campi o accampati nei ghetti, si sognano liberi dai caporali, a quante fanno la spola col cuore in gola tra le nostre case o con il blocco sono rimaste a casa senza alcun sostegno. Tutti e sempre sfruttabili, tanti e spesso sfruttati, oggi più esposti degli altri al contagio e meno disposti degli altri, in caso di sintomi, a farsi curare in ospedali di quello stesso Stato chi li dovrebbe rimpatriare. Così difendiamo la loro e la nostra salute.
L’emersione aiuterà le aziende agricole, che non hanno mai chiuso per riempire le nostre tavole, ma ora hanno bisogno di lavoratori per continuare a farlo e non lasciare marcire i raccolti. Sarà accanto alle famiglie che hanno anziani e bambini da curare, in case la cui gestione è stata complicata da smartworking, nuovi turni, lezioni a distanza. Mentre ruberà spazio all’economia illegale, alla criminalità e all’insicurezza, porterà nelle casse pubbliche nuovo gettito fiscale e contributivo. Diciamolo all’Italia, diciamolo bene, aiutiamola a cogliere questa occasione.
*Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle Politiche Sociali
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