Welfare

Emergenze & professioni Peacekeeper cercasi

Gestione di conflitti, ricostruzione di Stati, operazioni umanitarie. Ecco i profili internazionali più ricercati

di Redazione

Dove c’è una guerra o dove c’è un disastro ambientale ci sono loro. I militari? Sì, certamente. Ma non solo. La società civile internazionale, infatti, ha deciso ormai da tempo di intervenire in prima persona nelle zone calde del pianeta o per aiutare a ricostruire ciò che la furia della natura ha distrutto. L’operatore di peacekeeping e delle emergenze ambientali e umanitarie, sta così diventando ogni giorno di più una figura richiestissima a livello internazionale, se non altro perché i focolai di guerra sono ancora molti e la natura, quando vuole, si accanisce su popolazioni troppo spesso inermi nei suoi confronti. Ma chi sono e cosa viene chiesto a questi veri e propri “volontari delle emergenze”? Operare oggi in contesti di emergenza politica, ambientale e umanitaria, richiede competenze piuttosto specifiche, molta esperienza e una vera e propria “mentalità internazionale”. State building Sono anzitutto organizzazioni internazionali quali l’Onu, l’Osce e l’Unione europea a ricercare il personale non militare delle operazioni di mantenimento della pace, figure professionali cui spettano compiti quali la salvaguardia dei diritti umani, il monitoraggio elettorale e l’assistenza nei processi di democratizzazione e “State building”. Attenzione, però: il reclutamento avviene per concorso e ai candidati è richiesta una specifica conoscenza della realtà internazionale e del funzionamento delle istituzioni democratiche. Ma non solo personale “diplomatico” parte per le emergenze. Quello medico, ad esempio, è richiestissimo sia dalle ong che dalle stesse organizzazioni internazionali. Ai vari medici, farmacisti, fisioterapisti, terapisti della riabilitazione e psicologi (c’è necessità di quest’ultimi soprattutto dove ci sono sfollati e rifugiati) vengono richieste competenze cliniche generali e una particolare attitudine all’organizzazione di interi settori pubblici, il più delle volte completamente da ricostruire e riorganizzare dopo eventi bellici cruenti o dopo sciagure ambientali. Requisito specifico richiesto ai medici è un’approfondita conoscenza delle malattie tropicali ed epidemiologiche. Il coinvolgimento e la formazione del personale locale, infine, è un’“attitudine mentale”, prima ancora che operativa, esplicitamente richiesta ai camici bianchi che decidono di “partire per il fronte”. Un operatore di peacekeeping del tutto particolare è il Technical advisor mine action. Ricercati da pochissime ong, tra le quali la Norwegian people’s aid, i coordinatori di azioni di sminamento sono tecnici esperti in esplosivi, che conoscono gli standard internazionali in materia di mine (accordi, convenzioni, trattati e legislazioni nazionali) e le principali tecnologie e metodologie per bonificare terreni minati. Una figura, insomma, altamente specializzata, alla quale viene ovviamente richiesta una particolare capacità di agire in condizioni psicologiche stressanti e in situazioni particolarmente pericolose. Prerequisiti di base per essere un qualsiasi peacekeeping operator o di emergenza ambientale e umanitaria sono la conoscenza fluente dell’inglese (spesso costituisce una carta in più la conoscenza della lingua e della cultura del paese di destinazione), un eccellente stato di salute e la capacità di adattarsi a situazioni difficili. Le destinazioni più urgenti, allo stato attuale, sono l’Afghanistan, i Balcani, il Medio Oriente (Iran in testa), diversi Paesi dell’Africa ancora in preda alla guerra civile e Paesi asiatici quali l’Indonesia e la Thailandia. La durata minima delle operazioni è di tre mesi, mentre non c’è un limite per quella massima. In Italia, da qualche anno, le università stanno organizzando diversi corsi di laurea, scuole di perfezionamento e master specificamente rivolti alla formazione di esperti in gestione di situazioni di crisi. Così, si può diventare dottore in Scienze per la cooperazione, lo sviluppo e la pace a Firenze, Perugia, Campobasso e Pisa. Corsi di perfezionamento e master per laureati sono istituiti a Pisa (International training programme for conflict management), alla Cattolica di Milano (Interventi relazionali in contesti di emergenza), Torino (corso di perfezionamento in Peacekeeping e interventi umanitari) e a Roma (master in Peacekeeping and security studies). Partire per l’Afghanistan Si segnalano infine due corsi mirati. Il primo è organizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e si intitola “Preparing for the Rehabilitation Effort in Afghanistan”, training course che si svolgerà tra il 5 febbraio e il 9 marzo prossimi. L’altro s’intitola “South-Eastern Europe: internal dynamics and external intervention” ed è organizzato dalla scuola Isodarco, l’International school on disarmament and research on conflicts con sede a Roma, attiva da 25 anni in campo internazionale. Il corso è rivolto a quanti desiderano contribuire alla stabilizzazione dei Balcani e si svolge tra il 20 e il 27 gennaio ad Andalo. Piergiorgio Greco


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA