Volontariato

Emergenze/1. Il piano “Sri Lanka” di Bertolaso. Donazioni io faccio da me

Ad appena poco più di un mese dalla tragedia è stato reso noto il quadro degli interventi programmati.

di Redazione

Calcolatrice alla mano i conti sono presto fatti: su 40.490.000 euro stanziati, la Protezione civile (dipartimento della Presidenza del Consiglio), incassato il lasciapassare dal comitato dei garanti si è tenuta per ora in casa 27,6 milioni di euro ovvero poco di più del 68% dei fondi donati da privati cittadini per finanziare la solidarietà post tsunami. Altri 1,1 milioni di euro saranno utilizzati dal dipartimento dei vigili del fuoco (ministero dell?Interno) e dall?Istituto superiore di sanità (ministero della Salute). Alla Fao, il fondo per l?agricoltura delle Nazioni unite, spettano 3 milioni di euro. Così come a Banca etica. Il resto costituisce la quota per i progetti delle seguenti organizzazioni umanitarie laiche e religiose: Vis, Congregazione apostolica del Carmelo, Magis, Cesvi, Solint (sigla cui aderiscono le ong Cisp, Coopi, Cosv, Movimondo e Intersos), Alisei, Afmal, South Asia women?s found e Aibi. I finanziamenti esterni saranno erogati in due tempi: una quota del 50% subito, il resto a lavori in corso. Di fatto, dal conto Unicredit intestato al dipartimento nei prossimi 30 giorni usciranno non più di 6,6 milioni di euro su circa 50 donati dagli italiani. Poi si vedrà. Nella nota che accompagna il documento (che risale al 3 febbraio) fra l?altro si legge (in grassetto) che i 40 «interventi proposti sono stati oggetto di un?approfondita attività istruttoria». La conferma arriva da Paolo Marzagalli, capo missione per conto del Coopi, appena rientrato da Colombo: «Fin da subito la Protezione civile ha spinto perché presentassimo progetti nelle quattro aree di loro competenza (Matara, Muthur, Trincomalee e Galle, ndr)». Sulla stessa lunghezza d?onda si collocano Nino Sergi, presidente di Intersos («tutti i progetti presentati sono stati approvati») e Antonio Raimondi, presidente del Vis, l?ong dei salesiani («conosciamo il Paese da 50 anni»). Ma come tutte le monete, anche i 50 milioni di euro donati dagli italiani hanno l?altra faccia della medaglia. Marco Santori, presidente del consorzio Etimos si è visto assegnare 3 milioni di euro. Una sorpresa. «Ci occupiamo di microcredito, ma non siamo abituati a lavorare sull?emergenza», ricorda Santori che aggiunge: «Abbiamo accettato, ma se non consegneremo un piano di intervento entro il 10 marzo pagheremo una penale. Procedura davvero insolita nel nostro mondo». Un team di Etimos si è quindi fiondato a Colombo, dove in questi giorni sta redigendo il piano operativo. «Speriamo di riuscire a fare in tempo», si augura il numero uno di Etimos. Intanto però il prospetto con il finanziamento già assegnato è stato pubblicato sul sito della Protezione civile. Ma non è questa l?unica nota stonata. Nella capitale cingalese i summit con gli operatori umanitari si tengono nel quartier generale situato all?indirizzo 509 Elvitigala Mawatha. Qui arriveranno anche gli staff di Anpas e Misericordie, due enti di protezione civile esclusi dal piano di prima emergenza elaborato da Agostino Miozzo, luogotenente di Bertolaso, (piano cui hanno invece partecipato altre realtà come il Gruppo di chirurgia d?urgenza, guidato da Giuseppe Evangelista dell?ospedale Santa Chiara di Pisa). Né Anpas né Misericordie, come del resto la Caritas («ma noi non abbiamo necessità di finanziamenti, abbiamo già speso 500mila euro e la Cei ha stanziato altri 3 milioni di euro», fanno sapere dallo Sri Lanka aggiungendo di non condividere la frenesia con cui il Dipartimento sta portando avanti l?operazione) sono entrate nel novero delle associazioni sostenute dal filtro di via Ulpiano. «Per ora ci hanno detto di andare avanti, non so se i finanziamenti siano catalogati sotto la voce Protezione civile. Staremo a vedere», commenta Luciano De Matteis dell?Anpas. Sono poche invece le speranze che Sergi affida al futuro: «I fondi sono stati ormai assegnati quasi tutti. Questo malgrado a noi fosse stato annunciato una seconda tranche di finanziamenti da impegnare non prima di 5/6 settimane una volta che avessimo ben chiare le entità dei bisogni». Molto sorpreso si dichiara anche Raimondi, che l?11 febbraio ha firmato la convenzione con il Dipartimento: «Il problema sta a monte, è stato sbagliato affidare le donazioni ad un organo pubblico. Certo stupisce e, non poco, l?entità dei finanziamenti che alimenterà la gestione diretta da parte della Protezione civile».


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