Cultura

Emergenza pedofilia: un libro utile per le famiglie

Il volume di Vito Piazza, psicologo e per 17 anni maestro nelle periferie milanesi, insegna ai bambini a dire no all'orco cattivo

di Redazione

Se nel bosco di Cappuccetto Rosso si materializza la Fata Turchina, il bimbo si infastidisce. Sente che qualcosa stride. Che la favola, anche senza quel lupo così antipatico, non è come lui la conosce. E può essere la via per suggerirgli che non sempre la realtà è come sembra. Che quello zio, quel conoscente, quel maestro tanto dolce forse nasconde fauci da orco. Può essere un pedofilo, e verso le sue attenzioni il piccolo deve provare lo stesso fastidio per quella Fata Turchina che irrompe nel bosco di Cappuccetto Rosso senza invito. E dire di no.
Sono giorni in cui l’allarme pedofilia stordisce e paralizza. Per questo il libro di Vito Piazza, edito da Mursia, Caro papà, chi sono gli orchi? rema contro. La concretezza dei consigli che dà ai padri lo allontanano dagli “psicologi alla moda”. Le sue indicazioni pratiche su come iniziare un discorso con un bimbo di 4 anni, come fargli fare provvista di ottimismo anche se il mondo non è una fiaba, come non vergognarsi a parlare di sesso perché «i bambini non provano mai imbarazzo a fare domande», guidano i genitori verso quel “coraggio dell’imperfezione” che salva dal panico. E Vito Piazza i bambini li conosce bene: per 17 anni maestro nella periferia milanese, oggi, da ispettore del ministero, sonda le realtà più disagiate d’Italia, oltre a insegnare Psicologia alla Statale di Milano.
Vita: Leggendo il suo libro viene da pensare: sembra facile… Ma come fa un padre, o un insegnante, a sintonizzarsi con la testa e il cuore di un bambino?
Vito Piazza: La scuola e la famiglia devono abbandonare la mentalità promozionale che le caratterizza. Se legge i programmi delle materne e delle elementari, ci troverà la prefigurazione di bambini rampanti, yuppies già a 5, 6 anni, che sanno le materie ma non le ragioni del cuore. I dirigenti scolastici si sentono manager, come se la scuola fosse un’azienda, mentre i genitori proiettano sui figli i propri desideri caricandoli di “must”. E poi magari non si accorgono di un mal di pancia.
Vita: Nel libro, lei dà molta importanza alle parole. Dice che un padre le deve pesare e vivere prima di pronunciarle al bambino. Perché?
Piazza: Le parole sono evocative, arrivano alla testa e al cuore. E questa è la strategia del pedofilo. Se affascini tuo figlio con le parole, fai in modo che a queste associ certe atmosfere, certe immagini, il ricordo di quello che dici sarà sempre con lui. Anche quando ricevesse sgradevoli attenzioni, e in quel momento le tue parole vincerebbero sulle lusinghe dell’orco. È un po’ come lasciargli l’orsacchiotto nel letto quando comincia a dormire da solo nella sua cameretta. La tua voce lo accompagnerà sempre.
Vita:E perché è fondamentale il modo di porgli le domande?
Piazza: Perché il pedofilo sceglie le vittime fra i più remissivi. Se si fanno domande aperte, senza la risposta sottintesa, il bimbo può decidere cosa dire di testa sua. Se insegni a tuo figlio a pensare, magari con semplici giochi di ruolo in cui tu impersoni l’orco e lui deve difendersi, gli verrà naturale dire di no.
Vita: Ma esiste una ricetta per stare al sicuro?
Piazza: Se non fai parte della soluzione, allora fai parte del problema.Per evitarlo tu papà non devi essere né autoritario né anarchico. Semplicemente democratico.

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