Welfare

Emergenza Nord Africa, sei mesi di proroga

Una circolare del Ministero dell'Interno consente a un'ampia fetta di profughi che non hanno lasciato i centri di accoglienza di rimanere ancora oltre la scadenza del 1 marzo. Ma il Cir avvisa: si rischia il caos

di Redazione

Chi non è andato via dai centri di accoglienza dell’Emergenza Nord Africa potrà rimanere per almeno 6 mesi. Questo in parole povere appare il succo della circolare del ministero dell’Interno sulla chiusura dell’Emergenza Umanitaria del Nord Africa datata 1 marzo, ma resa nota solo oggi. La circolare prevede che le misure di accoglienza potranno proseguire sia in favore dei minori non accompagnati e delle altre categorie vulnerabili (disabili, anziani, donne in stato di gravidanza, genitori singoli con minori, vittime di tortura, stupri o altre forme di violenza psicologica, fisica o sessuale, disabili e persone bisognose di assistenza sanitaria) sia per i nuclei familiari con minori e sia, infine, anche per gli stranieri in attesa di essere sentiti dalle commissioni territoriali o in attesa della definizione di ricorso nonché quelli in attesa di ricevere un permesso di soggiorno e/o un titolo di viaggio.

L'Emergenza Umanitaria del Nord Africa è  il progetto del ministero dell'Interno di accompagnamento e sostegno nelle strutture (profit e del Terzo settore) italiane delle 20mila persone fuggite dalla guerra in Libia nell'estate del 2011. Il progetto si sarebbe dovuto chiudere alla mezzanotte del 1 marzo.
 
Invece ora arriva un sostanziale ripensamento. Il Cir, Comitato Italiano Rifugiati, in una nota, fa i conti: mettendo insieme i 7.400 profughi ancora in attesa di essere sentiti dalle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale; i circa 1.100 profughi appartenenti a gruppi vulnerabili; le famiglie con bambini; un numero stimato di 1.300 persone in attesa di ottenere il permesso di soggiorno per motivi umanitari e infine quelli che – e dovrebbero essere pressoché la totalità – attendono il rilascio del titolo di viaggio, si arriva alla popolazione quasi complessiva dei profughi che risultavano a febbraio ancora in accoglienza. E per queste categorie l’accoglienza viene prolungata dalla circolare. Si deve togliere a questi il numero di quelli che con la buonuscita di 500 € a persona, o in attesa di tale pagamento, sono andati via dai centri in questi giorni.

Il CIR si dichiara soddisfatto che le famiglie, i disabili e anziani, le donne in stato di gravidanza e le vittime di tortura e violenza grave possano ancora essere assistiti dallo Stato. Tuttavia ritiene che questa circolare "possa creare una situazione caotica, che d’altronde si sta già verificando in alcune città, a causa della tardività delle disposizioni e della eterogeneità del trattamento nelle diverse provincie e regioni. La circolare parlando della prosecuzione dell’accoglienza indica l’individuazione di “apposite soluzioni” che al momento non appaiono però fattibili considerando che nel sistema SPRAR non risultano posti disponibili".
 
“L’esperienza della gestione della cosiddetta Emergenza Nord Africa deve essere la base per un ripensamento radicale del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Si deve  superare l’approccio emergenziale, si deve costruire un coordinamento centrale e garantire uno standard uniforme e dignitoso in tutto il territorio nazionale. Altrimenti si rischia di sperperare fondi pubblici e danneggiare, anziché appoggiare, il percorso di integrazione” dichiara Christopher Hein, direttore del CIR.

“È con soddisfazione che accogliamo l’emanazione da parte del Ministero dell’Interno della circolare che, rispondendo positivamente alle principali richieste formulate dall’Anci, individua una soluzione più ‘morbida’ e sostenibile per la conclusione dell’emergenza Nord Africa”. È quanto dichiara Flavio Zanonato, sindaco di Padova e delegato Anci all’immigrazione.
“Si dimostra ancora una volta – aggiunge – l’importanza e la necessità del lavoro svolto ai Tavoli interministeriali che, attraverso il confronto tra Istituzioni centrali e rappresentanti dei territori, può portare all’individuazione di soluzioni condivise. Resta il rammarico per il tempo perso negli ultimi mesi, ma speriamo che il risultato raggiunto attenui le preoccupazioni dei territori e assicuri le necessarie garanzie a quanti rischiavano di rimanere senza misure di adeguata protezione”.

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