Welfare

Emergenza Nord Africa, lo Stato non paga

Le comunità del non profit, solo per le accoglienze di minori, hanno già maturato un credito di 9 milioni di euro. Ma lo Stato non paga da novembre 2011. E il 2013 sarà un buco nero

di Sara De Carli

Natale Forlani lo dice senza giri di parole: l’emergenza Nord Africa è stata coperta fino a novembre 2011. Dopodiché si «aspetta che il Ministero dell’Economia rifinanzi la struttura commissariale che fa capo a Gabrielli». In sostanza a cooperative, associazioni e comunità che hanno accolto i minori in fuga dall’emergenza Nord Africa «sono stati pagati 9 milioni di euro, ma altrettanto è il maturato ad oggi». Un credito di 9 milioni di euro, con operatori che da mesi hanno gli stipendi sospesi o rimandati. E che si affaccia sul fatto che l’emergenza è in vigore fino al 31 dicembre 2012: dopodiché l’emergenza finisce e i soldi, che già ora non arrivano, finiranno del tutto.
Natale Forlani è il dg dell’area immigrazione del Ministero del Welfare e nell’ambito dell’emergenza Nord Africa è soggetto attuatore unico per i minori. Ne sono arrivati 4.400, la scorsa primavera, «di cui molti sono scappati», ammette. Oggi «le strutture temporanee sono pressoché vuote, da 1.400 ne sono rimasti una settantina. Nelle altre strutture di accoglienza ce ne sono 2.200, anche se secondo i nostri calcoli di prospettiva la situazione andrà a sgonfiarsi per fine anno, perché moltissimi ragazzi diventeranno maggiorenni», spiega.

Solo un mese pagato
Il caso dei mancati pagamenti è stato sollevato dal CNCA: cinque sue comunità di accoglienza tra Puglia, Sicilia, Umbria, Campania e Calbria, con duecento minori dell’emergenza Nord Africa accolti complessivamente, vantano un credito di 600mila euro. «Il conto» della pronta risposta del non profit all’emergenza «viene fatto pagare a organizzazioni sociali che sono già sotto forte pressione», dice Liviana Marelli, responsabile minori del Cnca.
La prima a lanciare l’allarme è stata la Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme, di cui è presidente don Giacomo Panizza: i ragazzi sono accolti in un bene confiscato alla mafia, che tra Natale e oggi è già stato oggetto di tre attentati intimidatori. «Questa struttura è nata il 31 luglio 2011 proprio per rispondere all’emergenza Nord Africa», ricorda Marina Galati, coordinatrice di tutti i servizi della onlus. In questi dodici mesi sono passati 14 ragazzi, di cui 11 ancora sono ancora qui: li hanno accompagnati nell’inserimento a scuola, alcuni avviati al lavoro, per tutti è stato fatto un grande lavoro di integrazione, «perché questa non è una struttura di contenimento o un albergo», ci tiene a precisare, «qui c’è un progetto». Lo Stato però ci ha pagato solo il giorno 31 luglio e il mese di agosto, poi più nulla: «Vantiamo un credito di circa 230mila euro. Fino a marzo ci siamo appoggiati alle banche, che ci hanno garantito dei fidi, ma i castelletti finiscono… Ci hanno spiegato che c’è un blocco, che il Ministero dell’Economia non ha rifinanziato la Protezione civile, però da aprile, in poche parole, i nostri sei operatori non hanno lo stipendio».

Dopo il 31 dicembre
Forlani non si stupisce e rassicura. «Abbiamo pagato fino alle rendicontazioni di novembre 2011. Ma il Governo si è impegnato a coprire l’intero 2012, è solo una carenza di liquidità. Non è una questione di queste cinque comunità, tutti i soggetti attuatori sono nelle medesime condizioni. Capisco la difficoltà, ma per quanto riguarda i minori nessuno ha chiuso, in altri casi, so che qualcuno lo ha fatto». E per la verità fa anche balenare la possibilità di una revisione al ribasso delle rette concordate: «dopo la fase di avvio di una struttura, i costi si possono ridurre, sfruttando le economie di scala». Ma per Liviana Marelli il tema vero è un altro ancora: «L’emergenza Nord Africa termina il 31 dicembre e nulla è stato previsto in vista della conclusione della fase emergenziale. Non abbiamo alcuna indicazione. Chi garantirà le risorse per l’accoglienza e i percorsi di avvio all’autonomia di questi ragazzi?». Alla fine dell'emergenza questi ragazzi infatti rientreranno tra i minori stranieri non accompagnati, che sono in carico ai Comuni dove si trovano: «La governance dell'emergenza però ha escluso l'Anci, nonostante le buone competenze che avevano maturato sul tema», continua Marelli. «A gennaio quindi ci troveremo con il rischio di uno scaricabarile legale, con i Comuni che faranno ricorso perché in effetti loro non hanno mai dato mandato per il collocamento di questi ragazzi nelle comunità. Il cerino resterà nelle mani delle organizzazioni e molte già hanno annunciato che li dimetteranno».
 


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