Mondo
Emergenza incendi, Wwf: nel 2021, 170mila ettari in fumo
Mentre dal Friuli in fiamme arriva la notizia della morte di una volontaria di Protezione civile, il Wwf presenta il suo Rapporto 2022 che espone cifre spaventose per l'Italia ma anche per tutta l'Europa mediterranea. Il dato sui roghi dello scorso anno registra un +60% in termini di estensione rispetto alla media 1980-2018. Seicentomila gli ettari bruciati se si considerano i Paesi europei del Sud
Mentre il Carso brucia ancora – con la notizia di una volontaria di protezione civile morta ieri, Elena Lo Duca, 55 anni, uccisa nell'Udinese dal crollo del tronco di un albero – e mentre si rincorrono, in tutta la Penisola, notizie di altri roghi, il Wwf ricorda come in Italia, come in tutto il Sud Europa, quella degli incendi sia una malattia del nostro ambiente che rischia di diventare endemica.
"Nel 2021 più di 600mila ettari sono andati in fumo nei sei paesi euromediterranei di Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Grecia e Turchia, una superficie ben superiore alla media dei decenni precedenti, come già era accaduto nel 2017 e nel 2020. In Italia sono stati percorsi dalle fiamme circa 170.000 ettari, il 60% in più della media 1980-2018, la maggior parte dei quali nel sud e nelle isole". Un dato sconvolgente che emerge dal nuovo report Wwf: “Spegnere oggi gli incendi di domani. Dalla gestione dell’emergenza a gestione e prevenzione del rischio”, (scaribile a piede di questo servizio), che conferma il trend anche per il 2022, iniziato nel peggiore dei modi.
La superficie percorsa dalle fiamme in Europa nei primi mesi del 2022, infatti, è stata ben 5 volte maggiore rispetto alla media del periodo 2006-2021, differenza che ora si è ridotta a "solo" tre volte maggiore ma che è destinata nuovamente ad aumentare con l'arrivo del picco estivo degli incendi. "La differenza con le passate annualità", prosegue la nota, "è che nel 2022 la stagione degli incendi è cominciata prima: ondate di calore anticipate (in alcuni Paesi sono stati superati i 40°C già a giugno) e una straordinaria siccità invernale hanno reso la vegetazione più secca e quindi maggiormente infiammabile, creando una condizione perfetta per la combustione".
Il quadro europeo
In Europa con la stagione estiva si sono già innescati i primi incendi dilaganti, dovuti alle temperature fuori controllo. Gli incendi stanno divampando nel sud della Francia e al nord di Spagna e Portogallo, ma anche in Marocco e Grecia si stanno affrontando i roghi e sono già migliaia le persone sfollate. A causa di questo cambiamento del clima, un ulteriore rischio è lo sviluppo degli incendi in regioni solitamente non soggette a questo rischio, come al centro e al nord Europa. Oltre a frequenza e intensità, anche le dimensioni degli incendi stanno aumentando, dando vita ai cosiddetti “mega-incendi”, responsabili della maggior parte delle superfici bruciate e molto difficili da domare.
Una serie di fattori, si legge nel report WWF, contribuisce a rendere il paesaggio più infiammabile e quindi facilita l’innesco e la propagazione degli incendi: questi sono sia fattori climatici e metereologici come ondate di calore e periodi siccitosi più lunghi, che fattori socio-economici come l’espansione delle superfici incolte e di quelle edificate con conseguente aumento dell’interfaccia urbano-foresta, dove l’interconnessione tra aree urbane e natura è molto stretta e di conseguenza la probabilità di innesco di incendio è maggiore.
Lo spiega chiaramente Isabella Pratesi, direttrice Conservazione del WWF Italia: “Se gli incendi stanno cambiando, le strategie devono adattarsi per governarli " , sottolinea, bisogna investire e potenziare tutte la azioni in grado di assicurare la prevenzione del rischio, rendendo il territorio meno infiammabile per limitare di conseguenza l’estensione dell’incendio e rendere così possibile l’eventuale lotta con i mezzi antincendio. È necessaria una gestione attiva del territorio, così come potenziare il coordinamento tra gli enti interessati”.
(Nella gallery sottostante, le foto gentilmente concesse dal Wwf Calabria e dal fotografo Lillo Gioffrè, mostrano boschi di acanti calabresi prima degli incendi del 2021, di cui agli scatti successivi)
Numeri drammatici
Il numero degli incendi nei paesi euromediterranei aumenta del 20-30% ogni dieci anni. Se la temperatura globale aumentasse di 3 °C, ben 15 milioni di cittadini europei in più sarebbero esposti almeno 10 giorni l’anno ad alto se non estremo pericolo d’incendio. Il numero di incendi estremi aumenterebbe così globalmente fino al 14% entro il 2030, del 30% entro la fine del 2050 e addirittura del 50% entro la fine del secolo.
Oltre il 97% degli incendi in Europa è riconducibile all’attività umana, la maggior parte dei quali per colpa. Negligenza, imprudenza, inesperienza e disattenzione causano l’ignizione del fuoco senza la volontà di arrecare un danno, ad esempio in seguito ad un’errata gestione di pratiche agricole o forestali come abbruciamento di stoppie e potature, incendio di rifiuti, o attività ricreative come barbecue e fuochi pirotecnici. Le principali conseguenze sono invece solitamente perdita di vite umane, piante o animali, danni ad infrastrutture, degrado del suolo e diminuzione di produttività e funzionalità degli ecosistemi, oltre che emissione in atmosfera di ingenti quantità di polveri e CO2 con pesanti conseguenze sul riscaldamento climatico già in atto.
Sul che cosa fare, il WWF ha le idee chiare in termini, soprattutto, di prevenzione del rischio "tramite idonea gestione forestale e agricola del paesaggio al fine di renderlo meno infiammabile, effettuando un monitoraggio che possa individuare le zone a maggior rischio, ma anche tramite un approccio “dal basso verso l’alto” che sensibilizzi, responsabilizzi e renda le comunità locali protagoniste nella prevenzione promuovendo corrette pratiche ed abitudini". Ma poi viene il momento del ripristino delle aree colpite dalle fiamme, "quando necessario, con soluzioni 'basate sulla natura'”. Last but not least "assicurare i finanziamenti necessari a programmi e misure di prevenzione nonché ad integrarle nei piani di gestione del territorio, ad esempio riallocando parte delle ingenti somme ora destinate alla lotta attiva" e costruire "una miglior sinergia e dialogo fra tutti gli enti, settori e attori coinvolti nel problema a scala locale, nazionale ed internazionale, evitando separazione delle competenze anche in un’ottica di pianificazione integrata del territorio".
Insomma, uscire dall'emergenza costruire la prevenzione. "Diventa quindi essenziale adottare una corretta strategia", concludono al Wwf, "che affronti il problema prima che si manifesti, attraverso la pianificazione di adeguate strategie di gestione e prevenzione del rischio".
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