Sostenibilità

Emergenza gas, il Wwf: “Crisi prevedibile”

"Serve una vera svolta verso l’efficienza e i risparmi energetici"

di Redazione

Il Wwf prende posizione sul tema energia. “Oggi il Consiglio dei Ministri – si legge in una nota dell’associazione ambientalista – si appresta ad approvare l?ennesimo decreto per far fronte a un?emergenza, esplicitando ancora una volta la totale mancanza di una regia e di una strategia energetica in Italia. Data la dipendenza dell?Italia da fonti energetiche estere, una possibile crisi era ampiamente prevedibile. Occorre però avere la capacità di trovare risposte vere, di medio e lungo termine, che non solo alleggeriscano la nostra dipendenza con l?estero, ma che alleggeriscano anche i nostri consumi. Le scelte del Governo sono state tutte orientate a garantire invece produzioni e consumi, mentre dovrebbero essere indirizzate a trasformare le produzioni e a orientare e governare i consumi. Proprio in questa condizione di dipendenza, una vera svolta verso l?efficienza e i risparmi energetico alleggerirebbe di molto l?attuale necessità di prodotti fossili e consentirebbe da un lato di meglio razionalizzare la gestione del gas e dall ?altro di investire in fonti rinnovabili e autoproduzione. In Italia, ad esempio, esiste un enorme potenziale di risparmio conseguibile attraverso l?efficienza; per la sola elettricità tale potenziale è stato stimato dall?Agenzia Nazionale per l?Ambiente pari addirittura a 153 Terawattora (TWh). Ma il nostro paese finora non ha fatto praticamente niente per incrementare la propria efficienza energetica, una scelta che ridurrebbe la nostra dipendenza anche dalla rete elettrica e diminuirebbe i picchi di consumo che oggi sono una delle principali cause che giustificano la realizzazione di nuove centrali. Alcune delle misure proposte sono giuste, per esempio il risparmio energetico, ma l?efficienza energetica è molto più complessa, riguarda il modo di costruire e ristrutturare le case come la gestione delle imprese, e in tal senso non può solo far rima con emergenza. Il decreto di oggi rischia di peggiorare la situazione, invece di migliorarla, perché alimenta la speranza dei nostri maggiori enti energetici che le regole ambientali e sulla salute possano non essere rispettate, quando il mondo ormai sta integrando politica energetica e politica ambientale, a cominciare dal protocollo di Kyoto. Nonostante la drammatica situazione internazionale del petrolio, che secondo alcuni analisti ha raggiunto il picco proprio mentre si affacciano sul mercato nuovi grandi consumatori (a cominciare da Cina e India), l?Italia non ha fatto nulla per andare verso un modello energetico teso a renderla il più possibile indipendente: e i cardini dell?indipendenza energetica, per un paese povero di materie prime ma ricco di sole, vento e di tradizioni agricole, non possono che essere efficienza energetica e fonti energetiche rinnovabili. E a questo proposito, le tanto ?sottovalutate? fonti rinnovabili potrebbero da sole coprire il fabbisogno energetico consumato per riscaldare l?acqua a bassa temperatura: attualmente se ne spende 1/3 del totale per questo uso. Almeno il 60% di questo consumo potrebbe essere fornito dai collettori solari con un risparmio di almeno 30 Mtep (Milioni di tonnellate equivalenti). Si continua a proporre invece la riapertura delle vecchie e deleterie centrali a olio combustibile, una misura che ci costerà tanto in termini di salute, di costo del petrolio e di future emissioni di CO2 (che con il protocollo di Kyoto hanno un costo salato). Ecco alcuni dati che fotografano la situazione energetica nazionale: 1. L?Italia presenta una forte dipendenza energetica che ammonta a quasi l? 85% dei consumi complessivi: il nostro paese di fatto deve importare la maggior parte dei combustibili fossili (petrolio, carbone e gas). 2. Il rilancio e l?uso dell?olio combustibile da bruciare nei vecchi impianti, inefficienti ed inquinanti, per i quali era magari già stata prevista la dismissione, vuol dire ricorrere a centrali con efficienza inferiore al 35% . Questa scelta equivale a sprecare quasi i 2/3 dell? energia, se a questo si aggiunge che questo tipo di impianti è tra i più inquinanti e che ogni kWh prodotto in essi comporta emissioni più che doppie rispetto a quelle di una moderna turbogas, ci rendiamo subito conto che questa scelta non solo finirà per non farci rispettare gli impegni di Kyoto, ma provocherà la massiccia immissione in atmosfera di composti nocivi alla stessa salute umana (polveri, COV, NOX, SOX, ecc.). 3. Il costo del non rispetto dei limiti di emissione della CO2 previsti dal Protocollo di Kyoto e regolamentati dalla direttiva ETS, costa per ogni tonnellata di anidride carbonica più di 25 euro. 4. Se soltanto sostituissimo le apparecchiatura elettrica oggi in funzione, da quelle domestiche a quelle industriali, con quelle più efficienti già disponibili sul mercato, si potrebbe risparmiare circa il 47% dei consumi elettrici nazionali. Se quindi pianificassimo una tale sostituzione potremmo stabilizzare i consumi energetici almeno per i prossimi 20 anni. 5. Si pensi solo al caso del solare termico che costituisce una tecnologia matura, affidabile e competitiva: in Italia sono stati istallati solo 550.000 m2 i pannelli, per contro la meno soleggiata Germania ne ha già istallati oltre 5.800.000 m2. 6. Se si considera che attualmente gli usi termici, che costituiscono complessivamente il 92 % di tutti gli usi finali domestici ed il 54,2 % dei consumi totali, vengono soddisfatti attraverso il ricorso a fonti non rinnovabili, prevalentemente gasolio e metano, e che nelle case delle famiglie italiane esistono ancora 8 milioni di boiler elettrici comprendiamo quale potrebbe essere l?immenso contributo che il solare termico potrebbe dare al bilancio energetico nazionale.”


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