E' emergenza fame in Europa. Solo cinque anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare lunghe file di cittadini davanti alle porte delle mense per poveri, delle associazioni caritative, delle parrocchie che distribuiscono cibo agli indigenti qui da noi, in città ricche come Londra, Parigi, Milano. Eppure ci siamo arrivati, quasi senza accorgercene, e nel colpevole silenzio dei media.
L'ennesima prova arriva dal
Rapporto sulla crisi economica in Europa pubblicato il 10 ottobre dalla Federazione internazionale della Croce Rossa, che
rivela come oggi nel nostro continente ci siano 43 milioni di cittadini con "Insufficienti risorse alimentari" e 120 milioni a rischio povertà, tanto da far parlare esplicitamente della "peggiore crisi umanitaria dal dopoguerra". Solo la Croce Rossa ha visto aumentare del 75% dal 2008 al 2012 il numero di europei che ricevono aiuti alimentari direttamente dai suoi tanti Comitati locali, portando il loro numero totale a 3,5 milioni.
I dati paese per paese sono ancora più sconcertanti. La notizia che ha fatto il giro del mondo in questo fine settimana riguarda la Gran Bretagna: qui la Croce Rossa ha deciso di riaprire la propria rete di raccolta e distribuzione gratuita di derrate alimentari, chiusa subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. In Lituana gli aiuti alimentari sono triplicati. In Francia le persone assistite sono 350mila; in Italia nella sola Milano (un tempo capitale economica, sottolinea la Croce Rossa) sono 50mila; in Spagna negli ultimi quattro anni i pacchi di cibo distribuiti sono passati da 900mila a 2,4 milioni.
Di fronte a queste cifre sconvolgenti il
Banco Alimentare, insieme ad altre organizzazioni caritative impegnate contro lo spreco di cibo e la povertà,
ha deciso di reagire lanciando una campagna straordinaria denominata proprio "Emergenza Alimentare". La decisione è stata presa, spiegano dal Banco, sia per l'
allarmante numero di poveri assoluti che si registra in Italia (ben 4 milioni) e i quasi 2 milioni di persone che ricevono aiuti alimentari tramite la rete di associazioni che fanno capo al Banco, sia per una recente decisione dell'Unione Europea che riguarda il programma di aiuti alimentari.
L'Europa ha infatti deciso di cambiare, dal 1° gennaio 2014, il programma europeo di aiuti alimentari agli indigenti: abolito l'attuale
Pead, che si basa sulle scorte da sovrapproduzione agricola (gestite in Italia dall'Agea), si passerà al piano
Fead, il nuovo fondo di aiuti europei per i bisognosi, con una dotazione economica ridotta (e non sufficiente, secondo
le raccomandazioni del Comitato economico e sociale europeo) e non più vincolato ai soli aiuti alimentari: ogni Stato membro infatti potrà scegliere di utilizzare il proprio finanziamento Fead (per l'Italia si parla di circa 35 milioni di euro l'anno) per combattere una o più forme di deprivazione, a scelta. Finora, sottolinea il Banco Alimentare,
grazie alla gestione di Agea il nostro paese da oltre 20 anni beneficiava della rete del "Pead", garantendo di fatto alla filiera di aiuto alimentare agli indigenti quantità importanti di prodotti: la Rete Banco Alimentare ha così donato i prodotti Agea che per ragioni di mercato non potevano più essere venduti a 8800 strutture caritative che assistono 1,8 milioni di persone ogni giorno. Dal 2014, però, il quadro rischia di essere diverso. Il Banco sta cercando alternative per reperire alimenti, ma non è facile. Per questo chiede l'aiuto di tutti, sottolineando che "milioni di poveri corrono il rischio di non ricevere più alcun aiuto alimentare in Italia dal 2014".
Nella foto: persone in coda davanti alla mensa per poveri dei frati francescani di via Callegari, Brescia
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