Non profit

emergenza cancro, e la cooperazione diventa sanitaria

L'Oms invita alla collaborazione globale

di Antonietta Nembri

Saranno Africa, Asia e Sudamerica i Paesi nei quali l’Oms prevede per i prossimi anni una vera e propria epidemia di nuovi casi di tumore. La malattia oncologica è diventata da tempo un problema globale ed è un’emergenza in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Per questo il documento finale del terzo International Control Cancer Congress (Iccc3) che si è tenuto a Cernobbio (Como) è un appello sottoscritto dagli oltre 400 delegati di 84 Paesi e indirizzato ai leader politici di Unione Europea e Unione Africana affinché il cancro sia incluso nell’agenda della collaborazioni internazionali.
Per quanto riguarda l’evoluzione del cancro nel mondo nei prossimi due decenni, nei Pvs si passerà dai 5,5 milioni nel 2005 ai 6,7 milioni del 2015, agli 8,9 milioni di morti per cancro nel 2030, mentre nei Paesi sviluppati i morti per cancro passeranno da 2,1 milioni nel 2005 ai 2,5 milioni nel 2030. Il cancro, nel 2030, risulterà la prima causa di morte, seguito dalle malattie ischemiche e dall’infarto, però con un andamento profondamente differente tra i Pvs e i Paesi sviluppati. Nei primi risulteranno in crescita i decessi relativi a tutte le patologie tumorali. Nel Nord del mondo invece le proiezioni al 2030 evidenziano una mortalità sostanzialmente stabile nelle diverse patologie tumorali, con la sola eccezione in crescita nel caso dei tumori al colon e in calo significativo per i tumori al polmone. Sono questi i dati illutrati da Ala Alwin, assistente del direttore generale dell’Oms.
Nel Continente africano, in particolare, la diffusione della malattia si presenta in modo drammatico per l’arretratezza economica e strutturale di molti Paesi e perché i sistemi sanitari, quando esistono, sono indirizzati principalmente alle storiche gravi malattie dell’area (malnutrizione, diarrea, malattie infettive). Inoltre, si stanno diffondendo stili di vita a rischio: fumo, alcool, cattiva alimentazione, esposizione ambientale e professionale a sostanze cancerogene. «La promozione di cooperazioni internazionali ed intercontinentali per il controllo del cancro, in primo luogo tra i Paesi del Medio Oriente e del Mediterraneo e tra i Paesi dell’America Centrale e del Sud America è stata oggetto di approfondimento in diversi gruppi di lavoro», ha osservato a fine congresso Marco Pierotti, presidente di Iccc3 e direttore scientifico della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori. «Il trasferimento delle esperienze maturate, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso, in Europa e negli Stati Uniti, nel campo della prevenzione, ricerca, assistenza e cura delle malattie oncologiche, infatti, è lo strumento principale a nostra disposizione per contrastare lo sviluppo delle malattie oncologiche nel Sud del mondo».
A questo proposito, il presidente della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori, Antonio Colombo a partire dalla necessità di questo impegno solidale, nelle scorse settimane, sentito il parere favorevole della Regione Lombardia, ha sollecitato un incontro con i presidenti delle Fondazioni Irccs pubbliche Policlinico-Mangiagalli e Istituto Besta per «elaborare un progetto comune per un possibile intervento nella realtà africana».


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