Non profit
Emergenza azzardo: solo questione di numeri?
Secondo Confindustria i "ludopatici” accertati in Italia sono solo 7mila. Ma nessuno sa quantificare la mole sommersa di persone che sono borderline che danno all'Erario 4 miliardi di euro attraverso le 400mila slot sul territorio
di Marco Dotti
Per affrontare un problema, prima di tutto bisogna porselo. Sul fronte dei danni sociali e sanitari se l'era posto l'allora Ministro Balduzzi, che ben presto dichiarò di alzare bandiera bianca dinanzi alla potenza pervasiva di chi nel settore fa business e opinione.
Ha continuato a porselo in una breve intervista che, ieri, ha però attirato l'attenzione di Confindustria Sistema Gioco Italia che ha subito replicato, con numeri e cifre.
Quali? Eccole: a Confindustria risulta che i “ludopatici” accertati e in cura in Italia siano 7000. Pochi, pochissimi. Fosse così il problema (quasi) non sussisterebbe.
Ma come in tutti i fatto sociali esiste ciò che statistici e sociologi chiamano “cifra nera”. In sostanza la mole sommersa di gente che chiede aiuto a gruppi e reti di aiuto informali (dalla famiglia al vicino di casa, dall'assessore del più piccolo dei comuni alla Caritas, per capirci). Poi ci sono tutti coloro che dai criteri della “malattia” vengono esclusi, perché curati per altre patologie connesse e spesso indotte dall'azzardo (alcoolismo, stupefacenti, depressione) e infine coloro che – pur sempre di criteri statistici o formalizzati da una norma si tratta – non rientrano nella categoria del patologico o del problematico, ma solo sulla linea sempre pronti a oltrepassarla. Sono questi borderline a dare alle casse dell'Erario – dati sempre di Confindustria – “4 miliardi di euro” solo dal gioco con le machinette che, sempre secondo Confindustria sono 400.000.
Beh, usando un'immagine forte, potremmo dire che questi cittadini borderline sono le vacche da mungere (dallo Stato e dai suoi concessionari: perché ricordiamolo che in Italia quello dell'azzardo è un sistema che lo Stato dà in concessione a privati), mentre i malati, che siano 7cento, 7mila o biblicamente 70 volte sette, sono vacche che di latte non ne hanno più. Ma restano uomini e donne come noi e la loro dignità non ha prezzo. Ha ragione quindi Balduzzi ad alzare la voce e la testa.
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