Salute

Embrioni un pò fantasmi

Genetica. Secondo il Corriere della serace ne sarebbero 400 senza più padre né madre

di Sara De Carli

Gli embrioni sovrannumerari crioconservati diventano orfani in due modi: perché i genitori hanno dichiarato per iscritto di rinunciare per sempre al loro impianto, o perché i genitori sono scomparsi nel nulla. Il censimento degli embrioni in stato di abbandono si fa così. Questo censimento si concluderà alla fine di gennaio, e «finché non saremo arrivati a quella data non intendo anticipare nessun numero, perché nessun numero è attendibile», avverte la dottoressa Giulia Scaravelli, dell?Istituto superiore della sanità. Neanche quello di 400 embrioni orfani pubblicato nei giorni scorsi sul Corriere della sera da Margherita De Bac. In realtà l?impressione è che se la lista si allungherà, lo farà di poco, senza intaccare il rapporto proporzionale con i 30mila embrioni crioconservati presenti in Italia. D?altronde nel censimento realizzato dal ginecologo Flamigni nel 2001 si contavano 250 embrioni abbandonati su 24.276 esistenti. Oggi come allora, la maggioranza dei genitori sembra voler mantenere il possesso e la paternità su di loro, tenendosi aperta la possibilità di un futuro impianto. Il loro destino Altro discorso, a prescindere dal numero, è quello che riguarda il destino di tali embrioni. La decisione spetta al ministro della Sanità, Francesco Storace. Quel che si sa è che subito dopo la conclusione del censimento saranno trasferiti nella nuovissima biobanca del Centro di risorse biologiche di Milano, inaugurato a metà dicembre. Paolo Rebulla, il direttore, spiega che si limiteranno a conservarli, poiché al momento la legislazione italiana non dice che farne. «Abbiamo presentato dei progetti di ricerca per migliorare le tecniche di crioconservazione e stabilire se gli embrioni sono vitali a partire da marcatori della qualità degli ovociti: in nessun caso si toccheranno a scopi di ricerca scientifica». Questa opzione quindi, pur sostenuta dall?Accademia dei Lincei e dall?Associazione Luca Coscioni – «non perché questi embrioni siano meno degni degli altri», ha detto Marco Cappato, «ma perché questi non nasceranno mai» – sembra essere ad oggi la più remota. L?alternativa al congelatore saecula saeculorum è l?adozione. Alla Comunità Papa Giovanni XXIII, la prima che si era mossa in favore dell?adozione degli embrioni abbandonati, si dicono «dispiaciuti del fatto che il numero è aumentato rispetto al censimento precedente, ma pronti a stimolare il ministro perché decida per l?adottabilità». Un incontro, a tal proposito, lo hanno già avuto in agosto. Oggi, dopo il parere favorevole emesso a novembre dal Comitato nazionale di bioetica (www.governo.it/bioetica/pareri), che dichiara che questa pratica adottiva non ha nulla a che fare con una fecondazione eterologa, la loro proposta sembra avere qualche chances in più. Almeno trenta coppie sono pronte ad adottarli, pur consapevoli delle basse probabilità di riuscita e dell?alta probabilità che i bambini che nasceranno saranno comunque malformati (spesso questi embrioni hanno meno del 50% di cellule vive). La clinica sparita Questo d?altronde è l?unico paletto che loro hanno messo. «Nessuna selezione in base alla qualità. Anzi, noi siamo disponibili anche ad adottare gli embrioni scartati dalle altre coppie», dice Enrico Masina. La Giovanni XXIII durante lo scorso anno aveva avviato i contatti con una clinica di Barcellona: una coppia aveva già ottenuto l?impianto di due embrioni, ma la gravidanza purtroppo non è andata avanti. Da dicembre però la clinica è scomparsa nel nulla: «Non riusciamo più a metterci in contatto con loro, i numeri di telefono che avevamo ora risultano inesistenti », spiega Masina. «In un forum su internet abbiamo letto che la clinica ha chiuso perché gli embrioni orfani sono finiti. Speriamo sia vero, e guardiamo a quelli italiani».


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