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Eluana, si decide l’11 novembre

Respinto dalla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione proposto da Camera e Senato. L'ultima parola adesso spetta alla Cassazione

di Franco Bomprezzi

Adesso l’ultima parola spetta alla Cassazione a novembre. Il caso di Eluana Englaro ha vissuto ieri un altro momento importante, con la decisione della Corte Costituzionale di respingere, senza entrare nel merito, il conflitto di attribuzione proposto da Camera e Senato. E’ sempre più evidente che sul tema della fine della vita occorre un intervento legislativo condiviso, se non si vuole che sia la magistratura a decidere al posto della politica. Ecco come i giornali di oggi hanno affrontato l’argomento, in una giornata ancora dominata dalla crisi finanziaria e dai provvedimenti del Governo a garanzia delle banche e dei risparmiatori.



“Eluana, la Consulta dà torto alle Camere”. La Consulta ha dato torto al Parlamento sul caso di Eluana Englaro, che da 16 anni viene tenuta artificialmente in vita dopo un incidente stradale, riassume in prima pagina il Corriere della Sera. La Consulta infatti ha dichiarato inammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato da Camera e Senato. Cassazione e Appello (che avevano stabilito le condizioni per l’interruzione dell’alimentazione) non avrebbero legiferato sostituendosi al Parlamento. Ieri in Corte d’Appello il padre Beppino Englaro ha comunque detto di dover aspettare per ogni altro passo una nuova sentenza della Cassazione attesa per l’11 novembre, dopo che la Regione Lombardia aveva detto no al distacco dell’alimentazione forzata. Questi i fatti. Il servizio all’interno a pag 23 offre un faccia a faccia politico fra Gaetano Quagliarello (Pdl) e Luigi Zanda (Pd). Quagliarello, artefice della mozione che in Senato aveva sollevato il conflitto davanti alla Consulta: «Quella della Consulta è una decisione pilatesca: potevano entrare nel merito della questione, c’erano tutti i motivi». Zanda: «Non sono sorpreso dalla decisione della Corte, era assolutamente prevedibile. Noi l’avevamo detto fin dall’inizio che il conflitto con la Cassazione non stava in piedi».

Un sintetico richiamo in prima su Repubblica al “Caso Eluana, no della Consulta al Parlamento”. Il titolo portante è per “Un fondo per salvare le banche italiane”. A pagina 15, i servizi. Inizia Piero Colaprico che ricorda che, oltre al no al Parlamento (non ci sarebbe dunque stata invasione di campo da parte dei giudici, che non si sono per la Consulta sostituiti al potere legislativo), ci sono «due fatti da registrare: il sì all’udienza in tempi rapidi da parte della Corte di Cassazione; e l’accordo a Milano per eliminare dalla scena la “sospensiva” della sentenza». «Le cose piano piano stanno andando per il verso giusto», dice Beppino Englaro. Il centrodestra si indigna ma il mondo cattolico sembra frammentato. Circola in queste ore un appello (“Lasciamo che Eluana riposi in pace”) con le firme di 22 esponenti del mondo cattolico. L’11 novembre la Corte di Cassazione si riunirà a Roma, a sezioni unite ed esaminerà gli ultimi ricorsi. Di spalla, Caterina Pasolini intervista Eugenia Roccella: “Invasione di campo non sono i giudici a dover fare le leggi”. La sottosegretaria aspetta le motivazioni della Corte ma secondo la Roccella l’invasione c’è stata: «Il Parlamento deve riprendersi le sue prerogative. Adesso stiamo lavorando per fare una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento in base all’articolo 31 della Costituzione che parla di libertà di cura e non di diritto a morire»; «c’è il diritto a scegliere le cure, a rifiutarle, c’è la libertà di morire che è cosa ben diversa dal diritto all’eutanasia sulla cui strada sembrano avviarsi le decisioni dei giudici».

In prima pagina de La Stampa nulla sul caso Englaro. Si trova un breve articolo nelle pagine di cronaca che spiega i fatti di ieri, ovvero la decisione della corte costituzionale che ha respinto la  richiesta del Parlamento di annullare la sentenza della Cassazione e che aveva giudicato l’idratazione e l’alimentazione forzata di Eluana un trattamento sanitario e ne aveva permesso l’interruzione rimandando la questione ai giudici della Corte d’Appello. L’11 novembre sarà la Cassazione a esprimersi definitivamente.

“Caso Eluana La Corte costituzionale e il tribunale di Milano danno ragione al padre” è questo il piccolo richiamo in prima pagina del manifesto. A pagina 8 l’articolo di Mariangela Maturi sul Manifesto che nell’incipit osserva “Uno, e due. In poche ore la magistratura dà doppiamente ragione alla famiglia Englaro. (…) Per l’ennesima volta il sigror Englaro ha comunque espresso l’intenzione di non procedere con la sospensione dell’alimentazione forzata sino a quando la corte di Cassazione non avrà detto l’ultima parola”.  E chiude: “Se la Cassazione confermasse la sentenza che autorizza la sospensione del trattamento, resterebbe da stabilire dove e come metterla in atto. Sempre che Formigoni non si inventi qualche altro impedimento: il presidente della Lombardia ha già tentato di dribblare la sentenza affermando che in terra lombarda «nessun hospice può accogliere Eluana» per staccarle il sondino. «Non era previsto l’intervento della Regione – sostiene l’avvocato Alessio – conservo una flebile speranza che si facessero da parte». Il padre di Eluana è pronto ad agire contro la Regione, ma solo dopo il verdetto della Cassazione”.

Su Eluana richiamo in prima de il Giornale: “Eluana, la vita in mano ai giudici”. Poi a pag. 19 la cronaca della giornata con lo stop della Corte Costituzionale ai ricorsi di Camera e Senato da un lato e il “non luogo a procedere” della Corte d’appello sulla richiesta della Procura generale che voleva sospendere l’esecutività immediata della sentenza che autorizzava l’interruzione dei trattamenti. Due vittorie per Beppino Englaro. Ora tocca alla Cassazione pronunciare la parola definitiva, l’11 novembre.

Al caso Englaro, Avvenire dedica il fondo a pagina 13. Si espone il fatto in modo molto sobrio, riportando poi alcune reazioni politiche all’inammissibilità decretata dalla Corte costituzionale : “si tratta di una decisione pilatesca e da ieri sera è diventato ancora più urgente legiferare in Parlamento sulle problematiche legate alla fine della vita”, ha detto Gaetano Quagliarello, vice-capogruppo del Pdl al Senato. Concorda Eugenia Roccella che, al di là del ricorso,  rileva l’ingerenza da parte dei giudici e sottolinea la necessità, così come il senatore del pd Roberto Di Giovanpaolo, di introdurre una regolamentazione condivisa su aspetti così delicati. Più duro Buttiglione secondo cui occorrerebbe una riforma costituzionale per chiarire in modo inequivocabile che le leggi le fa il Parlamento e non i giudici, convinto che l’intervento della consulta si ponga “in diretto opposizione alla coscienza del paese”. A fianco, un pezzo di Nello Scavo (“E Milano aspetta la Cassazione”), in cui si mette a fuoco la posizione della regione Lombardia nella vicenda: “Nessuna struttura sanitaria poteva accogliere Eluana per sospendere il trattamento”, era stato precisato. Giulio Boscagli, assessore regionale alla Famiglia, sottolinea che “in Lombardia lo stato vegetativo è considerato come una grave disabilità e come tale cerchiamo di farcene carico al massimo”. E, proprio contro la Regione, Beppino Englaro si dice disposto a dare battaglia.

Più sbilanciato, a pagina 3 dell’inserto di Avvenire “È vita”, il titolo di un articolo di Elisabetta Del Soldato: “Fine vita: anche a Londra nelle mani dei giudici”, in cui si paragona (con le debite differenze) il caso Englaro a quello di Debbie Purdy, 45 di Bedford (Inghilterra), malata di sclerosi multipla, che ha considerato la possibilità di recarsi in Svizzera per avvalersi dei “discutibili servigi della tristemente famosa associazione eutanasica Dignitas”, ma teme che il marito, tornando in Inghilterra, possa essere perseguito per averla aiutata a morire (per la legge britannica rischia una sentenza fino a 14 anni di reclusione) e chiede quindi un emendamento della legge. Si attende una decisione dell’Alta Corte. Anche in Inghilterra la questione trascende il singolo caso della signora Purdy: sebbene esista un a precisa normativa sul fine vita esistono aree che possono creare confusione e provocare controversie. Un  medico, per esempio, può legalmente somministrare un paziente terminale forti dosi di un oppiaceo come la morfina, anche se questa accorcerà i suoi giorni. Se l’intenzione è quella di alleviare il dolore non può essere incriminato e – si dice  nell’articolo – sono molti i medici che hanno ammesso di aver somministrato dosi letali. La British Medical Association, che rappresenta i medici nel Regno Unito, si oppone a ogni forma di eutanasia, ma per molti di loro se non è accettabile commettere un atto che causi la morte, lo è evitare di commetterne uno che potrebbe salvargli la vita: la distinzione è sottile e il terreno minato. Forse, come dice Melazzini, sarebbe opportuno evitare di mettere tutte le malattie degenerative nel calderone delle malattie “terminali”…

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Crisi della finanza
Sole 24 Ore – «Rete di sicurezza per le banche italiane» sparato su nove colonne: è il titolo e la notizia di apertura del Sole. Ovvio. Fondo di Guido Gentili: «Diga necessaria per ritrovare un po’ di fiducia», cioè lo Stato ha fatto quanto previsto dalla Costituzione all’art. 47, cioè fa quadrato per proteggere il risparmio, non c’erano alternative, si sono messe le basi per un futuro meno incerto e per evitare che anche una sola banca fallisca, come ha detto Tremonti. Molto interessante anche un altro articolo in prima, a firma Alberto Alesina e Guido Tabellini, in cui ci si chiede: come mai in pochi giorni tutto è precipitato così? La perdita di fiducia di questi tempi, il panico globale è davvero giustificato? No. Le stime per la crescita mondiale, pur ridotte di circa 1 punto dal Fmi, sono comunque positive. Eppure la sfiducia genera altra sfiducia, in un circolo vizioso pericolosissimo per cui la liquidità non circola più, nessuno si fida più di nessuno, nessuno investe, nessuno presta. Niente di nuovo, per carità, fenomeni del genere si sono già visti nei paesi emergenti, ma è la prima volta che succede a livello mondiale e che riguarda economie “solide”. Che fare dunque? Soluzione: convincere le banche a prestare di nuovo denaro. Difficile, ma possibile se gli Stati, invece di immettere solo liquidità, accettassero di garantire, oltre ai depositi, anche i prestiti a breve e medio termine, come ha già fatto l’Irlanda e ha annunciato la Gran Bretagna. Altrimenti tra un po’ oltre a far arrivare liquidi alle banche bisognerà farlo arrivare anche alle imprese. Tremate, governi, tremate.
Corriere della Sera – Le rassicurazioni di Berlusconi, «Nessuna banca fallirà, garantiti i depositi dei risparmiatori». Il salvagente del governo prevede che il Tesoro potrà entrare nel capitale delle banche a rischio crac, acquistando azioni privilegiate senza diritto di voto. Inoltre si estenderà la garanzia pubblica sul fondo interbancario che copre i depositi dei risparmiatori. Alla crisi è dedicato anche il fondo a firma di Francesco Giavazzi “Il fantasma delle regole”. Scrive l’economista: «È opinione comune che la crisi finanziaria in corso sia colpa di regole inadeguate e di regolatori disattenti. Mi pare un’illusione. Le crisi finanziarie sono intrinseche al capitalismo. Pensare che sia possibile grazie a regole migliori eliminare il rischio è una sciocchezza. Le crisi sono inevitabili, ma come è possibile attenuarne gli effetti sull’economia? Innanzitutto proteggendo il risparmio di chi non vuole partecipare al gioco della finanza e questo in Italia è garantito». Anche il quotidiano Focus è dedicato alla crisi: “Usa, i sette errori del capitalismo”: 51mila miliardi di dollari di debito contro 14mila di pil: peggio che nella grande depressione. E ancora: per i capi delle imprese il guadagno da stock options è salito da 3,5 milioni del 1992 a 14,8 milioni.
La Repubblica – Sulle ricadute della crisi sui mercati, il dossier  è dedicato a “più di mille imprese in cassa integrazione”. Riprende e approfondisce il pezzo di ieri, firmato sempre da Roberto Mania: il ricorso alla cassa integrazione, secondo uno studio Cgil, segnerà un +25%. Le regioni più colpite: Lombardia, Piemonte, Veneto, Puglia. Timori anche in settori come la farmaceutica e le telecomunicazioni.
Il manifesto – La copertina è dedicata ancora alla crisi finanziaria con il titolo “La banca o la vita”, bella la fotografia di un bizzarro barbone con tanto di maschera da sub in volto che guarda le vetrine di una banca. Istituti finanziari e governi al capezzale delle banche. Fed e Bce abbassano i tassi d’interesse: tutto inutile, continua il crollo in borsa. Palazzo Chigi vara il decreto per garantire i depositi bancari: nessun intervento per l’economia reale. Epifani al manifesto: «Sostenere l’industria, abbassare tariffe e prezzi». I servizi sono alle pagine 6 e 7.  Nell’intervista condotta da Sara Farolfi e Galapagos si fa notare che l’unico accenno di Epifani sullo stato delle relazioni contrattuali è l’affermazione che «Questa crisi conferma che il nuovo modello contrattuale proposto dalla Confindustria è surreale». Epifani per quanto riguarda la ricaduta occupazione dice di non credere che «la crisi in Italia avrà effetti diretti sull’occupazione del sistema creditizio che occupa 300mila persone, contro il milione della Gran Bretagna. La certezza che ho, invece, è che la crisi finanziaria si trasmetterà all’economia reale». L’intervista si conclude, dopo aver presentato proposte che vanno dal sostegno alle piccole e medie imprese a quello per salari e pensione e maggior controllo su prezzi e tariffe, con Epifani che osserva dopo il parallelismo con la crisi del ’29 che quella attuale «sarà una grande crisi di trasformazione – e questo al centro sinistra ancora non è chiaro – e spero che alla fine sia l’uomo e il lavoro a tornare al centro dell’economia e della politica economica».
Avvenire – Bel servizio a pagina 7 (“Lo scenario. Domande e risposte per capire la crisi”) in cui si presenta in modo semplice e utile otto forma di faq lo scenario internazionale, le ricadute reali e qualche consiglio pratico. Le domande sono divise in tre macro-aree: risparmio; industria e consumi.

Obama
La Stampa – Da segnalare l’analisi di Lucia Annunziata su Barack Obama e la crisi finanziaria Usa. «Il paradosso dei paradossi sarebbe che Obama divenisse ora presidente in mancanza di meglio». Secondo l’Annunziata si è visto durante la sfida di ieri con il repubblicano McCain che il candidato democratico ha perso smalto. Nel discorso sull’economia «cioè su quel battito cardiaco che fa pulsare il sangue nelle vene dell’America, Barack ha fatto un discorso ripetitivo, senza nessuna originalità di formule, e ancor meno di soluzioni». Lo staff di Obama lo definisce «uno stato zen», la calma in mezzo alla tempesta che potrebbe rivelarsi vincente. Secondo la giornalista «più che zen, Obama appare un cerbiatto abbagliato dai fari. E la macchina è quella della crisi economica che sopravviene veloce».

Veltroni
La Stampa –  In prima pagina e prosegue all’interno un intervento critico del leader del Partito democratico Walter Veltroni sull’uso dei decreti da parte del governo. Tutte o quasi le iniziative dell’esecutivo,compresa la manovra triennale di finanza pubblica, sono passate per l’emanazione dei decreti – dice in sintesi Veltroni – mentre questo strumento, che permette di anticipare le decisioni parlamentari è  utilizzabile solo in casi straordinari di necessità e urgenza, come ha ricordato il capo dello stato in un intervento pubblicato lunedì dal quotidiano di Torino. Da una parte il leader del Pd rivendica il diritto dell’opposizione di esercitare la sua funzione in parlamento, dall’altro rilancia la collaborazione fra i due schieramenti su questioni chiave. E’ di ieri l’apertura a creare una task force comune per uscire dalla crisi economica.

Alitalia e Parmalat
La Repubblica – Segnaliamo dalla prima “La legge che assolve Tanzi e Geronzi”: ovvero il decreto per salvare Alitalia, rivela Report (in onda domenica prossima), ha i suoi effetti sul crac Parmalat. Pare infatti che in assenza di fallimento delle società coinvolte negli scandali finanziari i reati commessi dai manager non sono perseguibili. A pagina 26 e 27, i servizi. I beneficiati sarebbero Tanzi, Cragnotti ma anche, guardacaso, Geronzi…. (qualche pagina prima, a pagina 19, Repubblica dà conto dell’intenzione del premier: “Berlusconi vuole il carcere per i writer ma nel ‘96 gridava: «scriviamo sui muri»”. Bossi secondo cui fino a poco tempo fa i muri erano del popolo, è d’accordo).

Ong
Corriere della Sera – A Parigi il ministro degli esteri Kouchner, fondatore di Medecins du Monde, attacca gli umanitari: «Così le ong spiano Hamas». La replica: «Notizia false e irresponsabili: così si mettono il pericolo i nostri operatori a Gaza». La rettifica del ministro: non  parlavo dei miei ex compagni.

Guerra sull’hummus
Il Giornale – A pag. 18, a proposito di cibo e rapporti fra i popoli, tema dell’ultimo Yalla, la diatriba tra Libano e Israele sull’hummus, una purea di ceci, condita con sesamo, olio, aglio e limone. In Israele viene considerata una vivanda nazionale, ma secondo i libanesi è uno scippo: «Stanno rubando i marchi migliori delle nostre pietanze, rivendendole in giro per il mondo», accusa Fadi Abboud, presidente degli industriali libanesi. Secondo lui gli israeliani copiano anche falafele e tabbouleh.

Aborto
Corriere della Sera – Il consiglio di Stato ha dato torto alla regione Lombardia che nelle linee guida del gennaio scorso aveva indicato la 22esima settimana come limite per l’aborto terapeutico. Formigoni: «Ma noi non ci fermiamo: negli ospedali resterà tutto come prima».

Il manifesto– Nella stessa pagina di Eluana anche l’articolo sulla sentenza del consiglio di Stato contro il ricorso della Lombardia sulla 194, per parlare della bocciatura delle linee guida regionali sulle interruzioni di gravidanza “Ora che la battaglia è persa, paradossalmente Formigoni si trincera dietro la prassi corrente degli ospedali. Di fatto negli ospedali già ora non si va oltre il limite delle 22 settimane e tre mesi perché le nuove tecnologie e i nuovi farmaci permettono di tenere in vita feti sempre più prematuri. Addirittura definisce «parrucconi e conservatori» i suoi oppositori. Insomma, proprio non sa perdere” scrive Giorgio Salvetti.

 

Xenofobia
La Repubblica – A Milano, “Senegalese ammanettato davanti alla scuola del figlio”. Scena quotidiana: ieri il papà porta a scuola il bambino di 6 anni, macchina in doppia fila. I vigili arrivano contestano all’uomo il  mancato uso delle cinture. La situazione degenera… Da notare che i papà e le mamme presenti sono andati al comando a protestare. D’ufficio la difesa di De Corato, assessore alla sicurezza. (di spalla, una breve dal vaticano: “Il Papa: accogliete immigrati e profughi e  cardinale chiede nuove moschee nella Ue”)

Nucleare in Italia
Italia Oggi – Pagina 7: “Il sito del nucleare a palazzo Chigi”. Per portare avanti il nucleare (secondo le decisioni assunte dalla Finanziaria 2009) il governo pensa a una superagenzia, ma c’è tensione fra i ministri: Scajola (attività produttive) e la Prestigiacomo (Ambiente) litigano. Il risultato è che probabilmente l’agenzia finirà in mano al plenipotenziario Gianni Letta.

Ambiente
La Stampa – «Il teologo del Papa in guerra con l’Eni»: un ampio servizio sulle associazioni (ambientaliste come il Wwf ma anche Slow Food, produttori, cantine sociali) che si sono opposte alla costruzione di un mega impianto petrolifero in Abruzzo, alle quali si è aggiunta anche la curia guidata da uno dei teologi preferiti in Vaticano, Bruno Forte. L’arcivescovo di Chieti e Vasto  si è schierato con un documento contro il progetto rivendicando l’urgenza di salvaguardare il creato da un centro «distruttivo per l’ambiente e l’agricoltura, con un impatto ambientale pericolosissimo», che avrebbe occupato 14 ettari a Ortona, tra i vigneti di Montepulciano. Un documento di insolita durezza, scritto dopo aver consultato tecnici e scienziati, che mette  sotto accusa l’intera classe politica abruzzese, inguaiata dagli scandali giudiziari. Una presa di  posizione che ha spinto la Regione ad approvare una norma urgente per bloccare il progetto.

 


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