Non profit

Eluana: le associazioni interpellano la Roccella

La FNATC, con altre due reti associaitive, sollecita un ricorso contro la sentenza. E al sottosegretario Roccella chiede un Osservatorio ad hoc

di Sara De Carli

Tre soggetti, che rappresentano tutte le associazioni più rappresentative in Italia che si occupano di coma e stati vegetativi e tematiche connesse ai loro esiti ed alle gravi cerebrolesioni. Tre punti contestati, nella sentenza della Corte d’Appello milanese sul caso Englaro: il concetto di irreversibilità dello Stato Vegetativo; il considerare alimentazione e idratazione artificiali come trattamento; il considerare la vita come bene disponibile. Tre preoccupazioni, suscitate da una sentenza che «mette in discussione la vita di migliaia di persone che in Italia sono nelle stesse condizioni di Eluana Englaro, rendendo ancora pià precari i loro diritti attuali; mette in discussione l’operato dell’associazionismo e del volontariato; mette in discussione valutazioni scientifiche internazionalmente acclarate». Sono questi i cardini dell’appello al Procuratore generale della Repubblica di Milano presentato questa mattina da Federazione Nazionale Associazione Trama Cranico, Rete Associazioni riunite per il Trauma Cranico e le Gravi Cerebrolesioni Acquisite e Associazione VI.VE. onlus (Vite Vegetative).

Le associazioni si appellano al Pg perché presenti «senza indugio ricorso avverso alla sentenza sul caso Englaro». Nel documento precisano che «uno Stato vegetativo non può essere definito con assoluta certezza irreversibile e permanente. Nella sentenza si cita una definizione della Multisociety Task force on Pvs del 1994 ormai ampiamente datata che fa riferimento alla distinzione ormai desueta tra stato vegetativo permanente e persistente. Non viene invece menzionata l’ampia letteratura medica successiva e contraria. Spiace davvero che su questo punto la sentenza della Corte d’Appello milanese si sia (troppo ed unicamente) rifatta ad un datato documento di una commissione ministeriale subito avversata dalla stragrande maggioranza del mondo scientifico, al punto che da quel documento ha preso subito le distanze lo stesso ministero; e tutto ciò quando invece si dispone di altro e più recente documento di una successiva commissione ministeriale, ufficialmente riconosciuto dal ministero, dove si ribadisce l’attuale impossibilità scientifica di procedere ad una diagnosi di stato vegetativo permanente, tanto che quest’ultimo documento stesso suggerisce di eliminare la definizione di “stato vegetativo permanente” per sostituirla con quella scientificamente più corretta di “stato vegetativo prolungato”». Ad avvalorare tutto ciò, una raccolta di 14 pareri clinici raccolti tra i medici del comitato scientifico delle associazioni aderenti alla FNATC: ben 12 hanno detto che lo stato vegatativo non può scientificamente essere definito irreversibile con assoluta certezza, e 10 hanno dichiarato che il sondino nasogastrico e/o la sonda enterale per la nutrizione e l’idratazione non costituiscono accanimento terapeutico.

Insieme all’appello al Procuratore generale, le associaizioni hanno presentato oggi anche una lettera aperta al sottosegretario Eugenia Roccella, in cui presentano le urgenze che casi come quello di Eluana Englaro comportano (scarica l’intero documento). Le associazioni chiedono uniformità di intervento sul territorio nazionale, accompagnamento nella fase post-acuta del reinserimento in famiglia e nella società, la presa in carico dell’intera famiglia che assiste una persona con gravi cerebrolesioni o in stato vegetativo, la ricerca di soluzioni innovative. Per questo viene chiesta l’istituzione di una apposita Commissione ministeriale sul tema e di un Osservatorio ad hoc, che proceda anche alla stesura di un registro nazionale.

La Roccella, presente all’evento, ha detto di ritenere possibile ”una legge condivisa di garanzia sulle dichiarazioni anticipate ai trattamenti”, termine che preferisce a ”testamento biologico”.


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