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Eluana, la morte e le parole
Nelle pagine dei giornali le riflessioni e le lacerazioni di questi giorni
Oggi dedichiamo interamente la rassegna stampa alla morte di Eluana Englaro. Cerchiamo di fornire un quadro chiaro e completo delle edizioni dei giornali, a cominciare dal titolo di apertura, spesso rivelatore del taglio e del giudizio sulla vicenda. Ampio spazio agli editoriali, ai commenti, al racconto dello scontro politico. E’ anche questo un modo per rendere omaggio a Eluana.
TITOLI DI APERTURA
CORRIERE DELLA SERA: “Eluana muore, scontro in Senato”. OCCHIELLO: Udine ore 20.10 Si è spenta al quarto giorno senza alimentazione. Il Vaticano: Dio li perdoni per tutto quello che hanno fatto – SOMMARIO: Urla e insulti in Aula. Il Pdl: è stata uccisa. Il Pd: sciacallaggio.
LA REPUBBLICA: “Eluana, il calvario è finito”. OCCHIELLO: Berlusconi attacca di nuovo il Capo dello Stato: “Ci hanno impedito di salvarle la vita”. Napolitano: “È l’ora del silenzio”. Sequestrate le cartelle cliniche. SOMMARIO: “Si è spenta all’improvviso: arresto cardiaco. Il dolore del padre”.
IL GIORNALE: “L’hanno uccisa”, senza occhiello.
IL SOLE 24 ORE: “Muore Eluana, divampano le polemiche”. OCCHIELLO: Napolitano: l’ora del dolore – Berlusconi: resa impossibile l’azione del governo – Al Senato sfiorata la rissa
IL FOGLIO: “Niente moratoria per la Englaro”. OCCHIELLO: La disabile uccisa ieri a Udine. Il Vaticano invoca il perdono di Dio.
IL MANIFESTO: “La tempesta dopo la quiete”. SOMMARIO: «Ci ha lasciati. L’annuncio che arriva da Udine mette fine alla triste vicenda di Eluana ma non allo sciacallaggio politico della destra, che con l’Udc vuole procedere a tappe forzate sul ddl in discussione al Senato, “per non vanificare il suo sacrificio”. Il Pdl accusa: “È stata ammazzata”. Il Vaticano chiede perdono per chi “l’ha portata a questo punto”. Napolitano: “silenzio e partecipazione”»
AVVENIRE: “Dio ora stringe la sua mano”. OCCHIELLO: “Il dramma. Tragico epilogo a 7 giorni dal trasferimento a Udine. Prima del decesso tante voci di un intervento su «La Quiete», ma nessuno s’è mosso. La Cei: non venga meno la passione per la vita”. SOMMARIO: “Eluana è morta ieri sera alle 20,10 dopo quattro misteriosi giorni senza cibo”.
LIBERO: “Loro si svegliano e lei muore subito”. OCCHIELLO: Il cuore della ragazza cessa di battere mentre la politica stava per salvarla. In Senato il centro destra urla alla sinistra:«Assassini». Poi lacrime e preghiere.
IL RIFORMISTA: “Se n’è andata”.
LA STAMPA: “Ore 20,10: Eluana muore”. OCCHIELLO: La Englaro si è spenta per le complicazioni dovute alla mancata idratazione. La fine è stata accelerata? Il Vaticano: che il Signore li perdoni. SOMMARIO: Rissa al Senato. Il centrodestra accusa: “l’avete ammazzata”. Il Pd: “Sciacalli”.
GLI ARGOMENTI
Al caso Eluana il CORRIERE DELLA SERA riserva le prime 13 pagine. La cronaca occupa la 2 e la 3 con i commenti degli specialisti: “«Troppo presto: l’hanno uccisa». «No, è normale. Era fragilissima».” A pag 5 parlano Beppino Englaro: “Ora è libera, ho fatto tutto da solo”, l’amica del cuore Laura Portaluppi: «Spero che ora sia in un posto migliore», mentre le suore, riferisce il giornale, «si sono riunite in lacrime nella cappella per un rosario». Da pag 6 a pag 11, il caso politico, mente le ultime due pag (la 12 e la 13) ricostruiscono dal principio l’intera vicenda.
LA REPUBBLICA dedica 13 pagine all’epilogo.Cronaca delle reazioni ad Udine e in Aula, mentre la magistratura apre un’inchiesta sequestrando la cartella clinica. Sul fronte politico, molto spazio alla bagarre e agli attacchi a Napolitano (nonché al rimprovero di Fini a Gasparri: «sei un irresponsabile». Una pagina all’opposizione (il Pd ha rinviato la manifestazione in difesa della Costituzione) con intervista ad Anna Finocchiaro: “Destra rabbiosa dopo aver dormito noi faremo scudo a Napolitano” (fra l’altro, la capogruppo Pd al Senato sottolinea «il bieco sciacallaggio» cui accosta una inerzia sostanziale da parte del centro-destra, che non ha fatto nulla per anni). Fra le reazioni, il quotidiano registra quelle della Chiesa: “Dio li perdoni per quello che hanno fatto” è il titolo del pezzo di Marco Politi (che prende a prestito la reazione del cardinale Javier Lozano Barragan, Tettamanzi ha invece espresso l’augurio che si vada «oltre le diverse visioni ideologiche, le discussioni giuridiche e legali, le tension politiche e l’accanimento mediatico»).
Il SOLE24ORE dedica al caso Englaro due pagine: oltre al riassunto della giornata di ieri, ci si concentra sull’aspetto politico della vicenda: che si farà ora in Parlamento sul testamento biologico? Interessante la spalla che racconta come la materia è disciplinata all’estero: in Francia per esempio la legge sulle dat è del 2005: il testamento biologico ha valore solo se è stato redatto meno di tre anni prima del momento in cui è necessario ricorrervi; in assenza di questo documento il medico è tenuto solo a evitare l’accanimento terapeutico. In Spagna la legge è del 2003 e dà grande spazio al fiduciario nominato dal paziente in caso non possa più decidere da solo; il fiduciario dovrà vigilare a che non si arrivi, anche qui, all’accanimento. Olanda: oltre al testamento biologico, è permessa l’eutanasia. Gran Bretagna: ancora nessuna legge, la Corte Suprema ha però legittimato il “living will”; se manca, tocca ai medici decidere «nell’interesse del paziente» tenendo conto della sua volontà presunta e di quella dei familiari, anche se l’ultima parola è dei sanitari. Germania: il testamento biologico è vincolante (anche qui lo ha stabilito la Corte Suprema), se non c’è e il paziente non è cosciente, tocca al giudice decidere cosa fare.
IL FOGLIO dedica molto spazio alla vicenda di Eluana, oltre a tutta la prima, con ben cinque editoriali, le dedicano anche da pagina 3 a pagina 5. C’è spazio per tutto dal commento politico, a disquisizioni etiche fino a testimonianze e botta e risposta.
AVVENIRE dedica alla morte di Eluana le prime otto pagine. Oltre ai dovuti articoli di cronaca sulla fine giunta all’improvviso, si dà spazio, da un lato, ai commenti nati in seno alla Chiesa e al sentire comune dei fedeli, dall’altro, al dibattito politico sulla legge in discussione al Senato.
LA STAMPA dedica le prime nove pagine a Eluana. Oltre alla cronaca e allo scontro politico a Palazzo Madama, altre quattro pagine: nelle prime due il quotidiano affianca Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano, con le rispettive posizioni e reazioni alla morte di Eluana, nelle ultime due un’intervista al cardinale Barragan, ministro della salute del Vaticano (“E’ un delitto gravissimo”) e un “colloquio” con Beppino Englaro (“Il mio calvario lungo 17 anni”).
EDITORIALI E COMMENTI
Claudio Magris firma l’editoriale in prima pagina del CORRIERE DELLA SERA sotto il titolo “Una persona, un paese”. Scrive Magris: «Nel caso di Eluana Englaro gli avvoltoi, che di solito si gettano sui morti, si sono accaniti su una persona viva ancorchè morente; il tragico, irresolubile problema di quando smettere di difendere la vita di un individuo è stato empiamente usato per un disegno di sovversione politica intesto a colpire…le regole dello stato di diritto, doverosamente difese dal presidente della Repubblica. In assenza di un’esplicita volontà espressa – il testamento biologico, in questo senso, è un fondamentale aiuto per affrontare il problema – ci si può affidare solo a un vago e sempre fallibile buon senso, che nel caso di Eluana Englaro sembra indicare come fosse tragicamente comprensibile lasciarla morire…Naturalmente il buon senso – che non è né la morale, né la scienza, né la fede, né la politica, bensì un umanissimo, prezioso, ma talora pure pericoloso e pasticcione stato d’animo – può sbagliare e in questo caso lo sbaglio è tragico. Ma questo buon senso è, almeno per ora, l’unica precaria frontiera lungo la quale muoversi»
Da segnalare anche lo scambio epistolare fra Giuliano Ferrara e Angelo Panebianco. Ferrara: «Tutti ricordano il Berlusconi dell’anarchia etica che si accordò con Veltroni per togliere le questioni di vita e di morte dal campo della contesa elettorale e dunque deve essere successo qualcosa per provocare questa reazione e polarizzazione del conflitto. Questo qualcosa è la seconda campagna per l’eutanasia, dopo il caso Welby, dissimulata obliquamente dietro un caso privato e rilanciata con enfasi dal presidente della Repubblica». Ferrara chiarisca anche la sua contrarietà alla legge sul testamento biologico («penso che il codice deontologico dei medici, le giuste regole contrarie all’accanimento terapeutico…interpretate con discrezione caso per caso, sono una soluzione incomparabilmente migliore»). Replica Panebianco: Con Ferrara «concordo… che c’è un tentativo…a partire dalla sentenza sul caso Eluana Englaro di introdurre l’eutanasia nel nostro ordinamento. È inconsistente invece l’argomento di chi dice che l’intervento del governo, ribaltando una sentenza, avrebbe creato chissà quale vulnus allo stato di diritto».
Editoriale del direttore di LA REPUBBLICA, Ezio Mauro: “La morte e la politica”: «Il nuovo calvario… è questa fine tutta politica, usata, strumentalizzata, quasi annullata nella riduzione a puro simbolo e pretesto feroce di una battaglia di potere che è appena cominciata e nell’usurpazione del suo nome segnerà la nostra epoca». Prosegue analizzando il dramma personale, la richiesta allo Stato (da parte del padre Englaro) e la risposta di strumentalizzazione che comprendono gli attacchi al presidente della Repubblica. «È preoccupante scoprire qual è la vera anima della destra italiana, feroce e crudele nella cupidigia di potere assoluto, incurante di ogni senso dello Stato, aliena rispetto alle istituzioni e allo spirito repubblicano, con l’eccezione ogni giorno più forte e più netta del presidente della Camera Fini».
Commento di Adriano Sofri, “La ragazza che amavamo”. L’affetto condiviso nei confronti di questa giovane donna dà la «speranza che l’Italia non esca più amara e incattivita da una vicenda oltraggiosamente accanita»; «la disputa sul corpo di Eluana per l’Italia del nuovo millennio è una tragedia senza catarsi, senza redenzione, come fu quella sul corpo di Moro». Quanto ai politici, sono «legislatori tutti d’un pezzo, pronti a decretare la mia, la vostra, l’impossibilità di ciascuno di rifiutare per sé la nutrizione artificiale».
Intervista al leader leghista: “Bossi:«Capisco le ragioni del padre ma nessuno può morire di fame e di sete»”. «Il nodo vero è che non si poteva far morire di fame e di sete una persona…. Mi ribello a quest’idea. È qualcosa di primitivo, antiumano, inaccettabile… Ogni volta che ho pensato a Eluana, e l’ho fatto spesso tanto più adesso, non ho potuto non pensare a suo padre. Il suo è stato un grande dramma. Penso ai miei figli e lo capisco, guardo a lui con grande rispetto, credo sia una persona seria, mossa da motivazioni serie. Quasi chiedeva l’elemosina in giro per farla morire. C’è una cosa che credo non abbia mai detto. Sua moglie è malata. Si sarà chiesto: se io muoio, che ne sarà di mia figlia in questa situazione? E chi si sarebbe potuto occupare di lei in maniera dignitosa? Questo secondo me è stato il suo pensiero….». Alla domanda se la sua è una valutazione di ordine religioso, Bossi risponde: «La Chiesa non c’entra niente. Io sono laico. Mi riferisco a ragioni umane. E mi pare che bastino».
Nell’editoriale “Complimenti Napolitano” Mario Giordano scrive su IL GIORNALE: «Eluana è stata la prima esecuzione di questo genere nella storia della Repubblica. E sarà l’ultima forse. Arriverà la legge e non sarà presunta. … Non può non venir voglia di urlare le responsabilità che ricadranno su chi non ha fatto nulla per impedire questo orrore. I medici, poi la procura di Udine e sia consentito il Presidente della Repubblica che non ha firmato il decreto legge: in questa vicenda il Quirinale ha anteposto le ragioni di palazzo alla salvezza di una ragazza, ha preferito la cultura della morte al valore della vita». Cristiano Gatti prova a capire cosa ha rappresentato il caso Eluana Englaro in un lungo articolo dal titolo “Il miracolo di Elu: svegliare le nostre coscienze” scrive «Quello che è successo in questo stranissimo Paese ha dell’inverosimile. Dal tuo sudario di Udine, senza muovere un dito, hai spazzato via dai giornali e dalla tv tutto il ciarpame delle nostre supposte emergenze nazionali. …Hai smosso il mondo della politica, questo mondo in perenne ritardo sugli umori e sul sentire comune della popolazione che rappresenta. … Questa ragazza ha inciso sulla realtà del Paese in modo profondo e sorprendente. Intervista a Francesco Cossiga. Tra le risposte «Napolitano è stato lui a stravolgere la Carta, non il premier. La lettera inviata al Premier è stato un errore sia giuridico che politico perché ha suscitato la reazione d’orgoglio del Consiglio dei Ministri, convincendo anche i più tiepidi». IL GIORNALE commenta la pubblicità di ieri sul Corriere della Sera del libro scritto da Beppino Englaro con Elena Nave “Eluana-la libertà e la vita” pubblicato un paio di mesi fa. E Maurizio Caverzan nota «la sorte di Eluana era appesa a un filo si speranza che di minuto in minuto si faceva più esile. Ma il marketing ha le sue esigenze. È vero che quando muore uno scrittore o un poeta vengono ripubblicati i suoi libri. Ma nel caso di Eluana la cosa era un tantino diversa». Stefano Lorenzetto riflette «Amare, ecco il verbo che nessuno sa più coniugare».
Due editoriali affiancati per il SOLE24ORE: uno più “politico” di Stefano Folli e uno più “etico” di monsignor Bruno Forte. Nel primo, “Unire il Paese, non spaccarlo”, si dice in sintesi che la morte di Eluana dovrebbe unire il paese, non dividerlo; serve ora «saggezza e buon senso» per rendere omaggio alla memoria di Eluana; la responsabilità maggiore, è evidente, è di Berlusconi, che ora deve evitare che il solco con il Quirinale si approfondisca e ridare dignità al Parlamento. Partendo proprio dall’approvare una legge sul fine vita. “Dal silenzio un grido di vita” è il titolo del secondo editoriale, che cambia tono e registro: il teologo Forte aupisca che la morte di Eluana «possa gridare a tutti che la vita di ogni essere umano è sempre degna di essere vissuta, quali che siano le sue condizioni», e ancora «non vedo come la tua (di Eluana) morte possa essere vista da qualcuno come una vittoria». L’articolo si conclude con un invito al silenzio e alla riflessione.
L’editoriale centrale de IL FOGLIO è di Giuliano Ferrara, che firma col suo inconfondibile elefantino rosso, titolando «Isacco, Eluana e la mano che non è stata fermata» attaccando subito parlando di omicidio in nome dell’ideologia della libertà di coscienza. Due soli i casi in occidente: Terry Schiavo ed Eluana. Due volte si è curata una disabilità grave con la morte e per Ferrara questi fatti affondano le proprie radici nel disprezzo per l’umanità dei totalitarismi. Porge poi le proprie condoglianze alle suore della Clinica Beato Talamoni di Lecco, che l’hanno accudita per tutti questi anni. Poi Ferrara decide di sferrare l’attacco centrale, a quello che lui chiama «l’onnipotenza dei desideri personali». Aborto dovuto ai più svariati capricci, derive eugenetiche e disponibilità di qualunque cosa. Una somma di fattori che porterà all’eutanasia. La pietà e la misericordia delle suore, come quella di Madre Teresa, vengono disprezzate oggi apertamente in nome dell’uomo degli idoli della scienza e della ricerca e del mito dell’uomo tecnologico. Questa la chiusura, dopo di che il ringraziamento a tutti coloro che si sono battuti contro la barbarie di questi giorni.
Di una colonna un gustoso commento di Camillo Langone, che tira le orecchie ai cattolici o presunti tali che «hanno abbandonato Cristo per mettersi ad adorare la costituzione», la verve del pezzo la si capisce dal commento tra parentesi: neanche un Vitello d’Oro, un vecchio pezzo di carta. Molto ironico parla di tutti, da Fini e Napolitano passando per monsignor Casale, Livia Turco, Scalfaro e Ciampi per chiudere con Franceschini, Marino e Pinotti.
L’ultimo commento è «L’altra Quiete», una testimonianza di «caritativa» coi disabili. Un esempio di un altro modo rispetto alla morte legale inferta per amore che ha investito Eluana. Si racconta di cose semplici, ragazzi che vanno alla Quiete a passare del tempo coi ragazzi con problemi che sono ricoverati. Due modi diversi di guardare alle persone disabili, messi in contrapposizione.
L’editoriale di Mariuccia Ciotta su IL MANIFESTO si intitola “Sono sciacalli”: «Preferiamo stare con Beppino Englaro, senza parole, e lasciare che gli sciacalli si accaniscano su un corpo di ragazza che non c’è più, inutilmente ancora crudeli, vittime di se stessi, mentre lei ci consegna un’eredità che nessuno potrà dissipare, l’idea della vita degna di essere vissuta».
Non c’è editoriale di AVVENIRE che oggi non sia dedicato al caso Englaro, da quello in prima di Marco Tarquinio, in cui si sostiene senza mezzi termini che Eluana è stata uccisa, a tutti gli altri in seconda pagina. Le sfumature ci sono tutte: dall’esame di coscienza di Francesco Ognibene in cui si attribuisce il ruolo di complici in questa morte anche a coloro che non hanno fermato gli altri, alla compassione partecipata di Marina Corradi che affida papà Beppino al Signore, fino all’amaro sarcasmo di Lucia Bellaspiga che prende di mira il dottor Defanti, che fino a a qualche ora prima del decesso aveva sostenuto che Eluana stava ancora benissimo ed era in forze. Nel complesso però AVVENIRE mantiene un profilo più basso e la carica «combattiva» dei giorni scorsi lascia il posto alla cronaca e all’understatement.
L’editoriale di Vittorio Feltri direttore di LIBERO non risparmia nessuno. Tutti i partiti alla fine, invece di una guerra di religione hanno fatto una guerra politica ed Eluana è stata il testimonial di una campagna elettorale. «Complimenti ai politici per la prontezza» scrive Feltri, «mentre loro si svegliavano e cominciavano a discutere, anzi a litigare con le verve delle comari, lei ha tolto l’incomodo ed è andata all’altro mondo forse disgustata da questo. Da un certo punto di vista è meglio così. Eluana morta impedisce il protrarsi di uno spettacolo indegno: quello scatenato da senatori e deputati impegnati a disputare, attorno al suo corpo inerte, una partita per assicurarsi il maggior numero possibile di consensi, di qua e di là della barricata, fra i cattolici e fra i laici». L’editoriale prosegue mettendo in risalto la performance e il tempismo imperfetto del premier: «Berlusconi oltre che intempestivo è stato sfortunato. Si è accorto di Eluana almeno con tre mesi d ritardo. La sentenza che dava il nulla osta alla morte della ragazza risale infatti all’autunno. Ma solo qualche giorno fa il premier si è dato una mossa, avendo scoperto che la vicenda divideva l’Italia». Ma dopo aver incassato il no di Napolitano, il premier si è buttato d’urgenza su una nuova legge da approvare. «Urgenza si far per dire. Dato che sabato e domenica scorsi, le Camere, invece di lavorare nel tentativo di battere la morte, hanno preferito santificare il weekend, rimandando a ieri la seduta».
Feltri evita di entrare in merito alla polemica etica, e conclude il pezzo con una critica collettiva: «i Palazzi del potere hanno fornito una prova (e una conferma) di insensibilità, cialtroneria, incapacità». Sempre su LIBERO “Quei segnali che dovevamo ascoltare” è il titolo del commento di Antonio Socci. Paradossalmente, in Parlamento c’era una maggioranza più grande dello schieramento del centro destra. Eluana poteva essere salvata ma è stata fatta morire di sete. Come è stato possibile, si chiede Socci? Però, invece di rispondere alla domanda, Socci preferisce attaccare tutti coloro che, secondo il suo parere, hanno contribuito in modo diretto o indiretto alla morte di Eluana. In primis gli intellettuali: «mentre Eluana stava morendo, gli intellettuali si sono messi a strillare contro il presunto attentato alla Costituzione di Berlusconi». Poi tocca al presidente Napolitano: «ha manifestato la sensibilità alla vita che può avere chi come lui viene dalla storia comunista, di dirigente del comunismo internazionale del Novecento». E alla fine con il padre di Eluana che secondo Socci non ha mai ringraziato pubblicamente tutte quelle suore che per anni si sono occupate di sua figlia: «Una di queste suore ha rilevato che la ragazza sembrava avere un respiro più affannoso e un battito più veloce quando nella sua stanza si parlava della controversia relativa a lei».
“Ci lascia una tragedia nazionale” è il titolo dell’editoriale di Antonio Polito direttore de IL RIFORMISTA: le istituzioni, la politica, il sistema dell’informazione, escono tutti devastati da questa storia. «L’Italia ne esce devastata. Non è stata un passo avanti nella civiltà del paese ma un passo indietro» La politica, si legge tra le righe dell’editoriale, non è stata all’altezza oppure non ha voluto prevenire questo tipo di situazioni. «I parlamentari che hanno lasciato per anni che si avvicinasse questo momento, senza avere il coraggio di dibattere, di decidere, dividersi secondo linee che per una volta non fossero quelle della convenienza politica ma accettando la libertà di coscienza, unica risorsa del cuore e della mente quando niente è certo. La politica ha dato il peggio di sé, lo spettacolo peggiore. Infame se posso essere franco. Scambi di accuse sanguinose, gli uni che danno degli assassini agli altri, gli altri che rispondono che gli avversari scambiano pietà per consensi. L’ingresso in campo di Berlusconi per conversione o convenienza, ha peggiorato le cose. E continuano ad insultarsi anche ora. Ma è dentro di noi che si è aperta una ferita. E guardate, la fede c’entra fino a un certo punto. Ho sentito persone religiose, indignarsi contro Berlusconi, e atei incalliti indignarsi di fronte all’idea di una ragazza che muore di sete. Chi è entrato in questa vicenda con delle convinzioni,le ha perse lungo la strada. Io ho perso le mie». E per il futuro? Polito sostiene che il Parlamento ora deve legiferare e lo deve fare «senza il cronometro che gli aveva imposto Berlusconi e che Eluana ha spezzato. «Due cose sono chiare. La prima: che ogni essere umano ha diritto a rifiutare trattamenti medici esprimendo e in maniera palese e certa la sua volontà. La seconda che oggi la maggioranza dei parlamentari ritiene che l’idratazione non è un trattamento terapeutico e dunque non si può sospenderlo».
A commento della vicenda di Eluana LA STAMPA pubblica un editoriale dal titolo “Una sconfitta per tutti” a firma di Guido Anselmi e, nella pagina delle lettere, il testo dell’intervento di Pietro Ichino, senatore del Pd, che avrebbe dovuto pronunciare a Palazzo Madama se la seduta non fosse stata sospesa. «Il nostro Paese, spaccato tra i sostenitori del diritto alla vita, pronti a trasformarlo nell’obbligo di continuare a esistere ad ogni costo e in ogni condizione, e i sostenitori, in casi estremi, della possibilità di morire, non riesce ad acquietarsi neppure di fronte alla pace che finalmente Eluana ha trovato» scrive Anselmi. «Due convinzioni uguali e contrarie si impadroniscono dello sbigottimento e del dolore alimentando un’inaudita ferocia». Secondo l’editorialista ne escono sconfitti tutti, specialmente le istituzioni e la politica che non hanno saputo svolgere il loro ruolo e i media che non hanno saputo rappresentare un punto di riferimento. “Non nominare Dio invano” è il titolo dell’intervento di Ichino, che si definisce «credente» e «membro laico del parlamento di una Repubblica laica». Gran parte del testo è dedicata al rapporto fra chiesa cattolica e istituzioni: «penso che la testimonianza di una Chiesa cristiana non debba mai consistere nell’indicare la soluzione giuridico-legislativa specifica da preferire, né tanto meno le concrete modalità dell’impegno politico; penso che essa invece debba educare i cristiani all’esercizio responsabile della loro coscienza (…) lasciando loro, e in particolare a quelle che sono impegnate negli organi amministrativi e legislativi dello Stato, la libertà di compiere secondo coscienze le scelte proprie della funzione civile o professionale che svolgono, confrontandosi con persone di fede diversa senza la pretesa di possedere in quel campo una verità rivelata, direttamente attinta dalla volontà divina. Anzi, credo che la Chiesa debba vigilare a che nessuno avanzi questa pretesa, nessuno violi il secondo comandamento».
LA POLITICA
Il CORRIERE DELLA SERA titola “Senato, urla e insulti dopo il minuto di silenzio” e pubblica il film delle immagini. Fra i più esagitati si riconoscono Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliarello, Maurizio Sacconi e Andrea Ronchi, tutti targati pdl. In evidenza anche il conflitto tutto interno ad An fra il capogruppo del Pdl Gasparri («Sono certo che si tratti di un caso di eutanasia») e il presidente della Camera («Gasparri è un irresponsabile che dovrebbe imparare a stare zitto»). Nel frattempo torna “Berlusconi all’attacco del Colle: «Da Napolitano un grave errore»”, mentre “Il Presidente chiede «silenzio e rispetto» e partecipa al dolore”, infine “Il Vaticano: Dio perdoni chi le ha fatto questo. Poi l’invito: riflessione”. Parla anche il direttore dell’Osservatore Romano “Vian: come nei giorni di Moro rapito. C’è stato un eccesso di ideologia”. «Le parole del papa e del vescovo Tettamanzi nel cuore di tutti», ma «nessuno ha rispettato l’invito al silenzio, nemmeno chi lo invocava».
Si riparte ora, in Parlamento, dalla bozza Calabrò, secondo il SOLE24ORE. Un testo «che aveva raccolto un consenso quasi unanime, con qualche mal di pancia, nel PdL». Il punto di scontro è sempre quello: alimentazione e idratazione sono terapie o no? Ricomincerà da qui, nota il SOLE, lo scontro «sul terreno minato delle cure del fine vita».
Su IL FOGLIO il primo editoriale, «Il quarto giorno», che si occupa del caso politico, chiude descrivendo Eluana come l’unica disabile italiana messa a morte per una sentenza. Ripercorre la giornata di ieri al Senato, sottolineando l’importanza dell’eutanasia, per capire le ragioni del decesso. Nel secondo invece Il Foglio ci accompagna nei retroscena della vicenda focalizzando l’attenzione su Politeia e Consulta di bioetica. Le due strutture che hanno sempre sostenuto papà Englaro nei suoi propositi. Si rileva come Defanti, il medico designato per seguire Eluana nella morte, fu, dal 1994 al 1998, presidente della Consulta. L’articolo spiega come questi due enti lavorino. E di come, secondo il Foglio, abbiano utilizzato la vicenda Eluana, per portare l’eutanasia in Italia e porre fine alla concezione sacrale della vita umana.
A pag. 7 IL MANIFESTO mette in luce lo sbandamento del PD, “Eluana spacca il partito-Arlecchino”. L’articolo mette in luce le divisioni emerse rispetto al voto sul ddl del Governo (chi aveva deciso di dire no, chi sì come i Teodem e Rutelli, chi avrebbe lasciato l’aula): «I teodem non partecipano alla riunione del gruppo. Si esprimono altrove. Si muovono come un copro separato. Eterodiretto», scrive Matteo Bartocci da Roma. «Il silenzio è la coltre che oggi cancellerà queste differenze. Ma nasconde a stento, guardando al domani, un orientamento comune sull’Abc dell’identità e dell’azione politica».
Anche AVVENIRE dedica spazio al caso politico. Pag. 6 è dedicata alla cronaca parlamentare di ieri sera. Nel pdl si respira la contrarietà più o meno esplicita verso il Capo dello Stato Napolitano che si è rifiutato di firmare il decreto legge. Disappunto mitigato in queste ore da sentimenti di vicinanza alla famiglia e di partecipazione condivisa per la drammaticità del momento. Non fosse per «il duello in Aula» tra Quagliarello («Eluana è stata ammazzata») e la capogruppo al senato del Pd Anna Finocchiaro, che respinge le accuse al mittente, tacciandolo di «sciacallaggio politico»: a questo punto «vogliamo il testo in commissione». Dietrofront, dunque, sulla possibilità di un iter veloce. «Veltroni cerca di continuare a tenere insieme il partito, al quale aveva lasciato la libertà di coscienza, considerando “agghiacciante” l’ipotesi di chiedere la disciplina del voto su un caso simile , ma “convinto” nel suo no». Come lui, tutta l’ala diessina, a differenza della Margherita, favorevole al ddl.
“L’hanno ammazzata”. LA STAMPA sceglie come titolo della cronaca da Palazzo Madama la frase di Gaetano Quagliarello, vicepresidente del Pdl e pubblica una foto di lui trattenuto dai colleghi del Senato mentre lancia la sua accusa. Nella doppia pagina che mette a confronto le posizioni di Berlusconi e Napolitano il quotidiano mette in un riquadro Veltroni, con il Pd che «rinvia ma non annulla» le manifestazioni che dovevano svolgersi oggi a Roma e Milano in difesa della Costituzione e del Capo dello Stato.
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