Welfare

Elogio del consumattore

di Flaviano Zandonai

Per gli ottimisti: da dove ripartire dopo la crisi? E per i pessimisti (realisti): come navigare in una crisi ancora lunga e difficile? Ci sono diversi punti di vista e ancor più indicatori. Credo che guardare alle scelte dei cittadini consumatori possa costituire un osservatorio davvero privilegiato, se non altro perché, piaccia o meno, viviamo pur sempre in una società dei consumi. Meglio quindi guardare a tutte le fenomenologie che afferiscono a questo comportamento così centrale nel definire l’identità e, in senso lato, il “patto sociale” che lega la nostra collettività. Identificato l’oggetto si apre però il dibattito sulle modalità di osservazione. In termini sbrigativi si potrebbe guardare alle tipologie e quantità di beni consumati o alle risorse economiche investite (o, sempre più spesso, chieste a prestito). Ma c’è anche un ulteriore, importante approccio che indaga i significati e le rappresentazioni del consumare, cercando di capire se, ed eventualmente in quali modi, la crisi introdurrà cambiamenti significativo. Non solo nelle priorità d’acquisto dunque, ma soprattutto nelle strategie che guidano i consumatori, a partire da rinnovati elementi di consapevolezza. Di questi aspetti, e di tante altre interessanti cose, si occupava Giampaolo Fabris, morto improvvisamente qualche giorno fa. La sua più recente fatica editoriale – La società post crescita – fornisce interessanti risposte, sempre ben corroborate da dati empirici, legate, ad esempio, alla consapevolezza crescente nei cittadini di consumi indotti da “non bisogni”, piuttosto che alla volontà di intervenire nei processi di produzione. Indicazioni interessanti non solo per il marketing dei prodotti / servizi standard, ma anche per le organizzazioni che producono beni relazionali. Troppe volte animate, queste ultime, da una sorta di “onniscienza” nei confronti dei propri beneficiari, salvo poi, alle prime difficoltà o reclami, rifugiarsi in metodi e tecniche di costumer satisfaction che ormai anche le organizzazioni for profit hanno dismesso. Ricomincerei da questo libro quindi. Salutando prima il suo autore.


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