Politica
Elezioni Usa: scuse pubbliche e offese private
Samantha Power, consigliera di Obama, si dimette per accuse pesanti a Hillary. Ma la campagna elettorale è già scivolata nel torbido
Fuori due. La campagna elettorale dei Democratici sta decimando i consiglieri politici. Dopo Patti Solis Doyle, coordinatrice del team di Hillary Clinton, mandata a casa dopo la ?disfatta del Potomac?, oggi tocca a Samantha Power, professoressa della Kennedy School of Government ad Harvard e consigliera di Barack Obama per la politica estera, rassegnare le sue dimissioni dal team del senatore. Il motivo? In un?intervista al quotidiano Scozzese Scotsman, la Power si è lasciata andare ad un poco elegante giudizio sulla sfidante Hillary Clinton. ?E? un mostro? ha detto senza troppi giri di parole, ?è talmente disperata che si abbasserebbe a fare qualunque cosa?.
Parole un po? forti, insomma, a cui la Power aveva inizialmente posto rimedio con pubbliche scuse alla Clinton, optando poi per le dimissioni sebbene ?with deep regret?, cioè con grande rammarico. In realtà, a leggere bene le notizie si scopre che la Power ha rilasciato ben altre e più compromettenti dichiarazioni: alla BBC la professoressa ha espresso i propri dubbi sulla possibilità che davvero Obama, ovvero il ?suo? candidato, possa tenere fede all?impegno del ritiro dall?Iraq in 16 mesi. Una dichiarazione che la Clinton non ha mancato di riportare prontamente sul proprio sito, come ennesima prova dell?incompetenza di Obama e del suo team.
La realtà è che le dimissioni della Power sono l’ulteriore dimostrazione di una battaglia elettorale che ha ormai abbandonato il fair play. Ad attaccare è stata per prima Hillary che, vista la posizione da follower, in questo gioco al massacro ha solo da guadagnare. La senatrice di New York ha agito su due piani: in quello ufficiale dei dibatti e delle conferenze si è limitata a mettere in evidenza la mancanza di esperienza di Obama, che non gli permetterebbe di essere un ?commander in chief? affidabile.
Sotto banco, il suo staff ha fatto circolare accuse ben più gravi, come una sua presunta vicinanza all?Islam e la conseguenza ostilità contro Israele ? con le foto di Obama in abiti musulmani; ci sarebbe poi la strana “coincidenza”, dicono alcuni, tra la campagna elettorale e le indagini che coinvolgono il magnate Tony Retzko, finanziatore di Obama, recentemente accusato di frode e corruzione. Tutte mosse che naturalmente il team della Clinton si guarda bene dall?ammettere. Ogni tanto i due piani si sono mischiati, ma ad Hillary non è andata bene: nell?ultimo dibattito, ad esempio, quando ha puntato il dito contro la retorica di Obama, vuota e scopiazzata, la platea le si è rivolta contro, fischiandola apertamente.
Al contrario il sentore dell?Illinois fino ad ora ha fatto ben poco. A parte generici attacchi contro il ?vecchio sistema? che la Clinton impersonerebbe, Obama ha sempre avuto parole lusinghiere nei confronti di quella che ritiene ?una sua amica prima e dopo queste elezioni?. La scelta è naturalmente strumentale: Obama si presenta come il nuovo che avanza, la sua forza è nella promessa di rompere con il vecchio modo di fare politica, sporco e cattivo. Come osserva David Brooks sul New York Times di oggi, scendere nell?agone delle accuse personali per il senatore significa mettere a rischio tutto l?impianto della sua campagna elettorale.
Ma Obama, suggerisce sempre Brooks, non ha scelta e ben presto sarà costretto a cambiare strategia. Gli ultimi risultati non lasciano dubbi: il gioco sporco della Clinton le è valso la vittoria in Texas, Ohio e Rodhe Island, contrariamente a quello che diceva la stampa, le sue accuse hanno fatto breccia nell?elettorato.
Il team di Obama non ha atteso oltre. ?Se la senatrice Clinton vuole portare il dibattito su altri terreni di battaglia noi siamo pronti a combattere? ha dichiarato nei giorni scorsi David Axelrod, capo della campagna elettorale di Obama. Detto, fatto. Prontamente i giornali si sono riempiti di accuse gravi contro Hillary: non paga le tasse; la President Clinton?s Library ha beneficiato di donazioni losche; e ancora: ci sono diari segreti e compromettenti degli anni alla Casa Bianca. A confronto ?Hillary è un mostro? della Power è nulla.
Politica sporca e cattiva, bentornata.
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