Formazione
Elezioni: sull’emergenza educativa la politica tace
Lettera aperta ai candidati premier dal Laboratorio educativo permanente
Il «nodo cruciale» dell’educazione e della crescita dei ragazzi e delle ragazze versa nel nostro Paese in uno «stato di abbandono», mancano «prospettive condivise e di efficacia concreta». La politica, dal canto suo, anche in questa campagna elettorale sembra trascurare il tema. Per questo le associazioni e le organizzazioni del Laboratorio Educativo Permanente – Acli, Agesci, Cisl, Csi, Centro oratori romani, Federazione oratori milanesi, Federazione delle comunità terapeutiche, Fondazione Exodus – hanno deciso di scrivere una lettera aperta ai candidati premier, per chiedere loro un impegno ed indicare priorità e proposte, a partire da «uno sguardo educativo su tutte le dimensioni sociali che coinvolgono i ragazzi»: la famiglia, la scuola, la formazione, il disagio, il tempo libero.
«Se è vero che il futuro di una nazione sta nella sana crescita dei suoi ragazzi – si legge nella lettera aperta – allora ogni scelta deve prendere le mosse da questo punto di vista. Per farlo occorre non disperdere le poche risorse disponibili in azioni estemporanee e nella frammentazione delle competenze, ma occorre piuttosto individuare la forma per una direzione politica che assuma integralmente la guida delle politiche giovanili».
Le organizzazioni indicano dunque un piano di intervento articolato, che muove dall’esperienza e la competenza del «quotidiano impegno accanto ai bambini, agli adolescenti e ai giovani». Parlano di una politica della famiglia «capace di interventi strutturali», per «favorire fattivamente la nascita di nuove famiglie, il sostegno e l’educazione dei figli». E propongono una «formazione permanente per i genitori», con l’istituzione di «Centri sperimentali dislocati su tutto il territorio nazionale per la formazione alla genitorialità». Ma chiedono per questo anche un aiuto ai mass media – «attenzione alla trasmissione dei modelli» – e alla tv pubblica «al fine di dare spazi adeguati a programmi culturali e di contenuto educativo ed alle iniziative di impegno sociale della popolazione giovanile».
I firmatari della lettera vogliono una scuola capace di affrontare la sfida rappresentata dai “ragazzi difficili”; mediatori culturali per aiutare i docenti non solo ad accogliere ma anche istruire i giovani provenienti da altri Paesi; contrasto alla dispersione scolastica attraverso «l’allargamento, in tutte le regioni, dell’offerta formativa per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione anche nelle strutture formative accreditate». Chiedono un impegno alla formazione ai valori civili attraverso il sostegno concreto del volontariato, del servizio civile, delle iniziative di educazione alla pace, alla legalità, al rispetto dell’ambiente. Domandano «spazi per i giovani» e buone occasioni per il tempo libero: sostegno alle associazioni, i centri giovani e gli oratori che si occupano dell’educazione degli adolescenti; facilitazioni per la pratica sportiva, tessere per l’ingresso a musei, monumenti, rassegne musicali e teatrali.
Sul piano del disagio e della devianza minorile, le organizzazioni del Laboratorio Educativo puntano innanzitutto sulla prevenzione, attraverso un sistema di mediazione sociale oggi reso poco efficace da una scarsa collaborazione interistituzionale. Andrebbe incentivata su tutto il territorio la nascita di «progetti diurni e residenziali per adolescenti che commettono reati». Quanto alle dipendenze, viene chiesta la «sperimentazione di progetti e servizi diversi rispetto alle tradizionali Comunità e ai Sert»; la produzione di norme ispirate al principio che “Drogarsi non è un diritto”, fondate sulla «centralità della dimensione educativa e non su quella sanzionatoria» e che garantiscano «il recupero e la risocializzazione».
Infine la lettera, qui allegata, si conclude con una richiesta ai leader di una politica capace di accoglienza e inclusione sociale, che stimoli la partecipazione attiva dei cittadini, che valorizzi gli organismi di rappresentanza dei giovani, e che mostri il giusto «rispetto per la Costituzione del nostro Paese».
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