Famiglia
Elezioni. La guerra di Verona spacca il Polo
Il presidente regionale Galan espelle da Fi il sindaco Sironi e la sua lista. L'Ulivo potrebbe farcela. Timori per un comizio di Le Pen in città, "invitato" da Forza Nuova
Galan butta fuori la sua eterna rivale. Il ‘serenissimo’ governatore del Veneto alla fine è riuscito a togliersi la spina dal fianco, il sindaco uscente di Verona, Michela Sironi, che è stata ufficialmente espulsa da Forza Italia. E’ stato lo stesso presidente della Regione ad annunciarlo, oggi, gettando acqua sul fuoco delle polemiche che vedono i due amministratori azzurri l’un contro l’altro armati per la scelta del candidato sindaco a Verona. “A Verona non c’é nessuna spaccatura in Forza Italia e nella Casa delle Libertà – ha detto Galan -c’é solo un piccolo gruppo di persone che sono fuoriuscite per cercare di sfruttare la notorietà conquistata in questi anni da Forza Italia e dagli altri componenti della Cdl al fine di ottenere vantaggi di natura meramente personale”.
E’ una guerra di vecchia data quella che contrappone la Sironi e Galan, e risale al periodo in cui entrambi lavoravano alla nascita di Forza Italia, l’una tenendo corsi di politica ai candidati azzurri mentre l’altro era dirigente della Fininvest. Erano i tempi in cui entrambi sgomitavano per ottenere un posto di rilievo nella dirigenza del partito del Cavaliere. L’occasione per la resa de conti è stata la scelta del nuovo candidato sindaco della città scaligera: Galan ha imposto un suo uomo, Pierluigi Bolla, imprenditore vinicolo, suo amico; la Sironi invece spingeva per la candidatura di Aventino Frau, parlamentare azzurro ex dc. Messa in minoranza e ora anche espulsa dal partito l’ex sindaco non si dà per vinta e sosterrà il suo candidato con la lista creata af hoc Difendi Verona, che correrà contro la Cdl. La Sironi non è stata l’unica gatta da pelare a Verona, per il Polo: anche Alleanza Nazionale aveva provato a fare la voce grossa per ottenere almeno un sindaco in una grande città del Nord, dove gli uomini di Fini sono praticamente assenti. Ma Forza Italia non ha voluto sentire ragioni, forte di un sicuro 30 per cento di voti contro il misero 10 per cento per An. La Lega invece si era fatta da parte da sola e anzi dopo quattro anni di opposizione ha accettato di sostenere Bolla, pur di stare al governo della città.
A trarre profitto da queste beghe interne al centrodestra potrebbe essere a questo punto il candidato dell’Ulivo, Paolo Zanotto, avvocato, esponente della società civile e molto apprezzato in città, industriali compresi, che capeggia una lista civica sponsorizzata dall’Ulivo. Non è escluso, infatti, che Zanotto arrivi almeno al ballottaggio. Tutto dipenderà da quanto la Sironi vorrà essere vendicativa: le trattative tra Ds e sindaco non sono un mistero tanto che alla Sironi è scappato persino un: “Zanotto? Mi sembra una brava persona e ha un’immagine moderata”.
Sul voto veronese, come se non bastasse, incombe anche l’ombra di Forza Nuova, che da queste parti può vantare un rotondo 2 per cento di consensi, e che ha invitato per il comizio conclusivo di venerdì nientepopodimenoche Jean Marie Le Pen, lo sfidante di Chirac alle ultime presidenziali e leader del Fronte Nazionale francese. Rifondazione, Verdi e no no global non staranno a guardare.
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