Politica
Elezioni europee, chi ha vinto e chi ha perso
Il trionfo di una Lega ormai nazionale, il dimezzamento del Cavaliere, un Pd in cerca di identità, il disastro a 5 Stelle e il risultato storico di Fratelli d'Italia. Consensi volatili come dimostrano le ultime 3 tornate elettorali: 2014 il Pd di Renzi, 2018 il M5S di Di Maio, 2019 la Lega di Salvini
di Redazione
Partecipazione
Il dato generale dell’affluenza è risultato in diminuzione rispetto a quello del 2014 (58,7%), attestandosi al 56,3%. Si tratta del risultato più basso della storia repubblicana per una consultazione europea. La media europea, rispetto al 2014, è invece aumentata di quasi otto punti percentuali (dal 43,1% al 50,9%), con picchi di oltre ventidue punti in Polonia (dal 22,7% al 45,6%), diciotto in Romania (dal 32,2% al 51,1%) e in Spagna (dal 45,9% al 64,3%), quattordici in Ungheria (dal 28,9% al 43,4%). Tra i 28 stati membri dell’Unione, ben venti hanno evidenziato risultati in aumento rispetto a cinque anni fa.
La graduatoria della partecipazione vede ai primi posti le regioni del Centro-Nord, su tutte la Lombardia (64,7%) e il Piemonte (64,7%), e della ormai ex Zona Rossa, con l’Umbria (68,3%) davanti all’Emilia-Romagna (67,3%), alla Toscana (65,8%) e, in ultimo, alle Marche (62,8%). Questa speciale classifica viene chiusa da Sicilia (37,2%) e Sardegna (36,5%).
Questa, in sintesi, l'analisi dell'Istituto Cattaneo sul voto
Una Lega nazionale
Il partito di Salvini è passato, nel giro di cinque anni, da 1.686.556 voti agli attuali 9.655.298, aumentando i propri consensi di quasi otto milioni di voti rispetto al 2014, con un incremento di 27,9 punti percentuali. La crescita per la Lega, è evidente anche rispetto al voto del 2018, quando ottenne 5.584.927 voti. In questo caso, l’incremento corrisponde a oltre 15 punti percentuali. Se prendiamo in considerazione la disaggregazione dei risultati sulla base delle cinque circoscrizioni elettorali adottate nelle elezioni europee, il dato che emerge è la maggiore crescita della Lega nelle zone del Centro-nord. Rispetto al dato del 2014, nelle circoscrizioni del Nord il partito di Salvini aumenta di 30 punti percentuali(fino a raggiungere anche livelli eccezionali in Veneto, dove oggi 1 elettore su 2 vota Lega), e lo stesso risultato si osserva nelle regioni del Centro (Lazio, Marche, Umbria e Toscana). L’incremento è meno marcato al Sud e nelle Isole, ma anche in questo caso la crescita della Lega supera i 20 punti in relazione ai risultati di cinque anni fa. Continuano dunque la discesa e l’allargamento della “nuova” Lega nazionale lungo il territorio italiano, ottenendo risultato superiori al 20% anche nelle circoscrizioni a sud di Roma. L’unica regione in cui la Lega non supera la soglia del 20% è la Campania, attestandosi al 19,2%. In ogni caso, il risultato delle elezioni europee rende il partito di Salvini non solo il primo partito, per consensi, nel contesto italiano, ma anche la forza politica con la distribuzione dei voti più omogenea su tutta la nazione.
La frana del Movimento 5 Stelle
Il principale sconfitto di questa tornata elettorale è, senza dubbio, il Movimento 5 stelle, che ha subito un traumatico ridimensionamento. Il partito di Di Maio, infatti, ha perso consensi rispetto sia alle elezioni europee del 2014 che alle politiche del 2018. In relazione alle precedenti europee, il Movimento ha perso poco meno di 1 milione di elettori, scendendo dai 5,8 milioni ottenuti nel 2014 ai 4,8 milioni del 2019, corrispondenti al 17,1% di voti (-4,1 p.p.). Peraltro, quest’ultimo risultato segna il punto più basso raggiunto dal M5s in una competizione di rango nazionale, in cui non era mai scesa al di sotto del 20%. È tuttavia il confronto con le elezioni politiche dell’anno scorso a rendere ancora più evidente la portata negativa di questo risultato: in un solo anno, il partito perde più della metà del suo elettorato, passa da 10,2 a 4,8 milioni (-5,4 milioni, ovvero -15,3 p.p.). A livello di geografia elettorale, emergono inoltre indicazioni diversificate. Rispetto alle precedenti elezioni politiche, la diminuzione dei consensi risulta piuttosto omogenea nelle varie circoscrizioni (si va da -12,2 p.p. nel Nord-ovest a -17,2 nelle Isole), il confronto con le precedenti europee ci restituisce un andamento disomogeneo. In questo caso i saldi più negativi per il Movimento si registrano soprattutto al Nord, e in misura inferiore al Centro. Rispetto alle precedenti europee, il partito di Di Maio perde voti in tutte e tre le circoscrizioni del Centro-nord: ottienel’11,1% dei voti al Nord-ovest, il 10,3% al Nord-est e il 16,4% al Centro,riducendoi suoi consensi, in media, di 8 punti percentuali. Isaldi di voto per il M5s risultano invece positivi nelle regioni meridionali(+5,1al Sude +2,5nelle Isole), confermando,e in parteaccentuando,quel processodi meridionalizzazione iniziato alcuni anni fa.
Il Pd in cerca di identità
Il bilancio del Partito democratico all’indomani di questa tornata elettorale si presenta decisamente in chiaroscuro e il confronto tra diversi tipi di elezione ci consegna inevitabilmente un’immagine più o meno positiva. Se la comparazione viene fatta con il voto di cinque anni fa, quando Renzi ottenne il suo miglior successo elettorale sia in termini assoluti che percentuali (40,8%), è chiaro che il bilancio elettorale per il partito oggi guidato da Zingaretti è decisamente negativo. Il Pd ha visto, infatti, dimezzare i suoi consensi e perdere oltre 4 milioni e 700mila voti, equivalenti a una contrazione di 18 punti percentuali. Inoltre, questo calo è avvenuto in maniera relativamenteomogenea sull’intero territorio nazionale, con una riduzione dei voti in tutte le regioni. Però, osservando il risultato del Pd da un’altra prospettiva, ossia confrontandolo con le politiche di anno fa, emergono alcuni segnali positivi. Nello specifico, con le sole eccezioni della Valle d’Aosta e dell’Umbria, il partito di Zingaretti ha incrementato i suoi consensiin tutte le regioni italiane, con un aumento che, in media, supera i 4 punti percentuali. È significativo, inoltre, che la crescita più consistente per il Pd si osservi al Sud – guadagnando quasi 25 mila voti (+4,4 punti) – e nelle Isole dove, nonostante la generale contrazione dei voti in termini assoluti, è avanzato di 6,4 punti percentuali.Il Pd si trova così nel mezzo del suo percorso di ripresa elettorale e riorganizzazione partitica. Tra lo storico trionfo renziano di cinque anni fa e l’altrettanto storico tonfo del 2018, il risultato di questa tornata elettorale presenta alcuni elementi positivi, tra cui il sorpasso nei confronti del M5s e il mantenimento di un consenso superiore al 23-24% nelle regioni del Centro nord.
Il Cavaliere dimezzato
Oltre al M5s, l’altrosconfitto di questa tornata di consultazioni elettorali è stato il partito di Berlusconi, Forza Italia. A differenza del Partito democratico, che presentava un bilancio in chiaroscuro, il risultato per Forza Italia non lascia spazio a interpretazioni positive. Il partito di Berlusconi ha quasi dimezzato i suoi consensi rispetto al 2014 che al 2018. Cinque anni fa aveva ottenuto 4 milioni e 600 mila voti e oggi si è fermato al di sotto dei2 milioni e mezzo, con una riduzione di 8 punti percentuali. Dall’analisi a livello territoriale, sembra poi che il calo del consenso sia abbastanza generalizzato. Rispetto alle precedenti europee, il calo nelle varie circoscrizioni non si differenzia molto: si va dal -5,3% registrato nelle Isole fino al -9,9% ottenuto al Sud. Si tratta di una tendenza similare a quella che emerge dal confronto con le politiche del 2018: in questo caso, si va dal -4,4 del Nord-est al -6,0 del Sud.
Risultato storico per Fratelli d'Italia
Fratelli d’Italia ha guadagnato molti consensi, raggiungendo 1,9 milioni di voti (6,7%). Si tratta del risultato migliore mai raggiunto in un’elezione nazionale dal partito guidato da Giorgia Meloni; la sua crescita appare netta, sia rispetto alle elezioni europee del 2014 che alle politiche di un anno fa. Rspetto alle precedenti europee, gli elettori sono quasi raddoppiati: da 1.004.037 del 2014 si passa a 1.897.463nel 2019 (la percentuale cresce dal 3,7 al 6,7). Il dato per regione ci mostra poi che questa crescita si è verificata in tutto il territorio nazionale, ma risulta più accentuata nelle Isole (da 3,3% a 7,3%) e al Sud (da 4,2% a 7,6%). Questo risultato storico per Fratelli d’Italia acquista ancora più valore se confrontato con la prestazione avuta dal partito nelle politiche dell’anno scorso. Anche in questo caso, si registrano nel complesso degli incrementi significativi: rispetto alle politiche 2018, +400mila voti e +2,3 p.p.
Volatilità dei consensi
Il primo partito è cambiato in tutte e tre le ultime tornate elettorali: 2014 (Pd), 2018 (M5s) e Lega (2019). Un dato che dimostra ancora una volta l’estrema volatilità dell’elettorato italiano e la disponibilità a cambiare il proprio comportamento di voto da un’elezione all’altra e da un leader all’altro. Isegnali di maggiore turbolenza e incertezza elettorali arrivano in particolar modo dalle regioni del Sud, e non soltanto per l’aumentato divario nell’astensionismo, ma soprattutto per la loro estremamobilità nelle scelte di voto.
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