Europee 2024

Elezioni europee: attenzione agli abbagli

Non ha vinto l'asse contrario al sostegno all'Ucraina, non è detto che Verdi e Sinistra rimangano alleati anche dopo le elezioni. La follia strategica della divisione fra Stati Uniti d'Europa e Azione e il "mercato delle vacche" che vedrà coinvolti i Cinquestelle. Breve vademecum per leggere i risultati a urne ancora calde

di Paolo Bergamaschi

Commentare a caldo le elezioni europee non è affatto facile vista la complessità dei dati da elaborare, il puzzle da comporre a livello continentale e la precarietà o, meglio, la fluidità dei gruppi politici destinati a prendere forma nel corso delle prossime tre settimane quando verrà depositata presso i servizi la composizione finale di ciascuno di questi. Chi si è azzardato a farlo dovrebbe avere l’onestà professionale di andarsi a rileggere a bocce ferme le affermazioni della prima ora per rendersi conto di quanto queste possano essere avventate o fuorvianti.

Quello di domenica è stato solo il primo tempo; il secondo comincia a metà settimana quando iniziano le trattative con i numerosi eletti che non hanno ancora una chiara collocazione politica. Sono una cinquantina i “cani sciolti” cui vanno aggiunti i 45 che nella legislatura uscente facevano parte dei “Non Iscritti”. In inglese questa fase si chiama “horse trading” ovvero “commercio dei cavalli” che si accasano in base alle condizioni più convenienti offerte dai vari gruppi durante i negoziati. Quello dei “Non Iscritti” è un girone infernale perché nei fatti chi ne fa parte è un parlamentare dimezzato visto che non gode dei diritti procedurali (per esempio il tempo di parola e la facoltà di presentare emendamenti e risoluzioni) e delle dotazioni logistiche e finanziarie che spettano, invece, agli eurodeputati che hanno una casa politica. Ne sanno qualcosa, in questo senso, gli eletti Cinquestelle condannati ad un ruolo di secondo piano nella legislatura uscente.


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Proprio dai Cinquestelle, però, anche se hanno indiscutibilmente perso consensi, potrebbe emergere la prima novità del nuovo parlamento europeo. Insistenti voci di corridoio parlano da giorni di abboccamenti fra il partito di Giuseppe Conte e quello di Sahra Wagenknecht (Bsw, nato da una scissione da Die Linke) che in Germania, a sorpresa, ha ottenuto sei eletti. In base al regolamento parlamentare per costituire un gruppo politico occorrono un minimo di 23 eurodeputati provenienti da almeno sette Paesi Membri. Cominceranno febbrili consultazioni a 360 gradi per raggiungere un obiettivo difficile ma non impossibile. Se il tentativo non andasse in porto i Cinquestelle proveranno a bussare ancora alla porta dei Verdi o della Sinistra Unita, usciti entrambi malconci dalla consultazione elettorale.

I Verdi, tuttavia, potrebbero aggiungersi come quarta forza alla coalizione di maggioranza formata da popolari, socialisti e liberali  che ha retto fino ad oggi le istituzioni europee e che non sembra avere subito grossi contraccolpi. Si sono registrate aperture nei giorni scorsi ma non è detto che si concretizzino. Il proseguimento e la finalizzazione del Patto Verde Europeo (European Green Deal) che governa la transizione ecologica dell’Ue dipende anche e soprattutto da questo passaggio.

Per quanto riguarda l’Italia ci sono un paio di paradossi elettorali da sottolineare. Il primo riguarda le liste di Azione e quella di Stati Uniti d’Europa che pur appartenendo alla stessa famiglia politica europea (Renew-Liberali) si sono presentate divise fallendo il quorum. Il secondo concerne la lista “Alleanza Verdi Sinistra” che comprende invece due componenti che, nonostante appartengano a due famiglie politiche europee distinte, si sono messe assieme riuscendo a eleggere sei eurodeputati che, verosimilmente, a Bruxelles si separeranno tornando nelle rispettive case in base all’orientamento di chi sarà eletto.

Molto probabilmente anche sull’altro tema dominante che ha occupato l’eurocamera negli ultimi due anni, la guerra in Ucraina, non dovrebbero esserci cambiamenti di linea sostanziali. Chi in Italia si è rallegrato per la sconfitta dell'”asse di guerra” fra Scholz e Macron forse non si è accorto che a vincere in Germania è stata la Cdu che ha sempre aspramente criticato il cancelliere per i suoi tentennamenti al sostegno a Kiev e in Francia a emergere sono stati i Socialisti di Raphael Glucksman considerato un acerrimo anti-Putin. A proposito di Francia, infine, qui il prossimo 30 giugno si svolgeranno i tempi supplementari delle elezioni europee che impatteranno anche sul possibile ruolo di Giorgia Meloni in Europa. Un governo del Rassemblement National di Marine Le Pen a Parigi potrebbe cambiare con quello di Roma gli equilibri del Consiglio europeo, di fatto la seconda camera. Dovessero, al contrario, vincere le forze centriste e di sinistra il ruolo della Meloni rimarrebbe marginale. Sempre meglio, comunque, esprimere valutazioni quando tutte le tessere del mosaico solo al loro posto.     

Foto: Pexels

                 

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