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Elettrosmog: Legambiente contro Radio Vaticana

L'associazione si è costituita oggi parte civile al processo che si è aperto a Roma contro l'emittente radiofonica

di Benedetta Verrini

Questa mattina si è aperto a Roma il processo sulla vicenda di Radio Vaticana, che nei mesi scorsi ha tenuto banco per il problema dell’inquinamento elettromagnetico che si diffondeva nei quartieri circostanti. La vicenda si è legata a doppio filo con l’approvazione della legge quadro sull’elettrosmog e sullo scontro istituzionale che, nel governo Amato, ha visto protagonisti il ministro dell’Ambiente, Bordon, e il ministro della Sanità, Veronesi (la legge quadro manca tuttora dei necessari decreti attuativi). Oggi, all’apertura del processo, Legambiente si è costituita parte civile.

“La legge è uguale per tutti e non esistono cittadini di serie A e di serie B, a maggior ragione se si parla di tutela sanitaria: gli abitanti di Cesano e delle aree vicino al centro di trasmissione di Radio Vaticana hanno diritto, come tutti nel nostro paese, ad avere nelle proprie abitazioni campi elettromagnetici che non superino i limiti dettati dalla legge, anche se questi sono generati da impianti siti in uno Stato non italiano.”
Così Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, ha annunciato la costituzione di parte civile dell’associazione ambientalista nel processo a Radio Vaticana. A portare sul banco degli imputati la famosa emittente radiofonica sono stati i superamenti dei limiti di esposizione alle onde elettromagnetiche (dettati dal Decreto Ministeriale n.381 del 1998), registrati in alcune abitazioni limitrofe al centro di trasmissione.

“E’ vero che i limiti della legge italiana sono tra i più restrittivi in Europa – continua Ferrante – ma non è di questo che oggi si deve discutere: la legge è in vigore dal 1 gennaio 1999 e va rispettata da quel momento su tutto il territorio nazionale. Quei valori sono ormai accettati dagli stessi gestori degli impianti e con le attuali tecnologie, a maggior ragione perché, a detta degli stessi, non è un problema rispettarli: anche Radio Vaticana doveva e deve adeguarvisi. L’extraterritorialità non c’entra visto che gli effetti si ripercuotono sui nostri territori, pur essendo gli impianti localizzati su quello vaticano.”

Gli impianti di Radio Vaticana sono un caso unico per la tipologia e le frequenze a cui trasmettono, ma non è stato possibile ad oggi neppure agli enti competenti conoscerne le caratteristiche, per poter fare una valutazione della reale esposizione della popolazione.
“L’area di Cesano richiede da parte di tutti i soggetti presenti sul territorio una particolare attenzione – precisa Maurizio Gubbiotti, Presidente di Legambiente Lazio ? L’indagine epidemiologica svolta dall’Agenzia di Sanità Pubblica della regione Lazio sulla salute della popolazione residente nell’area di Cesano ha messo in evidenza un eccesso altamente significativo di leucemie infantili entro i 6 chilometri dalla stazione di Radio Vaticana con un raddoppio del rischio nel raggio dei 2 chilometri. I dati parlano chiaro e la gravità è tale che richiede interventi urgenti e non si può tergiversare ulteriormente”.

Legambiente ritiene indispensabile che siano rese note le caratteristiche di trasmissione e messe a disposizione degli organi competenti italiani – si legge in un comunicato dell’associazione ambientalista – per poter conoscere la reale situazione ambientale dell’area ed approfondire le indagini epidemiologiche. Il fine è quello di individuare le responsabilità e mettere in campo idonee misure di sanità pubblica e di risanamento dell’intera area.
Il caso di Radio Vaticana non è l’unico in Italia, e la legge deve essere fatta rispettare su tutto il territorio e individuati i responsabili della mancanza di legalità con la speranza che il processo aperto questa mattina sia un segnale forte in questa direzione.

Nel frattempo, è già al lavoro l’ennesima commissione incaricata di studiare gli effetti dell’elettrosmog, tappa essenziale per arrivare ai decreti con i limiti alle emissioni. Il Verdi in Parlamento hanno denunciato i ritardi nell’applicazione della legge quadro, approvata ormai dieci mesi fa.

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