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Elettrosmog, inizia la lotta alle emissioni
Dopo il via libera alla Legge quadro, arrivano i decreti attuativi che fissano i limiti massimi di esposizione
La lotta all?elettrosmog continua, sul piano legislativo, con l?arrivo dei decreti attuativi alla Legge quadro 36/2001, che fissano i limiti delle esposizioni ai campi elettromagnetici per la popolazione. La bozza del primo provvedimento del governo (dedicato ai limiti per gli elettrodotti) ha ricevuto il via libera, la scorsa settimana, dal Comitato dei ministri. Ora si attende che anche i due successivi (relativi ad altre frequenze e alle esposizioni sui luoghi di lavoro) vengano approvati ed emanati entro maggio. Il sottosegretario all?Ambiente Valerio Calzolaio, e il portavoce del Coordinamento per la lotta all?elettrosmog (Alce), Vittorio Fagioli, commentano gli obiettivi del grande piano di risanamento previsto dalla legge quadro.
Mentre i tribunali cominciano a emanare sentenze in applicazione della legge 36/2001 (è della settimana scorsa la decisione del tribunale di Catania che ha disposto la rimozione di una cabina Enel troppo vicina a un?abitazione privata) e i comitati cittadini anti-elettrosmog si mobilitano contro le antenne troppo vicine alle scuole e a luoghi frequentati da bambini, arrivano i primi provvedimenti che fissano limiti alle frequenze considerate pericolose.
«Per questi decreti attuativi la legge quadro sull?elettrosmog fissa il termine perentorio del 22 maggio», spiega Valerio Calzolaio. «Si tratta di diversi provvedimenti perché il panorama da disciplinare è vasto e abbiamo ritenuto opportuno dare la precedenza a quello relativo agli elettrodotti».
La bozza stabilisce il limite massimo di esposizione in 100 microtesla per gli elettrodotti che generano campi con frequenza di 50 Hz. Vengono poi fissati dei ?valori di attenzione? che non possono mai essere superati negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate, pari a 5 microtesla. «A questo è stato aggiunto un obiettivo di qualità, che riguarda i progetti di nuove installazioni elettriche, pari a 2 microtesla», dice Vittorio Fagioli, che ribadisce la priorità della tutela dei bambini, visto che i risultati scientifici rivelano un effetto di causalità tra l?elettrosmog e le leucemie infantili.
Per gli elettrodotti esistenti ora si pone l?obbligo dei piani di risanamento, da realizzare entro dieci anni: «Sono coinvolte aziende come Enel, Ferrovie dello Stato e altre società», commenta Calzolaio. «Sarà necessario un investimento per disporre l?interramento dei cavi o la loro sostituzione: i nostri gruppi di lavoro hanno già effettuato una stima di interventi, pari a 1500-2000 miliardi all?anno, sostenibile senza aumenti punitivi delle tariffe». Quando il governo avrà fissato tutti i parametri, le Regioni dovranno vigilare sull?attuazione degli interventi e localizzare i siti più adeguati per il trasferimento delle antenne. Moltissimi comitati spontanei, a livello locale, stanno già portando avanti le prime battaglie.
«La società civile è stata profondamente coinvolta nell?elaborazione di questa legge e nei tavoli di discussione per la fissazione dei limiti» dice Fagioli. «Ora la nostra preoccupazione è che sia garantita una continuità dell?impegno, sul fronte inquinamento elettromagnetico, anche dal prossimo governo».
Nel frattempo è diventato operativo un altro tassello della battaglia contro l?elettrosmog: il decreto sul risanamento degli impianti radiotelevisivi. Si tratta di un provvedimento che prevede sanzioni fino a 300 milioni per i titolari di impianti di radiodiffusione che non aderiscono alla riduzione delle emissioni dei ripetitori entro i limiti di legge (si fa riferimento ai limiti stabiliti nel DM 381/1998, che resterà operativo fino a quando non entreranno in vigore i nuovi decreti attualmente in fase di approvazione). Il 7 aprile il ministro dell?Ambiente Willer Bordon incontra le rappresentanze delle organizzazioni, per il primo incontro nazionale sui problemi dell?elettromagnetismo. Per chiarire i dubbi e raccogliere le segnalazioni, è stato attivato il numero verde 800.630650 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 15.30).
Info:www.minambiente.it
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